Più Libri Più Liberi 2019 #2. Antonio segreto, il romanzo sulla vita di un Santo

Che ci fa Michela Murgia alla presentazione di un libro su Sant’Antonio? E soprattutto lo sapevate che alcuni editori chiedono agli autori di scrivere libri “croccanti”? Queste solo due delle premesse per introdurre l’incontro a Più Libri Più Liberi con Nicola Vegro e il suo romanzo storico Antonio segreto, la forza di un uomo, Edizioni Messaggero Padova.
immagine per Michela Murgia
Il tono della presentazione, il ritmo se vogliamo, è stato dato proprio dagli interventi. Il primo, quello di Suor Mary Melone, professoressa e teologa della Pontificia Università Antonianum, si concentra sul protagonista dell’opera, quel Sant’Antonio amatissimo in tutto il mondo e la sua vicenda storica e umana estrapolata e raccontata attraverso i suoi sermoni.

Sermoni noiosissimi da leggere, ha affermato Suor Mary, ma se contestualizzati all’interno dell’idea formativa di Antonio il quale, ricordiamolo, aprì la prima scuola di teologia, ci fanno capire quanto lui fosse innovativo e ribelle anche in questo. I sermoni servivano per i giovani e lui trasmetteva loro cultura svelando sé stesso come uomo, il suo vissuto, la sua curiosità. Fare formazione significava per il Santo “mettersi al servizio”, aiutare ad aprire le menti, ad acquisire la conoscenza, e ricordiamo che all’epoca gli studi erano visti come una forma di potere.

“Non c’è libertà se la libertà è fondata sul terrore” [cit.]

Ma veniamo al secondo intervento, quello di Michela Murgia, e notiamo subito come cambia il ritmo. Lei si sofferma sulla narrazione e il linguaggio, sul fatto che un libro del genere debba essere letto non per devozione o per fede, ma perché è bello. Ma che valenza ha il linguaggio narrativo – ricordo che stiamo parlando di un romanzo – all’interno di una ricerca che ha comunque valore storico, soprattutto quando si tratta di un “Santo amatissimo”?

Questo è il punto. Non si rischia di essere dissacratori o, al contrario, perbenisti? In fondo l’autore ha affrontato la storia di un intoccabile… forse qui c’entra un po’ quel desiderio di croccantezza dell’editore.  E allora la forma narrativa ha un senso, perché ci aiuta a conoscere un uomo vero, che vive una vita appassionata e anche ricca di conflitti e rischi, che era un ribelle tanto da denunciare la corruzione e la depravazione dell’ordine agostiniano cui apparteneva, da opporsi a Francesco nel voler a tutti costi una scuola. Tutto questo non poteva essere contenuto in un saggio, ma di questo parlo dopo.

Due momenti dell’intervento di Michela Murgia mi hanno particolarmente emozionata: quando ha ricordato che in Sardegna Antonio è venerato come il Santo delle cose perdute, intese proprio come oggetti, mentre a lei è capitato di pensarci quando aveva bisogno di ritrovare sé stessa; poi quando ha sottolineato la normalità di quest’uomo, tanto che all’epoca non era proprio ben visto, e forse come lui i “Santi del futuro” sono quelli che ci camminano oggi accanto e che a volte ci danno un po’ fastidio.

I Santi non sono quelle figura anemiche e tristi, simili a eunuchi, che vediamo nelle Chiese o sui santini. Sono invece esseri eccezionali scelti per il coraggio di andare in fondo alla loro ricerca della verità”. [liberamente tratto dall’introduzione]

A proposito del discorso sui saggi, finalmente abbiamo ascoltato l’autore, e qui potrei dire che il doppio ritmo dell’incontro ha subito uno scossone. Nicola Vegro è sceneggiatore, aiuto regista, scrittore e da tempo desiderava portare sullo schermo la vita del Santo senza mai riuscirci. Per scrivere questo libro ha raccolto tutte le ricerche fatte per la sceneggiatura e ha poi rivisitato il materiale in suo possesso utilizzando i sermoni autentici di Antonio e la supervisione e consulenza storica di Padre Luciano Bertazzo.

Fin qui tutto bene. Michela Murgia però ha voluto sapere perché lui abbia scelto di scrivere un romanzo, quindi narrativa, anziché un saggio, sottolineando come la saggistica invita al dialogo e al confronto mentre la forma letteraria  costringe il lettore ad accettare la “verità” raccontata dall’autore. “Ho pensato che un romanzo fosse più fruibile” è stata la risposta. Un po’ come la storia dell’acqua calda, direi io, ma c’era di più.

Il fatto è che l’autore è convinto che questo tipo di narrativa possa avere un aspetto non solo divulgativo, ma anche restituire al cattolicesimo quella funzione di collante che storicamente ha avuto nelle società civili e che forse proprio oggi sarebbe più che mai necessario.

Ho ascoltato quest’ultimo commento a bocca aperta.
Anche Michela Murgia, che alla fine ha concluso “Ovviamente sull’ultima cosa che ha detto sono in totale disaccordo”.

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Cetta De Luca, scrittrice, editor e blogger vive a Roma. Ha al suo attivo sei pubblicazioni tra romanzi e raccolte poetiche. Lavora nel campo dell'editing come free lance per la narrativa e collabora alla revisione di pubblicazioni di didattica nell'ambito letterario. Cura un blog personale http://www.cettadeluca.wordpress.com e spesso è ospite dei blog Inoltre e Svolgimento.
Nel poco tempo libero che le rimane tra lavoro e figli si impegna nell'organizzazione di eventi per il mondo letterario e, nello specifico, per gli scrittori.

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