Più Libri Più Liberi #9. Ad amare ci si educa. Dedicato ai figli e ai loro genitori

Sala Elettra. Più Libri Più Liberi 2017. Ezio Aceti, psicologo e psicoterapeuta, autore insieme a Stefania Cagliani dei libri ‘Ad amare ci si educa. Viaggio nell’affettività e nella sessualità, ci racconta i come e i perché di questo atto d’amore scritto e dedicato a bambini e ragazzi.

Al centro ci sono proprio loro, bambine e bambini dai quattro ai sette anni nel primo volume, ragazze e ragazzi dagli otto agli undici nel secondo.

Formalmente è un tentativo di rispondere alle tante domande e incertezze sulla sessualità, sull’emotività e sull’affettività che come bolle crescono e scoppiano spesso senza aver trovato una sponda adeguata.

Aceti è molto duro con i genitori, in maniera plateale e provocatoria con le mamme che non sanno lasciar crescere i figli autonomi e integri.

Ci parla della sconnessione fra la sfera cognitiva e quella emotiva, abbondantemente sfasate in quelli che diventeranno uomini e donne intellettualmente iperstimolati ma immaturi nelle emozioni.

E da qui all’estremo delle violenze dettate dal rifiuto e dalla gelosia, di cui è piena la cronaca nera.

Ci chiede di tornare a guardare ai figli come persone a 360 gradi, ognuno come un tu completo ed unico da amare così com’è.

Questo è un libro per, che vuole indicare una strada per accompagnarli in una crescita sana ed autonoma della sfera emotiva e sessuale, uno dei doni fondamentali della vita di ogni persona.

Richiama di continuo all’unità, spiegando dove e come possono intervenire i genitori. Innanzitutto realizzando unità di visioni fra padre e madre, dove ognuno ha un ruolo preciso: la madre accoglie, il padre regola; e qui una delle provocazioni più forti di Aceti, quando raccomanda alle madri di “abbandonare” i figli dopo i sette anni.

Il senso di questo abbandono è di imparare a guardarli come “care persone” senza sostituirsi a loro nello sviluppo dell’autonomia ma lasciando che prendano la loro strada.

Così, se la madre deve imparare a lasciar andare, il padre non può essere un mammo, ma diventa attore coraggioso e vigile di un processo educativo in cui il figlio impara a violare le regole e a comprenderne le conseguenze.

Questo processo può funzionare anche in situazioni di separazione e persino quando il padre manca: qui è compito della madre fare un passo indietro, rinunciando alla tentazione di sostituirsi al figlio nei gesti quotidiani per proteggerlo, e regalandogli invece la visione del tu, che genera un progresso di autonomia.

A completare questo processo virtuoso è indispensabile creare una rete forte di adulti: genitori, educatori, nonni, ognuno con il proprio ruolo ben definito, dentro sfere d’azione che si toccano ma restano normate da regole proprie.

E la discussione su queste regole può esserci solo nel rispetto reciproco, fra adulti, riconoscendo la valenza del supporto che ognuno può dare nello sviluppo dei ragazzi, dove discussione non vuol mai dire, pertanto, interferenza.

In questo mondo ideale fatto di adulti sani c’è ampio spazio perché nuovi adulti altrettanto sani germoglino.

Ma siamo pronti a metterci in gioco?

 

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Primo vagito: giugno 1972, nella mia amata Roma dove vivo e vivrò. Sono ricercatrice in una nota fabbrica di numeri e informazione, lavoro che amo e che mi dà da vivere. A latere, il secondo lavoro che mi ripaga in divertimento e salute è la scrittura. Ho pubblicato diversi racconti e poesie e i romanzi “Storie dentro storie” (2012, L’Erudita di Giulio Perrone Ed. e 2014, in edizione digitale) e “Preferisco il rumore del mare” (con Andrea Masotti, 2014, Narcissus Ed.). Il tempo libero lo dedico a mille curiosità e ai miei bimbi.

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