Palazzo Ducale, Urbino

immagine per Palazzo Ducale, Urbino

Con Italia a Palazzo continuiamo il viaggio nella storia e nella cultura alla scoperta delle architetture italiane e di ciò che esse contengono, realizzate dai più importanti artisti al mondo, tornando a domandarci:

Sono i secoli che rendono preziosa una dimora storica?

Ciò che esse serbano e ci mostrano oggi ci raccontano il loro vissuto, le famiglie nobiliari ad esse legate, le loro trasformazioni, la storia delle loro collezioni d’arte.

Il nostro tour ci porta nelle Marche, al bellissimo Palazzo Ducale di Urbino, descritto da Baldassarre Castiglione come una “città in forma di palazzo”, nel Libro del Cortegiano (1528). L’intero centro storico della città, sito UNESCO dal 1998, è un gioiello adagiato sui promontori marchigiani.

(foto 1)

Foto 1: Esterno di palazzo Ducale Credit: Roberto Civetta

Il Palazzo, oggi sede della Galleria Nazionale delle Marche, si deve alla volontà di Federico da Montefeltro di trasformare la residenza di famiglia nel simbolo dell’unione di cultura, abilità nelle armi e abilità politiche, così da onorare la sua casata. Per farlo, si servì di eccellenti decoratori fiorentini e lombardi e dell’aiuto di geniali architetti, come Piero della Francesca e Leon Battista Alberti, che lasciarono una loro traccia visibile anche nel resto del tessuto della città.

Succeduto nel 1444 al fratello Oddantonio, ucciso durante una rivolta, Federico fu signore da subito amatissimo, sia dai suoi sudditi che dalle altre corti, per la sua abilità politica e per l’opera di mecenatismo con cui rese Urbino uno dei più importanti centri del Rinascimento italiano. Nel 1454 diede il via ai lavori sull’antico Palazzo dei Priori – dove si era sistemato suo nonno Antonio e che suo padre, Guidantonio, aveva poi ampliato con una struttura a due piani, nota come “Palazzetto della Jole” – creando la lunga facciata orientale e inglobando nel complesso anche alcune costruzioni medievali adiacenti.

Appena entrati nell’edificio, oltre l’androne di ingresso con volta a botte, ci si spalanca davanti il Cortile d’onore, suggestivo per i giochi cromatici creati dall’accostamento di pietra bianca e mattone, ideato dall’architetto dalmata Luciano Laurana e poi terminato sotto la supervisione di Francesco di Giorgio Martini, ma che, nonostante i due diversi interventi, mostra una incredibile armonia e coerenza stilistica. (foto 2, 3)

Al piano terra si trovano ambienti funzionali per il quotidiano e altri, come quelli che costituiscono i cosiddetti “Banchetti”, ossia stanze originariamente occupate da Ottaviano Ubaldini, consigliere di Federico, e poi dalla duchessa Vittoria Farnese, e da cui si ha accesso al Giardino Pensile e alla serra.

Si trova a questo piano anche la meravigliosa e suggestiva Biblioteca dei manoscritti miniati del duca, per cui Federico si impegnò molto, anche economicamente: riuscì a raccogliere 900 codici, tra latini, greci, volgari, ebraici ed arabi.

I suoi successori, già consapevoli del prestigio di quella ricca collezione, continuarono ad ampliarla, portandola a contare addirittura 1760 volumi. Nel 1657, infine, l’intera biblioteca fu acquistata da Alessandro VII e oggi costituisce il Fondo Urbinate della Biblioteca Apostolica Vaticana.

Al pian terreno del Palazzo si trova anche un Museo Lapidario, realizzato grazie ai reperti archeologici raccolti dal cardinale Francesco Stoppani nel 1756. (foto 4, 5)

Il piano nobile è il fulcro del palazzo ed è diviso in cinque appartamenti che, con il Salone del Trono, contano circa trenta ambienti. Qui si trova l’Appartamento della Jole, così chiamato per via del camino della prima sala – ornato dalle figure di Ercole e Jole, appunto – e prima residenza di Federico. Le sette sale che lo compongono furono le prime ad essere ristrutturate, alla metà del XV secolo, sotto la direzione di Fra Carnevale, e poi decorate da Michele di Giovanni da Fiesole e dalla sua bottega.

Si hanno poi l’Appartamento dei Melaranci – così chiamato per le piante ornamentali collocate sotto i Della Rovere nelle logge vicine – e l’Appartamento degli Ospiti, destinati ad accogliere personaggi importanti in visita a Federico. La costruzione dell’Appartamento del Duca – o Realissimo – vide la supervisione dell’architetto dalmata Luciano Laurana ed è fatto di pochi ambienti, ma decoratissimi, volti a celebrare il duca.

Fra questi possiamo ricordare la sala degli Angeli e il celebre Studiolo intarsiato di Federico. Conclude il piano nobile l’Appartamento della Duchessa, nella parte settentrionale e più antica del complesso, ristrutturata da Giorgio Martini, dove si trova la Sala delle Veglie, ossia una sala di rappresentanza, così chiamata da Baldassar Castiglione. (foto 6, 7, 8)

Con la morte di Federico, nel 1482, il potere passò al figlio Guidobaldo e alla moglie Elisabetta Gonzaga: gli ultimi dei Montefeltro. Seguirono loro, per linea femminile, i Della Rovere, a cui si deve la Sala del re d’Inghilterra, il cui soffitto dorato, di Federico Brandani, raffigura tutti gli emblemi e le imprese della casa dei Montefeltro e del duca, e la ristrutturazione del secondo piano, alla metà del Cinquecento. Fu Guidobaldo II, a metà del XVI sec., a volere la sopraelevazione delle terrazze merlate quattrocentesche, commissionata a Bartolomeo Genga e Filippo Terzi, e negli anni Sessanta fu ammodernato l’appartamento cosiddetto “roveresco”, fatto di ambienti simili all’Appartamento degli Ospiti del piano nobile e con porte sormontate da grandi decorazioni in stucco, con gli emblemi della famiglia.

Nella Galleria che affaccia sul Cortile del Pasquino, infine, è da segnalare il dipinto di una delle più antiche vedute di Urbino, oltre che, nella muratura, ancora visibili parti delle canne fumarie che un tempo svettavano sul tetto e che poi sono state inglobate nell’edificio, durante la fase di ristrutturazione.

Lo storico dell’arte il dott. Luigi Gallo, Direttore della Galleria Nazionale delle Marche e della Direzione Regionale Musei Marche – MiBACT  (*), che abbiamo incontrato nella Galleria, ci racconta e mostra anche i sotterranei di Palazzo Ducale, che offrono un perfetto spaccato di quella che doveva essere la vita quotidiana che si svolgeva dietro le quinte di quella di corte.

Gli studi hanno permesso di individuare i locali della lavanderia, la stalla, il bagno e le cucine, ed è affascinante avere l’occasione di osservare alcuni impianti del tempo fra i più eccellenti esempi di ingegneria idraulica, come quelli realizzati da Francesco di Giorgio Martini.

Nel 1631, alla morte di Francesco Maria II della Rovere, il ducato diverrà parte dei domini della Chiesa. L’ultima della dinastia, Vittoria della Rovere, fu data in sposa a Ferdinando de’Medici e portò con sé tutto il “Guardaroba” ducale. Il Palazzo iniziò un lento processo di declino e, ancora oggi, le sue collezioni sono conservate per lo più alla Galleria degli Uffizi, a Firenze, con l’eccezione degli Uomini illustri dello studiolo, parte della collezione Barberini. Nel 1912, poi, finalmente l’edificio venne riqualificato e scelto, con il Reale Decreto del 7 marzo, come sede della Galleria Nazionale delle Marche, divenendo autonomo rispetto all’Istituto di belle arti.

Palazzo Ducale offre oggi al pubblico un vastissimo patrimonio di opere d’arte legate al Rinascimento italiano, fra dipinti, sculture, ceramiche, disegni, monete e arredi.

Fra questi vale la pena di ricordare la Flagellazione e la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, il Ritratto di Gentildonna e la Santa Caterina d’Alessandria di Raffaello, oltre che due tele di Tiziano che costituivano lo stendardo processionale della Confraternita del Corpus Domini di Urbino e alcune strepitose opere di Federico Fiori detto il Barrocci. (foto 9, 10, 11)

Il giorno della mia visita era in corso la mostra Sul filo di Raffaello. Impresa e fortuna nell’arte dell’arazzo, a cura di Anna Cerboni Baiardi e Nello Forti Grazzini, che ha voluto indagare l’importanza dell’apporto tecnico fornito dal pittore a questo settore, per cui realizzò vari cartoni. Nel Salone del Trono, che vide Raffaello bambino, saranno quindi esposte dodici pezze – undici provenienti dal Mobilier National di Parigi, alcuni restaurati grazie anche al contributo della Galleria Nazionale delle Marche – raffiguranti per lo più le pitture delle Stanze Vaticane, così da testimoniare con quanta energia la sua arte sia riuscita a raggiungere davvero i contesti più disparati, nobilitandoli. (foto 12, 13)

Marche, un sospiro di sollievo…

Palazzo Ducale si mostra quindi come un gioiello capace di riassumere e rappresentare la forza e la storia artistica della sua città e del suo territorio, proprio come avevano desiderato fare Federico da Montefeltro e i suoi successori.

Dopo tutti questi secoli, si può dire con certezza che camminando attraverso le sue sale si riesca ancora a respirare in pieno il Rinascimento che lo ha visto nascere.

E so già che in futuro, ci riserverà delle splendide sorprese… tra le quali l’ampliamento del percorso espositivo, il riallestimento di alcune sale, lo studio di una nuova illuminazione e progetti di divulgazione, attuati mediante strumenti di supporto per i visitatori.

Sarà un racconto museale vicino ai visitatori, coinvolgendo il pubblico della Galleria Nazionale delle Marche creando un rapporto di sintonia e comunicazione.

NOTE

(*) La Direzione Regionale Musei Marche – MiBACT  comprende numerosi scrigni d’arte quali: Rocche di Gradara e di Senigallia, Museo Archeologico Nazionale delle Marche, Musei Archeologici Statali di Ascoli Piceno, Arcevia, Cingoli e Urbisaglia, Antiquarium di Numana, Museo Statale Tattile Omero)

Info

  • Galleria Nazionale delle Marche – Palazzo Ducale di Urbino
  • Piazza Duca Federico, 61029 Urbino (PU)
  • E’ possibile le visitarlo dal martedì alla domenica, dalle 8:30 alle 19:15 (la biglietteria chiude alle 18:15). La prenotazione dei biglietti è effettuabile dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 13:00, telefonando al numero +39.06.39967996, oppure online sul sito https://www.coopculture.it ma non è obbligatoria.
  • Contatti Tel: 0722 2760 Fax: 0722 4427 – mail: gan-mar@beniculturali.it
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Maestro d’arte, si diploma all’Istituto d’Arte Silvio D’Amico di Roma - è qualificato Restauratore di Beni Culturali e si occupa della conservazione di opere d’arte per mostre Nazionali e Internazionali. Cura costantemente progetti, consulenze, per la manutenzione e la conservazione e restauro di Beni Culturali, in Italia e all’estero, sia per Enti Pubblici che privati e collabora con alcune Università. Nel 2012 al Campidoglio, è stato insignito dell’onorificenza, “Premio Personalità Europea dell’Anno”, dal Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo. Presenta Convegni e ha pubblicato diversi suoi lavori in volumi scientifici d’arte. Scrive e realizza video per i Social Network sui temi: arte, ambiente e umanità. Già Consulente di Governo per la Struttura di Missione degli Anniversari Nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nomina da conservatore-restauratore: del Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo, Roma; del Comitato Scientifico del MUGA - Museo Garibaldino di Mentana e del MUCAM - Museo Civico Archeologico di Mentana e dell'Agro Nomentano.

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