Sicilia archeologica – Segesta, Selinunte e Isola di Mozia

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Riprendiamo, dopo qualche tempo, l’appuntamento con la nostra rubrica sui parchi archeologici d’Italia spostandoci nella meravigliosa Sicilia, una terra ricca di cultura e affascinanti tradizioni.

L’amore per l’arte potrebbe esser nato ammirando quella che per noi oggi è l’archeologia? È sempre questa la domanda che accompagna I parchi della bellezza alla scoperta delle meraviglie archeologiche del nostro paese, attraversando l’Italia e viaggiando a ritroso nei secoli fino quasi all’infinito, per immergerci nell’immenso patrimonio artistico e culturale che possiede.

Con il trascorrere dei secoli è andata formandosi quella che potremmo definire la ricerca di una conoscenza nella quale poterci riconoscere. Scrutando e assaporando la bellezza dei luoghi, dei territori antichi ancora racchiusi in attesa di esser compresi, svelati e raccontati, in questo scritto vi accompagno nella Preistoria, pensando a millenni di evoluzione sociale, ambientale, tecnologica e anche ai grandi artisti.

Passeggiando

Quella della Sicilia è una storia che comincia da lontano e vede affiancarsi e susseguirsi molte importanti dominazioni diverse, ognuna delle quali ha lasciato segno indelebile del proprio passaggio, rendendola uno dei centri sempre più ricchi, importanti e floridi del Mediterraneo.

Le prime tracce di insediamenti nella regione risalgono all’età preistorica e sono testimoniati soprattutto da manufatti neolitici e pitture rupestri. Sicani, Elimi, Ausoni e Siculi sono alcuni dei primi popoli indoeuropei che la abitarono, ma per un primo vero e proprio sviluppo si deve attendere il IX secolo a.C. circa, quando i Fenici iniziarono a creare basi commerciali sull’isola e poi a fondarvi importanti colonie, quali Palermo. Nell’VIII secolo a.C., invece, i Greci resero grande la Trinacria – così come chiamavano l’isola -, con centri come Agrigento, Taormina, Naxos e Catania, oltre alle importantissime città-stato di Selinunte e Siracusa.

Con l’arrivo dei Romani, nel III secolo a.C., la Sicilia visse un momento di grande sviluppo e divenne un riferimento commerciale di fondamentale importanza. Subì l’influenza della cultura cristiana e di quella bizantina e poi anche di quella musulmana. Il dominio arabo dell’isola fu un periodo sicuramente molto complesso, ma di splendida crescita culturale ed economica.

Durò a lungo, circa 250 anni, finché i cristiani non riuscirono a recuperare il territorio, nella spedizione guidata da Roberto il Guiscardo e da suo fratello Ruggero I, degli Altavilla: con i Normanni nacque il Regno di Sicilia, il più splendido di sempre.

Successero loro gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi e infine si instaurò il dominio spagnolo, che mantenne il potere per circa tre secoli in cui l’isola fu teatro di epidemie, guerre e incursioni. Nel Settecento, la corona passò poi ai Savoia, all’Austria e infine ai Borbone di Spagna, non senza violente sommosse da parte del popolo, che si conclusero però solo con l’Unità d’Italia e l’annessione della Sicilia al regno sabaudo.

Ma torniamo alla nostra rubrica. Questo viaggio oggi fa tappa a Segesta e Selinunte, due fra i siti più importanti di tutto il Mediterraneo, entrambi nella zona di Trapani, e poi sull’Isola di Mozia, nella Riserva Naturale dello Stagnone di Marsala, sede del Museo Archeologico intitolato a Giuseppe Whitaker.

Vittima del terribile incendio di questa estate del 2023, per quanto la leggenda la voglia fondata da Enea, Segesta è la più importante città degli Elimi, popolo italico molto raffinato e aperto agli influssi della civiltà greca, rispetto alla quale rimase però sempre autonomo. Probabilmente per la sua posizione geografica, la città divenne presto potente ed ebbe rapporti sempre amichevoli con i Punici, finché non scelse saggiamente di affiancare i Romani, nel 260 a.C. Grazie a questo – e alle comuni leggendarie origini – Roma le concesse di non pagare alcun tributo e di mantenere una certa autonomia politica sul territorio. (foto 1)

Oggi il teatro, il tempio e il santuario di contrada Mango sono gli elementi archeologici più significativi del sito, di cui conosciamo anche le mura e alcuni quartieri residenziali, oltre a tracce della città medievale come il castello, la moschea e il borgo.

Il tempio di Segesta è uno dei pochi monumenti che si siano conservati perfettamente integri. Solitario e altezzoso, si erge in posizione extra-urbana, sul Vallone della Fusa, dove scorre il celebre fiume Scamandro – per come citato dalle fonti.

Databile fra il 430 e il 420 a.C., si tratta di un edificio di stile dorico, esastilo periptero, che presenta alcune anomalie strutturali: è privo di cella e di copertura e ha le colonne scanalate, i blocchi dei gradini non scalpellati e i coronamenti dei capitelli incompleti.

Fra gli studiosi è dunque aperto un dibattito: alcuni ritengono che il tempio fosse dedicato a divinità greche ma che, semplicemente, non sia mai stato completato; altri, considerando che Segesta non era una città greca, lo identificano come un semplice recinto sacro, per un culto differente, di tale aspetto solo perchè influenzato dall’architettura di altre città vicine a stampo greco, quali Selinunte.

In ogni caso, non c’è dubbio che la struttura avesse funzione religiosa. (foto 2, foto 3, foto 4)

Eretto sull’Acropoli nord del Monte Barbaro, il teatro poteva ospitare circa 4000 persone e presenta una classica architettura greca.

Costruito in calcare locale, la sua datazione è incerta – ci sono due teorie: che risalga alla metà del IV sec. a.C. o al II sec. a.C. Un pozzo e un serbatoio, nella parte occidentale del muro, soddisfano le necessità del pubblico.

Come si evince dalla grande casa a due piani che si vede nella media cavea occidentale, in età medievale l’area fu occupata da un settore dell’abitato. Ancora oggi il teatro ospita periodicamente alcune rappresentazioni. (foto 5, foto 6)

Il santuario di contrada Mango risale al VI sec. a.C. e si trova fuori le mura. Già dai primi scavi furono rinvenute le tracce di un grande recinto, composto da blocchi di travertino, entro il quale si trovavano due edifici dedicati al culto.

Fra i ritrovamenti di questa area, è di particolare importanza una lastra di pietra su cui è inciso un portale rastremato verso l’alto, con architrave a “gola egizia”, che potrebbe confermare l’idea delle origini medio-orientali della civiltà degli Elmi. Il monumento è visitabile solo su prenotazione. (foto 7)

Il Parco Archeologico di Selinunte si estende invece per 377 ettari ed è caratterizzato da un grande numero di templi dorici, che lo rendono fra i siti più imponenti dell’intero Mediterraneo. Colonia greca, la città si presenta ben strutturata in ciascuna delle sue aree. (foto 8, foto 9)

L’Acropoli è caratterizzata dal santuario che si erge nella parte meridionale del promontorio, da mura di fortificazione di epoca e ellenistico-punica e da larghi isolati, definiti da strade. A nord di questa si trova invece l’Agorà, vero centro politico e sociale.

Altri tre monumentali templi – definiti E, F e G – si trovano sulla Collina Orientale, mentre a ovest si ha Gaggera, con il Santuario di Demetra Malophoros, quello di Zeus Meilichios, il Tempio di Hera Matronale e il Tempio M. Sono stati rinvenuti anche i resti di un quartiere artigianale, con numerose fornaci. (foto 10, foto 11)

Il sito, parte di un paesaggio davvero meraviglioso, rappresenta una delle fonti più importanti per il patrimonio archeologico, vista la vasta area che ricopre, e proprio per questo spesso è luogo di attività di ricerca scientifica.

Mozia era invece un’antica colonia fenicia, situata sull’Isola di San Pantaleo, nello Stagnone di Marsala. Fondata alla fine dell’VIII sec. a.C., la città si trovava in un punto strategico, perché di passaggio obbligato per le rotte commerciali verso la Spagna, la Sardegna e l’Italia.

Questo la rese, dunque, una delle più floride sedi fenice di tutto il Mediterraneo. Questo fu causa di conflitto con i Greci presenti nel resto della Sicilia e, nel 397 a.C., Diogene di Siracusa la distrusse completamente, portando i suoi cittadini a spostarsi sulla costa, fondando la città di Marsala, un tempo conosciuta come Lilibeo. (foto 12, foto 13, foto 15, foto 16)

I reperti più significativi provenienti dall’Isola di Mozia si trovano esposti nel museo creato sulla stessa da Giuseppe Whitaker, studioso che la acquistò a inizio Novecento per renderla la sua residenza.

Si deve allo studioso l’importante impegno nei confronti della valorizzazione del territorio e del suo patrimonio archeologico. I reperti là raccolti provengono dalla sua storica collezione e dagli scavi effettuati dalle spedizioni della Soprintendenza della Sicilia Occidentale (Soprintendenza di Trapani), dell’Università La Sapienza di Roma, dell’Università di Leeds, dell’Università di Palermo, dell’Università di Bologna e del C.N.R. (foto 17, foto 18, foto 19, foto 20)

Il museo è visitabile tutti i giorni, con orario variabile a seconda della stagione: dal 1 aprile al 31 ottobre, dalle 10:00 alle 14:00 e dalle 15:00 alle 19:00; dal 1 novembre al 31 marzo, soltanto dalle 9:00 alle 15:00.

La Sicilia è una regione meravigliosa, tutta da scoprire e, come sempre, siamo costretti a dover scegliere soltanto alcuni elementi caratterizzanti, da inserire all’interno della nostra rubrica.

Segesta e Selinunte non sono certo i soli siti che valga la pena di visitare, ma lasciatevi affascinare dall’atmosfera e dal paesaggio in cui vi troverete immersi, trasportati indietro nel tempo come per magia.

Prossimamente parleremo di un altro immancabile sito di questa regione: la Valle dei Templi.

Parco Archeologico di Selinunte

  • Piazzale Iole Bovio Marconi 1, Marinella di Selinunte, Castelvetrano (TP)
  • Il parco ha differenti orari di apertura a seconda del periodo dell’anno, secondo le seguenti indicazioni: dal 16 settembre al 28 ottobre, dalle 9:00 alle 18:00; dal 29 ottobre al 30 marzo, dalle 9:00 alle 17:00 dal lunedì al sabato, mentre la domenica dalle 9:00 alle 14:00; dal 31 marzo al 30 aprile dalle 9:00 alle 19:00; dal primo maggio al 15 settembre, dalle 9:00 alle 20:00.

Parco Archeologico di Segesta

  • Contrada Barbaro – S.P. 68 – 91013, Calatafimi Segesta (TP)
  • Il parco ha differenti orari di apertura a seconda del periodo dell’anno, secondo le seguenti indicazioni: dal primo gennaio al 28 febbraio, dalle 9:00 alle 17:00; dal primo al 25 marzo, dalle 9:00 alle 18:30; dal 26 marzo al 30 settembre, dalle 9:00 alle 19:30; dal primo al 29 ottobre, dalle 9:00 alle 18:30; dal 30 ottobre al 31 dicembre, dalle 9:00 alle 17:00.
  • L’ultimo ingresso è un’ora e mezzo prima dell’orario di chiusura del sito.
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Maestro d’arte, si diploma all’Istituto d’Arte Silvio D’Amico di Roma - è qualificato Restauratore di Beni Culturali e si occupa della conservazione di opere d’arte per mostre Nazionali e Internazionali. Cura costantemente progetti, consulenze, per la manutenzione e la conservazione e restauro di Beni Culturali, in Italia e all’estero, sia per Enti Pubblici che privati e collabora con alcune Università. Nel 2012 al Campidoglio, è stato insignito dell’onorificenza, “Premio Personalità Europea dell’Anno”, dal Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo. Presenta Convegni e ha pubblicato diversi suoi lavori in volumi scientifici d’arte. Scrive e realizza video per i Social Network sui temi: arte, ambiente e umanità. Già Consulente di Governo per la Struttura di Missione degli Anniversari Nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nomina da conservatore-restauratore: del Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo, Roma; del Comitato Scientifico del MUGA - Museo Garibaldino di Mentana e del MUCAM - Museo Civico Archeologico di Mentana e dell'Agro Nomentano.

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