Germogli. Al Teatro Trastevere una residenza-fucina di creatività

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Le residenze, una realtà sfacettata di una situazione culturale che, almeno per quanto riguarda il teatro, è sempre più affidata alla visionarietà dei più piccoli, soprattutto quando il progetto non fa parte di un sistema regionale o di una produzione finanziata.
Negli anni scorsi, complice la pandemia, ci sono stati diversi tentativi, da parte dei teatri e delle compagnie indipendenti di aprire nuove residenze.
A Roma, fra le poche, continua il suo percorso creativo Germogli, la residenza del Teatro in Trastevere, un luogo dove per tutto l’anno è possibile far incontrare, convivere e fruttare stili e idee diverse.

Marco Zordan, direttore artistico del Teatro in Trastevere, ci racconta Germogli, residenza arrivata al terzo anno di attività.

 

immagine per Germogli. Al Teatro Trastevere una residenza-fucina di creatività. Intervista a Marco Zordan
Marco Zordan

Come è nata l’idea del progetto Germogli e qual è il tuo pensiero sull’importanza delle residenze?

L’idea è nata nella primavera 2021 dopo che i teatri erano stati chiusi per 6 mesi. Ci faceva piacere aprire le porte a chiunque avesse avuto un progetto bloccato ormai da tempo e gli mancasse un occasione per ripartire.

Essere fissi in un luogo, poter provare senza un assillo economico o di tempo che influenza la creatività di una compagnia credo sia un gran dono per chi ne beneficia.

Quale è stata la risposta in questi anni? Avete ricevuto molte proposte? Le compagnie (o i gruppi informali) da che zone e da che esperienze provenivano?

Abbiamo sempre avuto più richieste di quelle che avremmo potuto ospitare e i progetti li abbiamo visti spesso riuscire a camminare poi con le loro gambe.

La maggior parte dei gruppi vengono da Roma e da esperienze più disparate; ci sono compagnie di neodiplomati, realtà affermate in cerca di un luogo dove fermarsi ed anche artisti singoli in cerca di un gruppo da consolidare.

Come si svolge la residenza Germogli dal punto di vista pratico?

Quest’anno offriamo 50 ore di residenza da Luglio in poi. Durante queste ore colliquiamo con le compagnie cercando di capire come mettere a servizio le nostre professionalità.

Poi in un’unica serata presentiamo le 3 restituzioni in forma di breve studio e la migliore avrà diritto ad una residenza annuale e 500 euro di premio produzione.

In cosa consiste il tutoraggio?

Abbiamo all’interno del nostro staff e della nostra comunità artistica figure tecniche e artistiche che possono affiancare le compagnie nella costruzione della spettacolo.

Chi sono i coltivatori e cosa possono apportare con la loro presenza, la loro critica o la loro incentivazione alla costruzione dello spettacolo?

Tutti possono essere coltivatori. Basta scriverci. Possono assistere alle prove, seguire i diari social delle compagnie tramite apposito hashtag e nella serata finale scegliere lo studio che verrà coprodotto dal Teatro Trastevere.

Raccontare il processo creativo è un’esperienza che piace alle compagnie e crea uno scambio reale con il pubblico?

Non a tutte, ma credo che ci sia stato negli anni un avvicinamento ai processi creativi che abbiamo le possibilità di osservare sempre più da vicino d questo crea sicuramente un ingaggio maggiore rispetto alla clausura totale nei luoghi di una creazione.

I teatri andrebbero aperti tutto il giorno, proprio per gustare di questa fucina artigianale tutto il giorno e godete sulla sera del prodotto “finito”.

Negli ultimi anni, soprattutto in Italia (e a Roma) il teatro è diventato liquido. Lo spettacolo viene creato per restare in scena poco tempo ed essere immediatamente sostituito da un nuovo progetto; la maggior parte delle volte non ha una vita successiva, non cresce.

Sembra seguire le prassi e il linguaggio dei social. Alla luce dell’esperienza fatta con Germogli pensi che ci siano i presupposti per instaurare una nuova modalità di produrre e interagire con lo spettatore?

Questa dinamica è vera ed è riscontrabile anche nel nostro teatro. E sempre più sottile il numero di spettacoli che rimane.

Germogli prova ad andare in controtendenza perchè vuole dare l’opportunità di alzare il livello qualitativo dell’offerta mettendo a disposizione diversi strumenti, affinché lo spettacolo riesca a durare più a lungo nel tempo.

Quanti spettacoli prodotti all’interno della residenza hanno trovato compimento e sono stati rappresentati successivamente?

Il numero preciso ad oggi non saprei dirlo, ma il fatto di trovare ogni tanto in giro qualcosa che sia passato da noi ci convince a continuare.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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