A Tempo di Libri ho incontrato Marco Missiroli e Dino Buzzati

immagine Marco Missiroli
Marco Missiroli
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Marco Missiroli

Facciamo un gioco: facciamo che io non conosco Marco Missiroli e che non so quasi nulla di Dino Buzzati. E facciamo anche che a Tempo di Libri mi capiti di incontrarli entrambi. Ora i più accorti diranno come fai a incontrare Dino Buzzati se è morto tanto tempo fa? Eppure vi assicuro che, io che di Buzzati so poco, ho davvero l’impressione che sia qui, in questa sala gremita di Milano Fiera City, a raccontarsi con la voce di Missiroli.

Lo noto subito questo ragazzo altissimo, che abbraccia le persone, che ci saluta come fossimo vecchi amici che si incontrano a una festa.

Si allenta il nodo al collo. “Metto la cravatta solo ai matrimoni e in onore di Buzzati” esordisce, e un po’ gli assomiglia, con la stessa eleganza, le cravatte strette, l’abito a posto, i modi gentili.

Missiroli apre i diari e gli appunti che ha portato con sé e comincia a leggere e raccontare. Racconta di un uomo gentile di aggettivi, nei modi e nell’apparire, ma che dentro ribolle e questo traspare dai suoi scritti che per questo seducono il lettore. “Seduzione letteraria primaria” così la chiama Missiroli, e questo è uno dei motivi per cui, pur non avendo fiducia negli autori italiani ne ha in Buzzati, che non è un autore ma un sentimento.

Malinconia, nostalgia, fuga, passione, timidezza della vita si trovano in Buzzati, e sono sentimenti che ci appartengono.

Missiroli, che chiama i genitori per nome da quando ha memoria, sfoglia il suo diario:

26 giugno 1996 – Sauro (suo padre) mi dà da leggere Il deserto dei Tartari. Io lo abbandono per un anno.

7 giugno 1997 – La professoressa di lettere mi dà Il deserto dei Tartari come lettura per le vacanze. Dovrò fare il resoconto a Sauro…

8 luglio 1997 – Finito il libro. Avevano ragione, ragione, ragione.
Il primo incontro con Buzzati è come una scossa elettrica, perché lo scrittore gli dice, proprio a lui, di non perdere tempo nella sua fortezza. Ma come? Uscire dalla fortezza vuol forse dire gettarsi nella mischia delle vite degli altri per raccontarle? No. “Stai al margine della pista e guarda gli altri ballare e poi scrivi di quelli che ballano.” Così gli dice Buzzati.

21 ottobre 2001 – Vent’anni e solo quattro libri letti per la disperazione di mia madre. Mi manca Drogo che è un’emozione. E se Buzzati fosse davvero un sentimento e io volessi lo stesso sentimento? Forse dovrei scrivere anch’io.

Marco Missiroli legge e racconta in un flusso continuo che pare una confessione. Ha una fame incredibile di capire cosa Buzzati voglia dirgli e per questo scava nei suoi libri, nei suoi diari, nella sua intimità che “è sempre qualcosa che perde nelle tasche”. Straordinario. Ho immaginato l’intimità del gesto, il mistero delle piccole cose perdute che sono importanti solo per noi. E queste due vite/diario che scorrono parallele seppure con settanta anni di distanza. Anche Missiroli decide di scrivere il primo romanzo a ventuno anni. Lo decide e lo scrive.

Il flusso di parole continua e diventa immedesimazione accorata. Buzzati ha bisogno di un amore per “uscire fuori”, per lasciarsi alle spalle la sua fortezza che è fatta di ritualità. Che è il suo totem portafortuna e gli impedisce di ribellarsi. Chi non si ribella ha bisogno di ritualità per sentirsi al sicuro, e i rituali creano una narrazione che aiuta l’immaginazione e Buzzati era un narratore straordinario di amori e legami.

L’uomo che inseguiva le ragazzine nelle notti milanesi come uno qualunque, un borghese che si confondeva tra gli altri inseguendo i suoi desideri, è un uomo come ce ne sono tanti oggi, un uomo chiuso nei suoi rituali e che si apre solo quando trova l’amore. E Buzzati lo troverà, sessantenne, in una donna di venticinque anni.

Buzzati è uscito dalla fortezza, Drogo è uscito dalla fortezza perché si è innamorato, e ce ne accorgiamo quando scrive Un amore, un flusso di coscienza in cui il soggetto “lui” diventa “io”, in cui toglie il velo del pudore al cervello usando la pancia. Togliere gli strati di pudore per rimanere nudi davanti a sé stessi e liberarsi, esternare le passioni, la gelosia, la sofferenza amorosa per liberarsi…

Amicizia, attesa, auto-sabotarsi costantemente, sono tematiche di Buzzati che ci appartengono in fondo. Leggere oggi i suoi libri, scoprirlo oggi come autore è come scoprire uno scrittore ancora vivente, nuovo, freschissimo. E Missiroli trasmette il suo amore e la sua passione, la profonda e intima conoscenza di Buzzati come in una sorta di identificazione mistica: lui non somiglia a Buzzati, lui lo incarna.

10 marzo 2018 – Ho incontrato Marco Missiroli e Dino Buzzati a Tempo di Libri e ho scoperto che si può uscire dalle proprie fortezze senza timore, guardare gli altri ballare e sapere che è una bella storia la vita.

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Cetta De Luca, scrittrice, editor e blogger vive a Roma. Ha al suo attivo sei pubblicazioni tra romanzi e raccolte poetiche. Lavora nel campo dell'editing come free lance per la narrativa e collabora alla revisione di pubblicazioni di didattica nell'ambito letterario. Cura un blog personale http://www.cettadeluca.wordpress.com e spesso è ospite dei blog Inoltre e Svolgimento.
Nel poco tempo libero che le rimane tra lavoro e figli si impegna nell'organizzazione di eventi per il mondo letterario e, nello specifico, per gli scrittori.

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