Teatri di Pietra 2023. Guerriere in nome di… La guerra raccontata da Luisa Stagni

immagine per Teatri di Pietra 2023. Guerriere in nome di… La guerra raccontata da Luisa Stagni

Da oltre 20 anni Teatri di Pietra è la rassegna, il momento, il luogo in cui il teatro si incontra con il suo specchio, attraverso il quale torna all’antico, all’inizio. Semplicemente all’interno di un’area archeologica ritrova o scopre un senso nuovo.
Una rete fatta di molteplici siti posti in cinque Regioni, ognuno dei quali ospita spettacoli di teatro, danza, musica, linguaggi contemporanei, storie mitologiche, riflessioni attuali, rendendo ogni spettacolo un viaggio nel tempo.
Nel Lazio tutto ha inizio con Opra Prima, la rassegna di drammaturgie inedite, ancora non messe realmente in scena, che si svolge a Villa di Livia, la ricca dimora e il verdissimo giardino in cui Livia Drusilla (la prima first lady, moglie di Augusto e madre di Tiberio, come ci ricorda la curatrice della rassegna, Alma Daddario).
E una delle riflessioni sull’attualità che quest’anno propone Opra prima è stato lo spettacolo Guerriere in nome di… di Luisa Stagni.

immagine per Teatri di Pietra 2023. Guerriere in nome di... La guerra raccontata da Luisa Stagni
Guerriere in nome di… La guerra raccontata da Luisa Stagni

Si parla di guerra in questo testo messo in scena dalla stessa autrice che interpreta anche la madre disperata, con le letture di Michele Belsanti, Giorgia Palmucci e Virginia Veludo.

Si parla di orrore, devastazione, dolore. Ma si parla anche dell’occhio invadente e capace di appiattire qualunque cosa delle televisioni, delle cronache fatte sfruttando il vuoto che s’insedia nell’anima di chi rimane a vivere metre tutto attorno viene distrutto.

Incalzata dalle telecamere, persa nel nulla della sua pena, una donna musulmana piange la sua famiglia distrutta, la morte della bellissima figlia Asiul che, studentessa, s’era fatta combattente, guerriera per il suo paese.
Ha ritrovato lo zaino della ragazza e, al suo interno, il diario e un libro “pericoloso”, la storia della guerriera cristiana Giovanna d’Arco.

Sono le anime di questa ragazza indomita e di questa antica paladina della volontà di Dio che proseguono il racconto, mentre la donna, accovacciata in terra, si dondola abbracciando gli ultimi ricordi.

Fra loro sprezzante, inquietante ed equivoca, s’insinua la figura di Eris, la dea della discordia e della guerra, ma al contempo, la Titana, protettrice cosmica della distruzione finale dell’universo, più forte persino di Ananke, la dea del fato, e della necessità.

Nel testo di Guerriere in nome di… si è scelto di privilegiare l’aspetto terrifico di Eris che viene interpretata con recitazione ironica marcata da Michele Bersanti che si trasforma da giornalista d’assalto ad ambigua divinità divertita dal dolore, che soffia sul fuoco del cinismo e dell’inutilità di ogni azione positiva e sovrasta sia la rabbia potente della ragazza guerriera, sia la ieratica accettazione del destino della Pulzella d’Orléans.

Una scrittura forte, diretta, pietosa ma, al contempo, non priva di retorica. Ogni figura, ogni azione, ogni elemento evocato dalla madre in lacrime, dalla donna senza più volontà è elemento della nostra quotidianità da molti anni.

Con le descrizioni degli stupri e delle violenze omicide ci ricorda la guerra del Kosovo o quella dell’Afghanistan; con l’immagine della giovane guerriera ci riporta alle soldatesse curde che hanno riempito di speranza e di bellezza il nostro immaginario. Con l’arroganza e la pressione dei media ci troviamo nella realtà quotidiana mostrata dalla TV, una rappresentazione che non accenna a smettere di avvincerci.

È vero che la guerra è sempre la stessa, che si combatta a Troia nel 1250 a.C., a Orléans nel 1428 o, ai giorni nostri, in Siria, Afghanistan, Tigrai o Ucraina, ma proprio per questo si sente, sempre più forte, la necessità di un nuovo racconto, che non indulga (solo) alla pietà o all’eroismo.

C’è orrore politico nella guerra. Di quello si parla poco, preferendo raccontare l’orrore etico o quello emotivo. Anche se ormai siamo abituati a considerare le guerre un inciampo necessario per difendersi, per affermare la propria dignità, per marcare la libertà, per vivere bene “dopo”.

C’era una volta l’educazione alla nonviolenza: passava per giochi, riti, azioni, laboratori e ferma certezza che la guerra è distruzione non solo di luoghi, anime e corpi, ma anche di cultura, bellezza, ambiente.
Oggi non c’è più. Si lascia che la guerra compia disastri. Si raccontano questi disastri; a volte si sostengono e si implementano e, nel nome di Eris, non si cerca più la protezione dalla catastrofe finale, ma l’immagine vincente, il piccolo potere quotidiano, la noncuranza della superiorità immaginata.

Guerriere in nome di… resta comunque un punto fermo, scritto con amore e passione dal quale poter ripartire per chissà quale altra visione che possa accompagnare il passaggio di chi potrà blandire Eris e avere il destino del mondo nelle sue mani.

+ ARTICOLI

Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.