Il buio dentro di Antonio Lanzetta. Un crime che si legge d’un fiato

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Il buio dentro, cover

Complice la nevicata a Roma che mi ha tenuta prigioniera in casa, sono riuscita a terminare il romanzo in due giorni, e chi mi conosce sa quanto questo fatto sia un buon segno. Chi mi conosce sa anche che difficilmente racconto qualcosa sulla trama, quella ognuno se la deve gustare per conto proprio. A me piace affrontare tutto ciò che c’è dentro, intorno, dietro, però qualcosa sul racconto la devo dire: è una bella storia, una di quelle che ti intriga, che si fa leggere fino in fondo nonostante tutto. Dopo parlerò di questo “nonostante”, prima però voglio affrontare il tema del genere. Quando è arrivata la proposta di lettura di Il buio dentro di Antonio Lanzetta (La Corte Editore), ho esultato per due ragioni: avrei letto un libro del mio genere preferito e avrei conosciuto meglio un autore che mi incuriosiva da un po’, vuoi per amicizie comuni, vuoi per averne sentito parlare.

Ho detto che ero curiosa di leggere Lanzetta perché da più parti mi arrivava voce di una scrittura noir e io, che sono legata al noir come i tralci di vite, mi sono detta che evviva, una nuova voce sul genere nel panorama italiano non può che starci bene. Ecco, devo dire che non riesco a classificare Il buio dentro come un noir: secondo me è un crime. Certo è la mia opinione, ma insomma qualche noir l’ho letto e recensito, e una certa differenza per me è lampante. Provo a spiegarmi.

Nel noir non sono solo i fatti ad essere tinti di scuro. I personaggi, l’ambientazione, i sentimenti, si susseguono e si sviluppano in continui chiaroscuri e non è necessario descriverli. Sono così, balzano fuori da soli nella loro potente oscurità.

In questo romanzo invece la narrazione si sofferma con dovizia di particolari e termini appropriati proprio nel dare tinte forti alla storia. Ogni scelta lessicale serve ad accentuare la violenza, la cupezza, il dolore, e questo attiene appunto al genere crime ma rivela anche un’abitudine alla scrittura fantasy, che solo in seguito ho scoperto appartenere a Lanzetta.

È un crime americano, visto e letto, quello raccontato ne Il buio dentro. Mi viene in mente il primo Faletti di Io uccido, quello stesso ritmo incalzante, quello svelare a poco a poco i retroscena, quel centellinare gli accadimenti per poi ritrarsi per tenere il lettore in sospeso. In questo Lanzetta è bravo.

Veniamo però ai “nonostante”. Ci sono alcune incongruenze, che credo derivino proprio dalla lettura intensiva di autori americani. Penso al protagonista (lui sì un classico personaggio noir), uno scrittore di genere che viene coinvolto nelle indagini – cosa improbabile in Italia – o al giustiziere della notte – molto stile Marvel – e questo giusto per citarne un paio. Oppure alcuni cliché tipici delle serie TV: l’uso ripetuto di frasi come “il volto butterato della luna”, oppure “lama affilata con un cote”, o ancora “il formicolio alla base della nuca”… mi pareva di sentire la voce baritonale fuori campo di un narratore alla Lucarelli, solo che Lucarelli non è così descrittivo.

Ho voluto fare le pulci al romanzo, mi rendo conto, ma non l’avrei fatto se non mi fosse piaciuto. Lo stile è interessante, fluido, accattivante. Come ho già detto i colpi di scena sono davvero ben dosati, tengono incollati alle pagine.

Mi ha particolarmente affascinata la narrazione degli anni ’80, in quella meravigliosa terra del Cilento già allora – forse più di ora – segnata da fatti di camorra che, da soli, giustificano un’atmosfera cupa nonostante il luminoso cielo estivo.

I personaggi sono ben costruiti, le dinamiche del gruppetto di amici adolescenti del 1985 mi ha ricordato altri gruppetti storici e, anche stavolta, filmici: il gruppo di amici di IT, il gruppetto di amici di ET e, ultimo ma non per importanza, gli amici straordinari di Stranger Things, i ragazzi e le loro biciclette. Citazioni nobilissime, che pescano dunque nel fantastico, genere dal quale Lanzetta proviene, ma che non stonano affatto in questa sua prova narrativa.

Promuovo dunque questo crime italiano, anche perché in fondo manca qualche scrittore che si occupi nello specifico di storie così.

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Cetta De Luca, scrittrice, editor e blogger vive a Roma. Ha al suo attivo sei pubblicazioni tra romanzi e raccolte poetiche. Lavora nel campo dell'editing come free lance per la narrativa e collabora alla revisione di pubblicazioni di didattica nell'ambito letterario. Cura un blog personale http://www.cettadeluca.wordpress.com e spesso è ospite dei blog Inoltre e Svolgimento.
Nel poco tempo libero che le rimane tra lavoro e figli si impegna nell'organizzazione di eventi per il mondo letterario e, nello specifico, per gli scrittori.

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