L’oro è giallo. Benedetta Fallucchi racconta l’arte del fare pipì

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Sorprendente. È nuovo, accattivante, colmo di curiosità e scoperte L’oro è giallo il romanzo d’esordio di Benedetta Fallucchi che si concentra su uno di quegli argomenti che davvero raramente (e lei ce lo spiega benissimo) vengono approcciati se non in campi davvero di nicchia: la minzione.

Fare pipì, sì, inizia con questo atto che ti prende spesso alla sprovvista alle prime luci dell’alba il racconto di un problema che si trasforma in ossessione e alla fine in passione.

Molte donne si riconosceranno in questo turbamento interiore e sociale. In questo dialogo stretto con una parte così intima del proprio corpo, forse l’ultimo baluardo del pudore che, perfino nell’esposizioni pornografiche delle parafilie, si ritaglia uno spazio piccolissimo e fra i meno gettonati.

Eppure Benedetta Fallucchi racconta, in maniera divertente e rilucente, qualcosa che conosciamo profondamente: lo svegliarsi di notte, la conoscenza ravvicinata (e la mappa) dei bagni pubblici dove fare pipì diventa un atto terrorizzante e pieno di insidie (oltre che un vero e proprio spettacolo d’equilibrismo) e lo fa porgendoci una storia semplice di vita quotidiana.

immagine per L'oro è giallo. Benedetta Fallucchi racconta l'arte del fare pipìGli Inuit onoravano la vescica delle foche. Per loro era la sede dello spirito. I cacciatori credevano che, una volta ucciso l’animale, l’anima non si disperdesse e restasse nella sua vescica.

Ecco perché celebravano la porzione anatomica, di solito non molto considerata, con una vera e propria festività, al culmine della quale le vesciche degli animali catturati venivano rimandate in mare. […]

Anche la mia anima risiede nella vescica. Ma, cacciatrice di me stessa, devo estirparla e poi spingerla nel mare delle parole.”

Ed è proprio nella sua anima che la protagonista troverà una risposta liberatoria e felice.

Racconta di una giovane donna in un momento critico della sua vita sentimentale, che passa l’estate da sola al mare con il suo bambino in un costante sorvegliare il suo stimolo, le sue difficoltà, la sua urina fino a cedere a un’infezione (delle vie urinarie, ovviamente) che le scardina i ricordi e, come una chiave, le apre un nuovo punto di vista su questa antica sciagura dell’anima che la accompagna fin da bambina.

Raccontando apre orizzonti sconosciuti, dalla sua ossessione escono fuori meraviglie nascoste: la pipì nell’arte, nel cinema, nella rappresentazione attravrso i secoli.
Da Jean-François Millet a François Boucher, da Jun’chirō Tanizaki a Paul Gauguin, da Kiki Smith a Monica Bonvicini a Stanley Kubrik.

Tutti, nell’immaginario della protagonista (e nella realtà) si occupano di gabinetti e urina. Tutti hanno rappresentato, attraverso quest’atto così personale da essere finanche nascosto da aggiunte pittoriche in alcuni dipinti antichi, l’evoluzione culturale e sociale che passa attraverso il corpo.

La pipì, dunque, è un’arma d’emancipazione personale e collettiva e Benedetta Fallucchi la racconta con una scrittura attenta e felice che si attarda nella condivisione di scoperte attraverso un linguaggio che ci è vicino e caro e una narrazione che ci nutre di conoscenza e stupore.

Sentimenti necessari e sempre più difficili da trovare. Non importa cosa li scateni. In questo libro è un argomento speciale parlando del quale tratteniamo spesso un sorriso, un’ironia, una battuta che ci tolga dall’imbarazzo.

Essere coinvolti in una narrazione contemporanea così raffinata, lineare, attenta, ci porta a guardare con altri occhi il nostro corpo, la vergogna, il desiderio, il piacere. E a venire a patti con il controllo. Della vescica e della nostra vita.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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