Letterature Festival 2023. La memoria dei primitivi e quella di tutte le guerre assieme al Bar Vesuvio di San Francisco

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Letterature Festival 2023

Mentre il buio copriva, pian piano, le rovine maestose dello Stadio Palatino, che si illuminavano poi color magenta-viola (vinaccia), la quarta serata del Festival Internazionale delle Letterature di Roma 2023 aveva inizio, con la presentazione della curatrice Simona Cives.

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foto Piero Bonacci

Il tema “La memoria del mondo” in omaggio al centenario della nascita di Italo Calvino è stato accompagnato, quest’anno da una immagine molto significativa (disegnata da Laura Riccioli) con una giovane donna che si slancia dalle rovine del Palatino e va verso la luna, una memoria che non va verso il passato ma che rappresenta una prospettiva di futuro.

Il Festival, con la regia ed il coordinamento artistico di Fabrizio Arcuri, è stato raccontato quest’anno con il linguaggio del Circo – perché come ha sottolineato la Cives – la scrittura di Calvino si caratterizza per essere come la scrittura di un funambolo.

Le musiche originali del Festival sono state composte e suonate dal maestro Teho Teardo, compositore di innumerevoli colonne sonore, accompagnato dalla viola di Ambra Chiara Michelangeli e dal clarinetto di Gabriele Cohen.

Bernardo Zannoni, il più giovane vincitore del Premio Campiello che con I miei più stupidi intenti (Sellerio 2021) ha raccontato la storia di un animale (una faina) che scopre il mondo e le sue menzogne, ha letto l’inedito Lo specchio della mente.

Per Zannoni, giovane libero ed anticonformista, la memoria è rappresentata da quel momento in cui l’uomo primitivo, riuscendo ad incastrare una pietra all’estremità di un bastone riuscì a rompere i gusci duri della frutta.

Lo spaccagusci non era soltanto una invenzione per riuscire ad ottenere cibo per la famiglia affamata ma la chiave di volta per essere apprezzato dagli altri ominidi per la sua molto utile idea.

– Che cos’è – si chiedeva l’uomo della pietra, maneggiando l’oggetto e pensando di aver creato qualcosa per sopravvivere, per rendere la sua vita migliore. Ma c’era qualcosa di più. Era riuscito a rendere il suo pensiero realtà. Quello era uno strumento legato ad una sua idea. Mentre gli altri, che non avevano pensato, non sapevano rompere ed usare i frutti e continuavano ad andare animosamente a caccia o soffrivano la fame.

Intanto la pietra battendo si era scheggiata ed era diventata acuminata. Quella macchina allora gli suggerì altre cose, immagini di caccia con essa, ferite, tagli, uccisioni di animali, divisioni di selvaggina, poi anche sfide con altri umani, guerre tra tribù, teste rotte, organi amputati, di nuovo uccisioni. Lo strumento non era più solo uno spaccagusci.

Ora sentiva che gli parlava o era lui che lo interrogava? Sembrava fosse la macchina a portarlo in giro e non il contrario. Gli venne il primo dubbio se la macchina fosse animata, viva. Poi la usò per tagliare i rami degli alberi e fare legna per il fuoco. Tutto molto più facile che farlo solo con le mani. Si sentiva di nuovo il padrone dello strumento. Con gli altri uomini, stupiti di quello che riusciva a fare con la macchina, fece valere la natura del suo genio.

Ma la macchina lo seduceva con altri terribili utilizzi. Ed anche gli altri ne prendevano coscienza. Nessuno ormai ignorava che cos’era e come si poteva adoperare. E cominciava a provare rimorso. “L’unico orgoglio a sollevarlo era l’essere stato forte; la macchina non l’aveva cambiato. Il mondo purtroppo, sì”. Ha concluso, tirando l’ultimo foglio in aria Zannoni.

Paolo Locci/Brigata Totem per l’intervallo da circo ha scalato più e più volte il Palo Cinese in una faticosa performance, che ha lasciato il pubblico senza fiato sui suoi infiniti funambolismi.

Sam Riviere, poeta ed editore inglese con il suo primo libro in prosa Anime morte (Codice edizioni 2023) sfida il lettore, con un solo lunghissimo paragrafo, ma descrive con una competenza acquisita, attraverso una satira crudele, l’ambiente letterario dei nostri giorni (plagi, opere derivative, remake, autobiografie, autocelebrazioni, generi più redditizi, social e follower) non disdegnando attacchi feroci verso gli autori e gli editori.

Riviere ha letto con verve e partecipazione l’inedito Storia vera di una conversazione con Du Fu al Vesuvio. L’autore ha immaginato di incontrare in un locale di poeti della vera San Francisco, il Bar Vesuvio (un bar rimasto fermo nel tempo) Du Fu, insieme a Li Bai uno dei più importanti poeti cinesi (712-770).

Un locale in cui tutti fanno cose a stento con volti inespressivi, duri e straniati, lì per dimenticare ed annegare i loro dispiaceri e fallimenti. Un bar in cui nulla era cambiato dalle notti gloriose in cui (come se gli ultimi 70 anni non fossero mai esistiti) i Beatnik leggevano poesie sui tovaglioli di carta in una passata epoca così gloriosa per la poesia.

In questo locale, molto fuori mano, buio ed ammuffito c’erano ora tanti ‘poeti in esilio’, persone scacciate dal loro ambiente per non farvi più ritorno, ridotti ad una decrepita forma corporea, quasi fantasmi. Gente caduta in disgrazia, defenestrata dai suoi giorni di gloria qualche decennio o più prima.

Riviere in cerca di informazioni su quella varia umanità di poeti, viene consigliato dal barman-angelo di parlare con un signore asiatico dell’anno 770 D.C. circa, il poeta Du Fu, seduto al bancone in attesa dell’amico Li Bai, poeta maggiore che con la sua fama lo ha sempre occultato. Come tutti i presenti, espulso dalla sua epoca letteraria, ma condannato a riviverla notte dopo notte.

Sono stati tutti traditi dai loro migliori amici e l’ironia, viene a sapere lo scrittore, è che ogni epoca viene tenuta in vita proprio da coloro che ne sono stati esclusi in quanto secondi perdenti, mentre i loro amici sono poi stati eletti migliori.

Du Fu racconta che stava sognando di essere una farfalla che suggeva nettare da un fiore. Forse anche tutti gli altri, ubriachi, sognavano di succhiare nettare, perché solo in questa maniera potevano raggiungere la autenticità totale. Poi Du Fu inizia a sognare un fiume che scorre nella stanza con petali sull’acqua che si trasformano in pezzi di carne, membra umane, carcasse. Poi il fiume sembra scorrere sullo schermo di una televisione con immagini traballanti. E

un canto scende lungo il fiume, l’acqua lo trasporta anche se non si può vedere. “E ora finisce la primavera, cantando a mezza voce nel vetro. Salici intrecciano ciocche gialle, cantando, cantando a mezza voce. Piangete, corvi della sera. Seguono sogni non parole. In TV tutto era neve”. Sam Riviere ha terminato con questi bellissimi versi, mostrando quanto sia bella ancora la vera  poesia.

Ha chiuso la serata lo scrittore statunitense William T. Vollmann, vincitore tra l’altro del National Book Award 2005 per Europe Central (Mondadori 2010), un autore che ha spaziato sempre in molte problematiche del mondo come la Storia, il riscaldamento globale, le guerre (è stato corrispondente di guerra), la povertà, ma soprattutto noto per i sette romanzi sulla feroce colonizzazione americana.

Vollman ha letto il suo inedito La memoria del mondo partendo dalle monete romane attraverso secoli di avventure e di guerre.

Ha legato in un pezzo di grande bravura i suoi ricordi e le sue battaglie in giro per il mondo, parlando molto della fragilità umana, del tempo che tutto corrode ed invecchia e della morte che  ha visto in faccia ovunque, furiosa nelle guerre o silenziosa nelle tombe antiche (guerriero archeologo) da Dubrovnik a Pristina o Lubiana (Iugoslavia), da Kazen (Russia) ad Avaldnes (Norvegia) a Kamakera (Giappone), da Roma ad Aquileia (Italia).

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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