Torna in libreria Il bufalo della notte di Guillermo Arriaga. La storia di Manuel, Gregorio e Tania e della solitudine

immagine per Guillermo Arriaga
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Non avrà più paura neppure Tania, la ragazza di Manuel che era anche la ragazza di Gregorio, ma amava il primo e restava col secondo perché ne aveva paura, o forse si sentiva in colpa. Manuel nel frattempo, tra un attacco di gelosia e l’altro, si scopa Margarita, la sorella di Gregorio e pure Rebeca, l’amica dell’università di Tania, e forse le ama tutte, anche se Tania è la donna della sua vita, e forse loro amano lui, anche se sono fidanzate o frequentano altri ragazzi.Gregorio è morto e Manuel l’ha appena rivisto. Si sono parlati ma di certo non si può dire che si siano perdonati. Gregorio è morto perché si è suicidato nel bagno con un proiettile in testa e, seppure il fatto in sé porti dolore e disperazione, Manuel forse è sollevato: non dovrà più aver paura. Perché Gregorio era un pazzo e faceva paura.
Poi ci sono i giovani della società borghese, quei bravi ragazzi che al massimo, per trasgredire, si sono bevuti una birra di troppo e hanno spaccato qualche bottiglia.
Una storia strana questa narrata da Guillermo Arriaga ne Il bufalo della notte, traduzione di Stefano Tummolini (Fazi Editore). Una storia strana e cupa, in cui emerge forte, fortissimo, un senso di solitudine estremo.

Sono tanti i personaggi, tante le voci, ma tutto, dalle ambientazioni – siamo a Città del Messico e piove quasi sempre – alle situazioni, alle famiglie, alle interazioni, sottolinea una sorta di rassegnato abbandono. Ciascuno vive la propria esistenza per sé stesso ma con gli altri, riconoscendo emozioni simili, percependo dolore, angoscia, paura, senza però che queste emozioni sembrino reali e condivise.

La scrittura è veloce, frasi brevissime e tanti punti. Come se l’autore non voglia darci lo spazio e il tempo per pensare. Vuole trasmetterci solo emozioni di superficie, così da poter percepire tutto il disagio di una situazione, del racconto di un fatto, senza consentirci di andare in profondità.

Per qualche strana ragione la lettura mi ha fatto tornare alla mente il film degli anni ‘60 The Swimmer, non tanto per la storia, quanto per la sensazione di alienazione che trasmette la sua risoluzione visiva e sensoriale. Ricordo che non riuscivo a guardarlo fino in fondo e, a ben pensarci, non ne ho mai visto il finale.

Ma quest’uomo che si fa il giro delle piscine del vicinato, queste sue nuotate solitarie, questi suoni ovattati, mi hanno sempre provocato un disagio reale, disagio che si prova leggendo questo romanzo. Che non è certo un male!

L’autore riesce, secondo me, a trasmettere pienamente quella verità legata a una società messicana medio- borghese in una fase di profondo cambiamento, una società in cui si sta modificando il difficile equilibrio nei rapporti tra genitori e figli, una società in cui divieti – genitori che cercano di mantenere una parvenza di controllo – e trasgressioni – figli che scambiano il sesso per amore e tradiscono e scompaiono senza interrogarsi sui sentimenti altrui – pare abbiano la stessa valenza, in cui apparire ed essere sono abilmente mescolati tanto che i protagonisti non sanno neppure più cosa sentire, percepire, provare: perché non sanno se è vero, non sanno se quello che si raccontano sia realtà o pura immaginazione, non riescono neppure a dare un significato alla morte che pure li attraversa.

In questa storia di amore, violenza, amicizia, tradimenti, solitudine, scritta con penna felice da Guillermo Arriaga, è l’angoscia del cambiamento che prevale su tutto, e quando si cambia si è soli, così come quando si nasce o si muore.

Nel tempo che c’è in mezzo, quello del nostro vivere, ciò che conta è non lasciarsi schiacciare dalla vita stessa e da ciò che ci aspettiamo da essa, dalla follia che a volte fatichiamo a riconoscere ma che c’è e fa paura e allontana, perché ci sono “bufali della notte che ci sognano” e il rischio che si corre è quello di risolvere tutto con la morte.

I dialoghi sono straordinari, vivi, già pronti per essere recitati, perché la suggestione filmica ci sta tutta e, come ha detto qualcuno, il cinema e la letteratura devono davvero tanto a Guillermo Arriaga.

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Cetta De Luca, scrittrice, editor e blogger vive a Roma. Ha al suo attivo sei pubblicazioni tra romanzi e raccolte poetiche. Lavora nel campo dell'editing come free lance per la narrativa e collabora alla revisione di pubblicazioni di didattica nell'ambito letterario. Cura un blog personale http://www.cettadeluca.wordpress.com e spesso è ospite dei blog Inoltre e Svolgimento.
Nel poco tempo libero che le rimane tra lavoro e figli si impegna nell'organizzazione di eventi per il mondo letterario e, nello specifico, per gli scrittori.

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