Letterature Festival 2023. Le memorie del mondo.

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Il Festival Internazionale delle Letterature di Roma 2023, è stato presentato da Miguel Gator (Assessore alla Cultura del Comune di Roma, Giovanni Solimine (Presidente Istituzione sistema Biblioteche Centri culturali di Roma) e Simona Cives (Concept e Curatela – Casa delle Letterature).

Letterature Festival 2023. Le memorie del mondo.
foto ©Pasqualini, Musacchio/MUSA

La Memoria del Mondo (titolo della manifestazione) è un racconto di Italo Calvino (anniversario della nascita) che ha dato nome ad un libro pubblicato nel 1968 dal Club degli Editori e raccoglie, venti Cosmicomiche calviniane.

E mentre il buio pian piano avvolgeva le stupefacenti rovine romane del Palatino, l’attore Luigi Lo Cascio ha letto, con tanta partecipazione, le sette pagine di monologo su un finto passaggio di consegne tra due Direttori di un’organizzazione dell’archivio generale del tutto, un catalogo di tutto, momento per momento, per la necessità di archiviare la conoscenza umana in previsione di una prossima fine della vita sulla terra.

“Per trasmettere tutto quello che sappiamo ad altri che non sappiamo chi sono, né cosa sanno”.

Il Direttore uscente rivela al successore Muller che il compito segreto dell’Organizzazione è quello di comunicare agli abitanti di altri pianeti la memoria generale, depositandola al sicuro sulla terra in attesa di archeologi extragalattici.

Lo sforzo spasmodico è quello di testimoniare ai posteri ciò che è stata la vita. Per cui, insegna il vecchio Direttore al nuovo, poiché non è possibile conservare tutto, compito dello stesso Direttore è selezionare ciò che va archiviato e ciò che dovrà essere dimenticato per sempre. Quindi è il Direttore che decide, dando un’impronta personale all’archivio, quello che resta fuori ed è come non ci fosse mai stato.

Dopo aver deciso che la comunicazione debba essere composta di soli fatti codificabili e sistematizzati, un modello generale veritiero e coerente della vita e del mondo viene fuori un problema: l’insignificanza. Tutto quello codificato dal modello diventa previsto o prevedibile e quindi insignificante, mentre diventa significativo il senso da dare alle comunicazioni con discrezionalità e perfino menzogne.

Quindi si crea un dilemma tra mondo conoscibile ma ovvio e mondo ambiguo, pieno di imbrogli.

Il Direttore informa Muller che nel materiale finora raccolto si nota qua e là l’intervento della sua mano. Ci sono giudizi, reticenze, bugie. Ma anche le bugie o le cose non dette sono indicative quanto o più della verità. Si scopre che il vecchio Direttore dell’archivio del mondo ha forzato la realtà e la vita delle persone, compreso quella di Muller. Perché occorre correggere la realtà dove essa non concorda con la memoria codificata del mondo.

L’esempio personale che il Direttore adduce riguarda la moglie Angela, fedifraga e fatta a pezzi nella realtà,  nelle memorie rimane un ideale di madre di famiglia e felicità coniugale. Il catalogo di tutto viene reso funzionale agli obiettivi ed ai desideri dei detentori del potere. Le informazioni stesse diventano strumento di potere e potere stesso.

La ricerca della assimilazione della realtà al modello generale porta ulteriormente il Direttore ad uccidere Muller, che era stato l’amante della moglie Angela.

Quindi selezionare i fatti con la minima quantità di dati in una rappresentazione sistemica e coerente del mondo. Affiancare a questi dati insignificanti con discrezionalità dati inspiegabili e dubbi, attraverso l’oscuro perfino la menzogna. Piegare la realtà, il mondo vero al programma formale ideale.

Serata calda ma con venticello a scompigliare i capelli e gelare sudore sotto le camicie fresche, dentro l’anfiteatro Palatino. Con le nuvole rosate verso est, illuminate ancora dal sole, che scavallava da ovest con i suoi colori delicati le alte magioni degli imperatori romani. Cambiavano anche i colori dell’illuminazione dal blu intenso ad un rosso fuoco, mentre sul palco riecheggiava la musica originale, composta ed eseguita da Teho Teardo, Ambra Chiara Michelangeli e Gabriele Cohen.

Fernando Aramburu (Patria Ed.Guanda 2017), premio Strega Europeo ha letto l’inedito Memorie del libro dimenticato. Storia raccontata da un libro qualsiasi (213 pagine) collocato sullo scaffale di un sotterraneo di una Biblioteca Nazionale.

Dopo tanti anni ingiallito e forse senza più autore (anonimo e forse morto), incluso in una collana editoriale minima (500 titoli) sperduto nella incessante fiumana di pubblicazioni degli ultimi anni. Non troppo pubblicizzato, con poche recensioni e con contenuti non troppo interessanti nemmeno tanto letto. Richiesto per l’ultima volta undici anni prima, sogna solo di avere un’idea di felicità se fosse ancora letto solo una volta.

Mentre i colori delle luci sulle alte colossali strutture del Palatino cambiavano ancora, sul palco le performance originali di boleadoras argentinas e le incursioni acrobatiche di Giacomo Costantini del Circo El Grito, Julie Otsuka (Nuoto libero – Bollatiboringhieri 2022) ha letto l’inedito Mondo giallo.

La storia di una americana di origini giapponesi che vive le psicosi, le ossessioni e le nevrosi dei suoi compatrioti.

A cominciare dal fatto che i gialli sono tutti uguali ed intercambiabili. Racconta a lungo che viene fermata, interpellata, infastidita perché rassomiglia od è scambiata per qualcun’altra (anche in giro per il mondo, compresa Roma). Cosi diventa professoressa, musicista artista, ricca giapponese, insegnante con figli, prostituta, ecc.). Dice che non si era mai accorta di possedere tante versioni di sé. Poi si camuffa con una mascherina da virus e viene presa per cinese e fa paura.

Tutti la schivano e la tengono a distanza in quanto gialla, lei che parla un americano perfetto.

Infine si copre con la mascherina, gli occhiali e cappello e finalmente passando per Broadway nessuno la riconosce, anche gli amici più vicini, quasi fosse un fantasma, trasparente. Un fantasma che fluttua nella sua stessa vita. “Nessuno sa chi sei – ha terminato la Otsuki – potrei tenerla sempre questa mascherina”.

Dopo la musica di Teho Teardo è la volta di Jean Baptiste Del Amo (Figlio dell’uomo– Neri Pozza 2023) il quale con l’inedito Cuori pulsanti parla della natura che dalla sua infanzia ad oggi abbiamo perduto (ha 45 anni).

Ragni, grilli, rospi, ricci, serpenti, vipere, lucertole, vermi, tritoni, libellule, scarabei, cavallette, ecc. Nella sua infanzia era affascinato da tutti questi animali. Poi crescendo rapivano la sua curiosità soprattutto i serpenti, con cui giocava, tenendoli in mano od indosso, senza timore. Si era messo a studiare le tassonomie, ordini, famiglie, generi e specie, tutto gli sembrava poetico.

La coesistenza con tutti questi animali, compresi tutti i poveri volatili gli sembrava una meraviglia (ha scritto Regno animale – Neri Pozza 2017).

Ha fatto una analisi approfondita sulla scomparsa (determinata dall’uomo e dalla chimica) di tante specie animali senza che ce ne accorgessimo con l’estinzione di tante specie (68% dei vertebrati scomparsi). Ma poi ha fatto un’accusa ancora più grave: anche noi uomini non ci siamo salvati più di tanto dal cancro per le esplosioni nucleari, le guerre, gli inquinamenti, i pesticidi nel cibo, l’aumento della temperatura, l’urbanizzazione di ogni campagna con centri commerciali e quartieri dormitorio.

Hanno vinto i sogni climatizzati, case e complessi residenziali, antenne paraboliche, inquinamento magnetico. Nei fossi ormai vuoti riflessi iridescenti di prodotti petroliferi e chimici (anche plastica). Gli uccelli ammutoliti e le api in moria continua. Ci rimane una natura distrutta ed un mondo al tramonto.

“Vorrei dire al fanciullo che ero che tutto è straordinariamente fugace. La fine del mondo non avverrà con la fine del sole tra miliardi di anni, sta avvenendo pian piano davanti ai nostri occhi. Non c’è altro modo di stare al mondo se non di cercare di preservare dalla loro fragilità, quella delle piccole vite di cuori che battono. O devo tacere per lasciar credere, per un momento, che l’eternità è per tutti possibile?”.
Ha concluso questo scrittore impegnato civilmente.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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