Più Libri Più Liberi #9. Gli intellettuali non devono tacere. Le vie di Terra e un progetto per una nave che deve restare in mare.

Fa sempre un effetto dirompente vedere sullo stesso palco intellettuali come Marcello Fois, Michela Murgia, Evelina Santangelo e Hamid Ziarati, perché sai che puoi aspettarti di tutto. In questa occasione, a Più Libri Più Liberi ci hanno portato una nave, o meglio un progetto per farcela restare: Le vie di Terra.
Cosa c’entrino loro con una nave è presto detto. C’è un rimorchiatore italiano, Mare Jonio, che ha la missione di continuare ad illuminare quelle via del mare Mediterraneo che si vorrebbe “oscurare” dimenticando così gli esseri umani che ancora ci perdono la vita grazie ai trafficanti. La missione ha un nome, Mediterranea, e ha bisogno di sostegno. Le vie di Terra sono quei percorsi umani che artisti, scrittori, intellettuali hanno deciso di intraprendere insieme per raccogliere i fondi necessari a questo sostegno.

Ora questo è il prologo a una narrazione che ultimamente si sta facendo interessante e accesa. Gli scrittori stanno diventando molto visibili perché hanno deciso di affrontare tematiche sia sociali che politiche, hanno deciso di non tacere. Che poi tutto questo alimenta una dicotomia: l’accusa agli intellettuali di non esprimersi, di non parlare quando ci sono accadimenti che scuotono l’opinione pubblica e la richiesta più o meno esplicita che stiano zitti, che si occupino solo di scrittura e non di politica.

Michela Murgia sottolinea come spesso gli scrittori vengono definiti “incompetenti del reale”. Ho pensato molto a queste parole, al loro significato profondo. In pratica uno scrittore non ha contatto con la realtà e quella che descrive è qualcosa di illusorio perché a conti fatti la vita è altro. Beh, scusate se dissento. Molto spesso gli intellettuali sono precursori di quello che verrà, solo che è scomodo leggerli, scomodo ascoltarli. Eppure sono anch’essi parte della comunità civile, per quale assurda ragione dovrebbero tacere?

Però è anche vero che gli intellettuali sono tutti diversi tra loro, e anche questa pluralità, che è connaturata alla libertà di scrittura, è scomoda, fa paura. Perché uno scrittore quando “sente” un’urgenza la scrive, non si fa dettare l’agenda da nessuno, ed è per questa ragione che molti di loro si sono uniti e hanno deciso di mettersi in gioco nella doppia veste di cittadini e autori. Si sentono troppe parole in giro, sul web, sui social, sui media che tradiscono i principi di civiltà che intere generazioni hanno contribuito a costruire, e la cultura non può starsene in silenzio.

E qui veniamo al ruolo dei social. Si è verificato una sorta di appiattimento da quando i social media hanno preso in mano la conduzione dell’informazione, ma soprattutto si sono eliminati quei filtri per cui oggi i politici e gli scrittori che si esprimono online vengono valutati con lo stesso metro da chi li legge. Eppure non usano lo stesso linguaggio…

C’è una domanda che scaturisce da questa analisi: esistono dunque gli intellettuali adatti al potere? Inquietante, se non altro perché gli scrittori hanno da sempre avuto il compito di rompere le scatole proprio a chi il potere lo detiene.

“Oggi l’intellettuale deve essere un portatore responsabile della situazione che sta vivendo. Il problema è che i nostri politici attuali non hanno proprio alcuna preparazione culturale… se avessero studiato per esempio saprebbero che non sono i primi a fare quello che stanno facendo. C’è un piano di responsabilità che ogni intellettuale deve scegliere e farsene portavoce, senza porsi il problema di essere o meno popolare. L’intellettuale deve essere a “lento rilascio”, non per forza attuale. Deve essere scomodo perché deve convincere la gente a guardare la dove non vorrebbe guardare.” [Marcello Fois]

C’è un aneddoto toccante che ha raccontato Evelina Santangelo, una conversazione avuta con lo straordinario novantenne Raffaele Dudù La Capria che alla domanda “Perché non stai scrivendo più?” ha risposto che non ci riesce, che tutti questi sbarchi, questo dolore di questa immigrazione spesso mortale, questo odio tra i denti gli occupano la coscienza e gli impediscono di pensare. Quindi sono i giovani intellettuali che adesso devono prendere il testimone e parlare. E possono farlo solo nel loro modo più connaturato: scrivendo.

Ma può la narrativa avere quella capacità di penetrazione sociale, di denuncia che viene invece sempre attribuita ai saggi? Può un romanzo avere valore politico?  E come può darglielo un pubblico che viene regolarmente alimentato con libri cosiddetti di evasione, scritti dal VIP di turno e qualitativamente insignificanti? Il paradosso è proprio questo. Ben venga un Fabio Volo così come una sfilata di alta moda, perché la popolarità spinge il lettore/consumatore ad acquistare e l’editoria virtuosa, così alimentata, può far emergere gli intellettuali veri.

 

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Cetta De Luca, scrittrice, editor e blogger vive a Roma. Ha al suo attivo sei pubblicazioni tra romanzi e raccolte poetiche. Lavora nel campo dell'editing come free lance per la narrativa e collabora alla revisione di pubblicazioni di didattica nell'ambito letterario. Cura un blog personale http://www.cettadeluca.wordpress.com e spesso è ospite dei blog Inoltre e Svolgimento.
Nel poco tempo libero che le rimane tra lavoro e figli si impegna nell'organizzazione di eventi per il mondo letterario e, nello specifico, per gli scrittori.

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