Teatri di Pietra 2023. Devī. Viaggio nel Tempio della Dea. La danza Odissi fra tradizione e futuro

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La magia della danza indiana e la magia dell’Anfiteatro di Sutri per uno spettacolo emozionante. Devī. Viaggio nel Tempio della Dea, a cura dell’Associazione Devī Kutir ha raccontato la danza Odissi attraverso sei coreografie moderne (di cui una tratta dalla coreografia originale del più grande maestro moderno della danza Odissi, il leggendario Guru Kelucharan Mohapatra) e altrettante musiche contemporanee.

Lo spettacolo, in cartellone per la stagione 2023 di Teatri di Pietra ha visto la partecipazione di sei danzatrici Ganga Devi Sheth, Revital Carroll, Haru Kugo, Kunti Devī, Lilavati Nonino, Vidisha Mishra e dei musicisti Madhava e Margherita di Grotta Sonora.

C’è una grande passione, una profonda adesione, una straordinaria capacità di non perdere i propri sogni e la propria felicità nelle danzatrici occidentali (e in particolare italiane) che non smettono mai di imparare le danze con i maestri tradizionali indiani e continuano a restituirne la profondità sacra e le motivazioni culturali in un Paese e in un contesto in cui queste danze sembrano non avere più molto interesse.

Solo ancora quindici anni fa, in Italia, c’era un grande movimento attorno alle danze dall’India; c’erano teatri e gruppi che ogni anno ospitavano tournée, workshop, laboratori intensivi; c’era uno scambio continuo con la tradizione e le danzatrici che andavano a studiare in India, tornavano portando saperi che provavano ad innovare, pur nel rispetto di musica e gestualità tradizionali.

Quando e perché si sia perso questo interesse non è dato saperlo, ma più danzatrici e danzatori occidentali si andavano formando e più l’interesse scemava, i teatri chiudevano, i workshop si svuotavano di partecipanti e tutta questa storia di alfabeti sconosciuti e straordinari si riduceva ad una piccola nicchia, dalla quale, fortunatamente, eventi come quello di Sutri riescono ancora a farla emergere e a mostrarla.

Ma cosa è la danza Odissi? La danza Odissi ha origine nei tempi dell’Orissa, uno Stato costiero dell’India orientale e trova le sue prime rappresentazioni nelle sculture delle grotte di Udayagiri (II sec. a.C.) e, più tardi, nei templi di Bhubanshwar e di Puri, fino al famoso Tempio del Sole di Konarak.

È per questo che si dice che “il vocabolario della danza Odissi, è preservato nella pietra”.

Eseguita prevalentemente da donne, ed in particolare dalle devadasi, donne consacrate al servizio del Tempio, chiamate donne di buon auspicio (mangalanari) eternamente propizie (nityasumangali) che cantano e danzano in onore della divinità, l’Odissi è tradizionalmente un genere di danza-dramma in cui gli artisti e i musicisti interpretano una storia, un messaggio spirituale o un poema devozionale, utilizzando costumi simbolici, movimento del corpo, abhinaya (espressioni), mudra (gesti e linguaggio dei segni) e sei movimenti del piede (pada bheda) a differenza con i quattro che si trovano nella maggior parte delle danze classiche indiane.

Nella danza Odissi si alternano e si fondono elementi di grazia e liricità ed elementi di forte potenzialita emotiva,  componenti  femminili e maschili si completano e si arricchiscono a vicenda offrendo un’immagine completa della natura umana.

Nel tempo, dagli intimi recinti dei templi la danza si e aperta al grande pubblico arricchendosi di nuove dimensioni.

E Viaggio nel Tempio della Dea ha presentato proprio una lettura più contemporanea della danza, sostenuta da musiche in grado di unire la tradizione con l’innovazione; utilizzando storie più accessibili nei loro significati spirituali e filosofici; limitando un po’ troppo – forse –  l’uso dei piedi e centrando la rappresentazione soprattutto sulla narrazione, sulla teatralizzazione, sulla capacità di creare un rapporto diretto con il pubblico, di portarlo dentro il significato, grazie anche ad un’accoglienza amabile e coinvolgente.

È stato molto interessante scoprire questa estetica contemporanea che riporta un dibattito aperto dal libro di Lucrezia Ottoboni, Danza Odissi. Storia,memoria e presente (Bulzoni) che mette a confronto le contraddizioni che si trovano nel processo creativo coreografico della danza Odissi attuale: da un lato la tradizione, la devozione popolare, la ritualità e la dimensione sacra originaria della danza; dall’altro la dimensione contemporanea e globalizzata, le attuali istanze del femminismo, la transculturalità e la cultura di massa.

Un momento di bellezza, riflessione e scoperta dal quale il pubblico è riemerso pieno di meraviglia e di gratitudine per la danza, i colori, per la spiritualità che aleggiava e la ritualità con cui, prima dell’inizio dello spettacolo, hanno segnato le fronti con il bindi, il segno rosso di protezione, cura ed energia.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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