Tiburtino Terzo non solo periferia romana. Un libro dopo il convegno

Foto del prof. Muratore.

Situato nel quadrante nord-est della periferia romana, Tiburtino III  è il quartiere (si veda: https://it.wikipedia.org/wiki/Tiburtino_III) è che è stato oggetto di un interessante convegno svoltosi presso il Liceo Artistico Enzo Rossi. Promosso e curato dalla professoressa Daniela De Angelis, con il prezioso supporto della preside Mariagrazia Dardanelli, ha visto, tra i protagonisti della ricerca, gli allievi del liceo, che hanno così avuto modo di conoscere la storia dell’ex borgata attraverso sopralluoghi e ricerche, ma soprattutto tramite il contributo di alcuni tra i più stimati docenti dei principali atenei romani. Ricerche sul Tiburtino III è l’interessante volume connesso, da poco pubblicato per i tipi della Gangemi, che raccoglie gli interventi del prof. Giorgio Muratore della Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza, del prof. Valerio Palmieri della Facoltà di Architettura dell’Università Roma 3, del prof. Rinaldo Capomolla della Facoltà di Ingegneria dell’Università Roma 2 Tor Vergata, del prof. Riccardo Morri, docente di Geografia presso la Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza, quello della stessa prof.ssa De Angelis, ideatrice e curatrice del progetto e infine, in appendice, un testo scritto da Giuseppe Nicolosi nel 1936. Gli Atti del Convegno sono stati presentati nel giugno scorso negli spazi della Pelanda, a Testaccio, ma si è voluto riproporre recentemente il volume presso la biblioteca di zona, l’ex-Vaccheria Nardi, una delle più belle del circuito bibliotecario capitolino.

Di grande interesse, anche per la documentazione fotografica che ci ha gentilmente concessa, è la relazione del prof. Muratore, che ha presentato una fotografia altrettanto preziosa dello scontro generazionale e del confronto dialettico con le nuove tendenze in campo architettonico e urbanistico – che arrivavano soprattutto dai maestri della Modernità d’oltralpe –  dove non mancarono episodi architettonici salienti, citati dall’autore per inquadrare al meglio il percorso e la personalità di Giuseppe Nicolosi. Nel 1965, quando la borgata di Tiburtino Terzo era lontanissima e per nulla collegata al cuore della città, Muratore vi si recò più volte, documentando con i suoi scatti, finora inediti, gli edifici costruiti da Nicolosi negli anni ’30 e in seguito demoliti per far posto al nuovo quartiere. Rimase affascinato da questa apparizione dell’architettura razionalista nel cuore della campagna romana, all’epoca ancora popolata da greggi e del tutto isolata.

Il contributo del prof. Palmieri presenta una sintesi estremamente acuta del contesto accademico, culturale e di ricerca nel quale operò l’architetto Nicolosi. Dalle teorie di Le Corbusier riguardo gli assetti urbanistici delle città, ai tentativi nostrani di inserire elementi di novità in un ambiente ancorato a visioni imitanti il barocco. Palmieri ha proseguito poi illustrando l’intero percorso progettuale di Nicolosi, il suo essere misurato e rigoroso; ha poi analizzato le soluzioni, in una situazione d’emergenza, come quella del Tiburtino III, che costrinse l’architetto a ritmi serratissimi di consegna per rispettare le date care al regime, vincolato com’era, soprattutto, da finanziamenti assai ridotti.

Nell’intervento del prof. Capomolla sono stati analizzati a fondo gli aspetti riguardanti i materiali usati nell’architettura di regime: l’utilizzo del cemento armato offriva possibilità nuove e, nel contempo, il fascismo indusse i progettisti alla pratica autarchica del materiale reperibile nella penisola. Ci fu un diverso uso del marmo, non più in funzione portante, un largo utilizzo del vetro e del vetrocemento, della faesite e, più in generale, del polimaterismo. L’articolato excursus del prof. Capomolla ha toccato svariati esempi di edifici: dall’Accademia di Educazione Fisica al Foro Italico, di Enrico Del Debbio, al Palazzo della Civiltà Italiana dell’E42, di La Padula, Guerrini e Romano (il cd. Colosseo Quadrato); in essi, le innovazioni importate dal nord Europa dovettero coniugarsi con la necessità ideologica di ricordare il passato per mezzo di elementi architettonici, come le colonne o le arcate, che spesso perdevano la propria funzione portante.

Il prof. Riccardo Morri ha introdotto le linee guida della sua ricerca, illustrando come essa sia stata condotta attraverso i parametri della geografia, della memoria e della rappresentazione. Lo studioso ha indagato il forte sentimento di comunità vissuto dagli abitanti di Tiburtino Terzo, che non nacque, come è accaduto per altre borgate, legandosi e strutturandosi nel corso della Resistenza al nazi-fascismo, ma si è articolato nel corso del tempo in alcuni luoghi-simbolo, quali la piscina (elemento assai insolito nella città di allora: i bambini di Tiburtino III erano gli unici, delle borgate di Roma, a saper nuotare), il parco dell’Unità, voluto dagli abitanti e creato rimuovendo le macerie successive alla demolizione degli edifici degli anni ’30, il cinema, la Vaccheria Nardi e lo stretto rapporto con il fiume Aniene. Assieme all’assenza di una piazza, come luogo d’incontro, Morri sottolinea come le trasformazioni urbanistiche abbiano cancellato i ballatoi, gli stenditoi e le vasche comuni, spazi condivisi di una comunità che ora non è più coesa; nella memoria, quei luoghi non rappresentano il disagio di un’abitabilità precaria, claustrofobica e provvisoria – risultato di una vera e propria gentrification voluta dal regime – ma vengono percepiti, nel ricordo, come spazi significativi, partecipati, per i quali si prova, ancora oggi, una profonda nostalgia.

La relazione della prof.ssa De Angelis, docente di Storia dell’Arte – e in particolare della Storia dell’Arte tra le due guerre – ha posto al centro del suo contributo i rapporti tra la scuola e il quartiere; una disamina dettagliata di tutti gli aspetti dell’edificio scolastico, a partire dalla sua costruzione nel 1939, con una struttura realizzata in tempi rapidissimi e con materiali molto economici (come i tavelloni in pomice); il complesso era però immerso nel verde e dotato di una piscina scoperta, circondata da un arenile artificiale. Un’analisi molto approfondita, frutto di accurate ricerche d’archivio che restituiscono un quadro interessantissimo di questo segmento di periferia oggi completamente trasformato e alterato sia dal punto di vista urbanistico, che sotto il profilo sociale. L’attuale liceo artistico, un istituto d’eccellenza in ambito regionale, ha purtroppo la sfortuna di avere scarsa comunicazione con il territorio.

Il Centro Anziani, la Biblioteca, il Parco e lo stesso Liceo Artistico intitolato a Enzo Rossi, (il preside al quale furono affidati negli anni ’60 i locali scolastici, all’epoca abbandonati, per farne l’Istituto Statale d’Arte per la Decorazione e l’Arredo della Chiesa) sono delle isole distaccate tra loro, la cui memoria permane tra gli abitanti del quartiere, ma non c’è interazione, mancano purtroppo le occasioni di connessione e di scambio, insomma: c’è pochissimo dialogo tra i residenti e queste realtà di aggregazione.

L’auspicio è che invece emergano sempre di più queste nuove energie, unite alla volontà di cambiamento: scoprire o riscoprire luoghi e aspetti dimenticati dei nostri quartieri aiuta a riappropriarsene. Iniziative ben strutturate come questa sono da incoraggiare e sostenere perché contribuiscono a ribaltare quelle prospettive di rassegnazione che ci immobilizzano.

Infine, è confortante apprendere che l’idea abbia preso vita in una sede scolastica, grazie soprattutto a chi non si limita a seguire rigidamente il programma ministeriale, ma esercita la professione d’insegnante con passione e lungimiranza; la professoressa De Angelis consiglia ai propri colleghi di lavorare il più possibile assieme agli allievi: a suo dire – e vedendo l’entusiasmo che la circonda non si può fare a meno di crederle – condurre le ricerche con gli studenti, condividendone sia i traguardi che le sconfitte, ripaga di tante fatiche, fa dimenticare invidie e rivalità, e, in più, mantiene giovani.

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Maria Arcidiacono Archeologa e storica dell'arte, collabora con quotidiani e riviste. Attualmente si occupa, presso una casa editrice, di un progetto editoriale riguardante il patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno.

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