Italiano Corretto #3. Tre domande a doppioverso, aka Chiara Rizzo e Barbara Ronca

LTfcZfBlIn un’epoca di globalizzazione, dominata dall’utilizzo pervasivo dei social network e delle nuove tecnologie di comunicazione digitale, è ancora possibile parlare un Italiano Corretto?

È questo il tema del convegno che si terrà a Pisa il 15 e il 16 aprile. Tra ibridazioni, forestierismi, emoji, espressioni mutuate dal gergo giovanile o dall’immaginario pop del cinema e delle serie TV, la nostra lingua sta evolvendo, come anche le forme che la veicolano. E questo rappresenta un problema per i professionisti e freelance della parola.

In attesa della due giorni di incontro art a part of cult(ure) ha posto tre domande ai professionisti che condurranno alcuni dei  sei laboratori interattivi più un evento speciale, che rappresentano il cuore dell’incontro e che ci accompagneranno alla scoperta delle sfide e delle opportunità che l’italiano 3.0 pone quotidianamente a tutti noi.

Concludono le traduttrici Chiara Rizzo e Barbara Ronca, che hanno ideato il convegno insieme a Sabrina Tursi e Laura Baldini di STL Formazione.

Qual è, oggi, l’italiano “corretto”?

Secondo noi l’italiano corretto non è uno solo, ma si configura come una realtà sfaccettata che cambia in base al contesto di utilizzo. Il senso del nostro laboratorio a Pisa sarà proprio questo: la lingua giusta è quella che risponde al meglio a una precisa esigenza comunicativa, e nel farlo non ha paura di esplorare le infinite possibilità, anche non canoniche, offerte dalle nuove tecnologie. Tutto questo a partire dalla consapevolezza che per sfidare le regole bisogna prima conoscerle, ovviamente.

Secondo quali percorsi scegliete le parole adatte per la vostra scrittura e per una comunicazione efficace?

Dipende dal tipo di testo che stiamo elaborando. Nella nostra esperienza di blogger, ad esempio, l’ironia e l’immediatezza la fanno da padrone. Evitiamo testi troppo lunghi, prediligiamo la divisione in paragrafi e un registro linguistico informale, ripetiamo parole chiave, formuliamo frasi brevi e twittabili: attuiamo insomma tutta una serie di accortezze che sono tipiche del blogging. Il linguaggio della traduzione risente invece, naturalmente, del limite imposto dalla voce autoriale. Diciamo che in linea di massima l’italiano di Chiara, che traduce prevalentemente articoli di attualità e politica internazionale, è improntato a concretezza e precisione, mentre quello di Barbara, che traduce anche narrativa, ha un ventaglio di scelte molto più ampio, che spazia dallo slang estremo al lirismo poetico.

A cosa ci porta la contaminazione del linguaggio propria della scrittura per i social network? Cosa c’è oltre la formula dell’hashtag e quale immaginate possa essere il futuro di questo segno di aggregazione?

Molti studiosi sono convinti che le nuove modalità di comunicazione e la contaminazione del linguaggio che ne deriva ci stiano in realtà rendendo più intelligenti. I ragazzi della cosiddetta Generazione Y sembrano essere molto più consapevoli della varietà linguistica e della necessità di adattare il proprio registro comunicativo al contesto. L’hashtag è l’esempio perfetto di questa dinamica: una definizione che ci piace molto lo identifica come un “distillato di senso”, funzionale, efficace e difficilmente utilizzabile da chi non abbia dimestichezza con le nuove tecnologie. L’hashtag è anche un aggregatore di informazioni nella logica di uno scambio costante e in visione di una sempre maggiore interattività. Secondo noi le sue potenzialità sono destinate ad aumentare esponenzialmente nei prossimi anni.

 

Chiara Rizzo e Barbara Ronca sono due traduttrici editoriali, specializzate rispettivamente in giornalismo e saggistica e turismo e narrativa anglofona. Hanno collaborato e collaborano da freelance, sia insieme che singolarmente, con diversi editori (Marsilio, UTET, Voland, EDT – Lonely Planet, Taschen, 66thand2nd) ma si occupano anche di web writing, formazione, organizzazione eventi e copywriting. Il loro lavoro – e la loro passione – è giocare con le parole e raccontare storie. Per questo da gennaio 2015 hanno dato vita alla creatura bifronte www.doppioverso.com, un blog in costante divenire che è vetrina, spazio di riflessione e palestra per le loro competenze.

 

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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