Miltos Manetas – Floating Studio/Collegamenti

Secondo Marcel Proust (1871-1922), nella sua opera letteraria Alla ricerca del tempo perduto, solo la memoria può cogliere le incessanti trasformazioni alle quali il tempo sottopone fatti, persone e sentimenti: che sia interiore o esteriore, è tutto legato al passato, ma vira verso il presente. Questa concezione si rifà alle teorie del tempo creativo di Henri Bergson (1859-1941). Per Proust, il recupero degli eventi già vissuti non è sempre possibile e distingue due tecniche: memoria volontaria e memoria spontanea. La prima ricorda alla nostra intelligenza tutti i dati degli eventi trascorsi, ma in termini razionali; la seconda è sollecitata da una sensazione casuale e ci immerge nel passato con un processo non logico.

Una ricerca introspettiva in tal senso è stata affrontata da alcuni artisti contemporanei.

E’ un esempio lampante la mostra personale di Miltos Manetas (Atene, 1964), dal titolo Floating Studio/Collegamenti, allestita presso la Andrea Nuovo Home Gallery, a Napoli, curata da Massimo Sgroi, e in corso fino al 24 giugno 2022, dove l’artista greco rivisita gli accadimenti e i lavori del suo passato realizzati a partire dal 1992, smuovendo il suo tempo in chiave immersiva fatta di collegamenti.  

Miltos Manetas è un artista di origine greca che vive e lavora fra Bogotà, Roma e New York. Con il suo lavoro analizza il rapporto tra l’uomo e la tecnologia esplorando le rappresentazioni e le estetiche della società informatica. E’ riconosciuto a livello internazionale per le sue opere internet-based che indagano le nuove tecnologie e quanto la loro percezione influisca sull’essere umano. Attinge dal mondo virtuale per rielaborare su diversi supporti una nuova descrizione della realtà e del presente.

Questa mostra trae spunto dalla lettura del libro Neuromante del 1984 di William Gibson (1948), in cui l’autore narra del cyberspace, del cyberpunk e quello che oggi definiamo Metaverso. Manetas si cimentò già dagli anni Ottanta in un nuovo paradigma visivo dell’arte, aprendo una propria frontiera della percezione visuale, amplificata negli ultimi anni attraverso i computer e internet.

All’interno di una teca e in vari punti della galleria d’arte sono collocati una serie di NFTrelacional (Non Fungible Tokens=Gettoni Non Replicabili), opere fisiche che diventano virtuali e che danno origine al Metaverso del Floating Studio: letteralmente uno studio fluttuante che nasce dalla riproduzione che l’artista, già fondatore di NEEN, il primo movimento artistico del XXI secolo, realizza sulle pareti degli spazi espositivi di turno con una pittura leggera, delicata, a base di sapone e pigmento. Qui recupera uno dei suoi progetti relativi ai collegamenti del 1992, proponendo il metaverso attraverso la liquidità dei colori sulle pareti della Andrea Nuovo Home Gallery.

I suoi landscapes si mostrano in continua evoluzione, tangibili, reali e cromaticamente vivaci. Sono caleidoscopiche immagini artigianali che tanti artisti realizzano digitalmente.

Ne sono un esempio i data painting del turco Refik Anadol (1985), che si avvalgono di algoritmi, big data e intelligenza artificiale. La capacità dell’artista greco, invece, è di ridefinire il concetto di spazio adattandolo alle strutture estetiche e formali del mondo contemporaneo, partendo dal passato e dalla sua esperienza. Le opere in mostra sono degli avatar che rappresentano il nostro doppio nel cyberspace, dove noi non siamo semplici osservatori del metaverso, ma ne siamo parte integrante. Non è un caso che dalle mura della galleria partono una serie di fili che afferrandoli ci collegano allo spazio tridimensionale all’interno del quale possiamo muoverci, condividere e interagire. L’interconnessione fra gli individui e gli oggetti immateriali cambiano la percezione dell’esperienza condivisa creando un effetto floating dell’opera.

L’artista trasforma l’azione di ogni singolo visitatore nella mostra in realtà aumentata, altro mezzo che entrato prepotentemente nel mondo dell’arte, basti pensare al The Met Unframed, una “Interactive Virtual Art Experience” promossa dal Metropolitan Museum of Art di New York che conduce gli utenti alla scoperta delle collezioni del museo. Se le piattaforme Sandbox o Decentraland consentono di accedere al metaverso attraverso la blockchain con la creazione di un avatar, Manetas restituisce al pubblico una “dimensione ibrida”, in cui fonde il dato reale con quello virtuale, abbattendo il concetto di figurazione pittorica tradizionale per una ricerca che vira verso l’esperienza visuale, tattile e performativa, consapevole della tendenza artistica sempre di più proiettata verso il Postumanesimo; cioè di un’arte in aperta relazione con la scienza che si traduce in un modo nuovo, che passa dal biologico all’artificiale, fino a confondersi in una totale perdita di identità, in cui è sempre più difficile distinguere l’organico dall’inorganico.

C’è da chiedersi dove porterà questa nuova tecnologia del metaverso. Esso si pone come la prossima scommessa come lo fu l’avvento di internet agli inizi degli anni Novanta. Già oggi diverse aziende ne stanno facendo un ampio utilizzo per promuovere il proprio brand, e pian piano sta modificando anche il modo di socializzare delle persone e il lifestyle.

Ciò a cui stiamo assistendo è che i mondi virtuali multiversi funzioneranno come nuove realtà parallele nella nostra società, luoghi che esistono nel cyberspazio piuttosto che in spazi fisici, ma con sistemi economici e politici complessi che interagiscono con il mondo concreto, creando una cultura sempre più pop, immersiva e collaborativa. E l’arte? Nel corso del 2020/2021 molte fiere d’arte hanno fornito digital viewing rooms in sostituzione o in abbinamento alla esperienza fisica. La pandemia ha fatto emergere con forza il distinguo tra contenuto e media. Questa consapevolezza spinge gli addetti ai lavori a sperimentare nuove modalità di offerta al pubblico, con l’opportunità di vedere le opere in modalità metaverso e fisicamente.

Gli NFT sono un nuovo mezzo per il presente e il futuro dell’arte: utilizzati dagli artisti e fruibili dai collezionisti. Ciò non implica assolutamente il tramontare dell’arte tradizionale, ma una possibilità ulteriore di avvicinare un pubblico più ampio a questo mondo attraverso un medium differente.

Come afferma il curatore della mostra Massimo Sgroi:

Paradossalmente la tendenza estetica dell’arte che, da sempre, tende verso la derealizzazione inverte la sua polarità esattamente nel momento in cui si impone una nuova fisicità dell’esperienza, quella, appunto del cyberspace, del metaverso e della realtà aumentata. La battaglia, in definitiva è appena cominciata; la costruzione dei nuovi segmenti della vita può essere indirizzata verso una oscura distopia o creare nuovi spazi di libertà. E, come un Pericle del terzo millennio, Miltos Manetas sa da che parte stare”.

Info mostra

  • Miltos Manetas – Floating Studio/Collegamenti
  • A cura di Massimo Sgroi
  • dal 25 marzo al 24 giugno 2022
  • Andrea Nuovo Home Gallery – via Monte di Dio 61, Napoli
  • Lanciato a Parigi e al Museo MAXXI – L’Aquila, Miltos Manetas – Floating Studio/Collegamenti è un progetto itinerante che arriva nelle sale della Andrea Nuovo Home Gallery con inediti dipinti a olio di varie dimensioni, in cui gli avatar prendono forma concreta su tela e le pareti, invece, diventano architetture, anche virtuali, in cui ogni angolo diventa il terzo studio fluttuante in Europa dell’artista.
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Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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