Letteratura Inaspettata #68. Masaniello innamorato e altri racconti. Intervista con Raffaele Messina

Piccolo nelle dimensioni, ricchissimo nel contenuto in lingua italiana e inglese, Masaniello innamorato e altri racconti (Colonnese editore) è la nuova pubblicazione di Raffaele Messina.

Docente, narratore, saggista, critico letterario, Messina con questo testo apre una finestra sulla Napoli di un tempo e su i personaggi che le appartengono, inventati oppure realmente esistiti il cui vissuto si intreccia inesorabilmente con le vicende della città partanopea, restituendo un quadro d’insieme a forti tinte.

Bellissimi, gli spaccati che l’autore ci presenta, in quei chiaroscuri dove i protagonisti trovano spazio e forma, come ci spiega lo stesso autore.

 È un trittico di racconti, tutti ambientati nella Napoli del Seicento. La battuta pronta di un giovane lazzaro per togliersi dai guai; la furbizia di un maggiordomo nell’estorcere una lauta mancia. E poi c’è il racconto eponimo, dedicato al celebre Masaniello. Sono racconti esilaranti, dallo stile fresco, veloce e vivace, in cui si risentono i sapori e le voci della Napoli vicereale, in cui s’intrecciano le vite dei lazzari e quelle dei nobili.

Una necessità, quella di raccontare  la vicenda di Masaniello che affonda le sue radici nella ricerca storica che lo stesso Messina conduce.

Masaniello è tra i personaggi più indagati dagli storici. Su di lui si sono accesi dibattiti e per tanto tempo ci sono state posizioni contrastanti non soltanto su questioni opinabili, come il giudizio sulla rivolta di cui fu protagonista o l’esatta ponderazione del ruolo che egli vi assunse, ma anche su più circoscritti dati di fatto, come il luogo di nascita e persino il nome: la rivolta del Luglio 1647 fu epopea popolare o sfogo sanguinario? Fu rivolta economica contro le ‘gabelle’ o anche riscatto patriottico dei napoletani contro la dominazione spagnola? Masaniello fu capopopolo consapevole e sagace o uomo ingenuo e sprovveduto, manovrato da altri?
Nacque ad Amalfi o a Napoli? E, infine, il nome che i genitori gl’imposero fu quello di Masaniello o quello di Thomaso Aniello, poi contratto e fuso in Masaniello dalla consuetudine nel parlato quotidiano?          

Gli studiosi oggi ci dicono che il capo della più famosa rivolta partenopea contro il malgoverno spagnolo nacque a Napoli il 29 Giugno 1620, in una modesta abitazione di vico Rotto, nei pressi di piazza Mercato, da Cicco d’Amalfi e Antonia Gargano, persone umili che gl’imposero il nome di Thomaso Aniello d’Amalfi.
D’Amalfi, quindi, è il suo cognome (non il luogo di nascita), Masaniello il vezzeggiativo con il quale fu noto nel quartiere.
Tuttavia, mentre sono state scandagliate a fondo le vicende che videro Masaniello capopopolo, molto meno sappiamo di altre fasi della sua esistenza. Poco sappiamo dell’infanzia e poco anche dell’adolescenza. Figlio di gente umile, residente in un quartiere popolare, il nostro Masaniello fu un ‘lazzaro’, cioè un ragazzo di strada destro e scaltro, capace di adattarsi a qualsiasi mestiere per tirare avanti. Ma a questo punto le certezze degli storici si diradano e devono essere affiancate della fantasia dei narratori che, pur in un quadro di compatibilità e verosimiglianza, sono i soli a potere integrare i vuoi lasciati dalla storiografia. In particolare, uno storico del secondo Ottocento, Bartolomeo Capasso, ci ha tramandato un documento che contiene l’elenco dei regali offerti da Masaniello in occasione della ‘sagliuta’, cioè del fidanzamento ufficiale con Bernardina. Ecco, Masaniello innamorato è nato così: la pedanteria quasi notarile di quell’elenco ha fatto scattare in me il desiderio d’immaginare e raccontare tutto quello che doveva esserci stato intorno, prima e dopo. Quali i primi sguardi, i primi fremiti? Come si corteggiava una ragazza del popolo in quel tempo? Dove poteva essere stato scambiato il primo bacio?

Così, dopo Nella bottega di Caravaggio, ecco una nuova  narrazione ricca e simbolica, mentre l’autore sta già lavorando alla prossima , anche questa tra realtà e finzione.

Dopo la storia di un femminicidio ambientato Nella bottega di Caravaggio e dopo i racconti del Masaniello innamorato, entrambi editi da Colonnese, ho realizzato un romanzo centrato sulla figura di Artemisia Gentileschi. Un personaggio straordinario, un’umanità dolente sotto la coltre del successo professionale di quelle che fu ed è celebrata ancora oggi come la prima e più grande pittrice del nostro Paese. Questa è la mia Artemisia e, per raccontarla, sono tornato al passo lungo del romanzo, di prossima pubblicazione.”

E, quanto i giovani potrebbero apprendere da queste preziose pillole di storia, dove la narrazione intensa e teatrale, appassiona e incuriosisce?

Non mi piacciono le scorciatoie. La Storia è la Storia e la Letteratura è la Letteratura. Gli studenti di Liceo e, i genere, i giovani che vogliano avere una cultura, devono tornare a sudare sui manuali e sui documenti storici, con rigore e coerenza scientifiche.
Altra cosa è la Letteratura. Il romanzo punta a suscitare emozioni, più che conoscenze, attraverso l’uso non scontano e non banale della lingua. In altri termini, io non scrivo racconti e romanzi per semplificare il mestiere agli insegnanti di Storia. Pertanto, nello scrivere, mi avvalgo di tutte quelle libertà d’invenzione postulate da tale genere letterario.
E il gioco d’intelligenza, che sempre s’instaura con il lettore più avveduto, consiste proprio nel cogliere il continuo oscillare del confine tra l’aderenza al dato storico e l’invenzione fantastica operata dall’autore. Da questo punto di vista, la piena comprensione del romanzo storico e il suo reale apprezzamento presuppongono una solida conoscenza storica. La presuppongono, non la mediano. La letteratura, insomma, ha una sua autonomia e non è ancella dell’apprendimento storico. Mi rendo conto, tuttavia, che tra i tanti usi del romanzo può esserci anche questo.

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Rita Caramma è giornalista e scrittrice. Per poesia ha pubblicato: “Nella mia ricca solitudine” (Il Filo – Roma – 2005), “Retrospettive dell’inquietudine” (Zona - Arezzo – 2008), “Ti parlerò d’amor” (Drepanum – Trapani – 2016), “Parole di carta, parole di cartone” (Youcanprint – 2018). Per la narrativa il racconto lungo “Tecla” (Youcanprint – 2019). Per il teatro: “Una vestale di nome Ginevra” (Zona – 2010) e “Respiri migranti” (CR – Acireale – 2018), di quest’ultimo ha curato anche la regia. Ha scritto le favole in rima “Il ragno” (Arteincircolo 2007) e “Gelsomina” (Youcanprint – 2018). Ha curato diverse antologie di poesie e racconti. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale, fra questi nel 2010 le è stato conferito il premio “Ercole Patti” per il suo impegno culturale.

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