Florian Neufeldt da Berlino a Roma con Sealed Vessels

immagine per Florian Neufeldt
Sealed Vessels, 2018, variable size, installation view, photo by Florian Neufeldt

Che cos’è lo spazio se non un ambiente modulabile? Cos’è una galleria come The Gallery Apart se non un contenitore che è esso stesso contenuto?

Questi quesiti prendono forma nella quarta personale di Florian Neufeldt (1976, Berlino) con Sealed Vessels presso The Gallery Apart di Roma con una mostra che cambia il volto della galleria.

Il percorso artistico di Neufeldt è seguito dai galleristi Fabrizio Del Signore e Armando Porcari con molto interesse vedendo in lui sin da subito una precisione e una pulizia dell’immagine, tipicamente nordica.

La freddezza nell’utilizzo di oggetti usati viene mediata dai meccanismi di memoria nonché di immaginazione che le opere innescano nel pubblico.

La peculiarità è proprio quella di non voler distorcere completamente l’oggetto ma di lasciarlo respirare e interiorizzare dal fruitore. Meccanismi mentali che vanno in senso opposto rispetto al minimalismo e al rigore formale che lo contraddistinguono. Una commistione che ha sempre affascinato i galleristi che hanno continuato a seguire il suo percorso artistico.

La ricerca di Neufeldt si è evoluta, aggiungendo volta per volta elementi che lo mettessero in rapporto con l’ambiente circostante.

Un esempio tangibile fu la scultura realizzata nella passata personale utilizzando materiali reperiti direttamente in galleria (nello specifico lo scheletro di una delle finestre presenti nello spazio, vetri e un termosifone).

L’opera evocava l’atmosfera casalinga, la convivialità, il calore. Una scultura che però non era fine a se stessa ma che metteva in connessione l’interno con l’esterno. Così facendo il panorama della galleria sugli Ex Mercati Generali di Ostiense -un esempio di archeologia industriale- invadeva completamente lo spazio interno ribaltandone la visione.

In Sealed Vessels l’indagine si sposta focalizzandosi sullo spazio interno, chiuso, sigillato, tipico dei contenitori. Il piano terra della galleria è costellato da sculture composte da uova collocate sopra a dei basamenti creati con delle comuni bombole per il gas.

La connessione tra la fragilità e l’instabilità dell’uovo, contenitore naturale per antonomasia avvolto da significati aulici in termini alchemici, mitologici, religiosi, e la stabilità dei basamenti industriali che riconducono alla inalterabilità e alla forza, rende questo binomio interessante e pieno di spunti di riflessione.

Il pubblico s’interroga sul “contenitore” inteso come oggetto, elemento necessario e fondamentale sin dall’antichità per la sopravvivenza dell’uomo, senza dimenticare la valenza memoriale che ha sempre rivestito. La specificità delle uova (di quaglia, di tacchino e di gallina) è di carattere puramente formale dove le differenti fattezze sono strettamente legate al basamento sul quale vengono posizionate.

Le bombole, tutte sigillate, sono state lucidate in rapporto allo spazio. La specchiatura che si ricava ingloba l’uovo posto alla sommità e l’ambiente all’interno della scultura.

Spostandoci nel piano inferiore della galleria la relazione con lo spazio – nello specifico il cortocircuito innescato tra quello agito e quello immaginato – è ancora più evidente.

Il carattere formale di Neufeld ritorna nello studio delle cornici di porta le quali vengono spogliate dalla loro funzione primaria e vestite con una connotazione scultorea.

Esse inglobate – quasi annegando – nel bianco asettico della parete creata per delimitare la grande stanza del piano interrato, rendono l’ambiente claustrofobico.

Le cornici e il muro sono stati utilizzati dall’artista in termini strumentali facendo innescare nel fruitore l’immaginazione sullo spazio esperito rispetto a quello reale della galleria.

Anche nel video il fil rouge rimane il contenitore e il suo contenuto. Qui Neufeldt usa delle semplici scatole di polistirolo utilizzate comunemente nei mercati. Queste, tutte impilate, evocano l’elemento architettonico della colonna alla cui sommità posiziona una lampadina. Il calore generato dalla luce scalda e brucia i contenitori creando dei fori. A mano a mano che questo foro si allarga la lampadina scende di livello arrivando alla scatola successiva. Un loop che porta la luce dalla sommità fino al fondo della colonna.

Una personale interessante che dimostra quanto si sia evoluta in termini di formalizzazione e di sensibilità l’arte di Florian Neutfeldt.

Quanto la chiarezza del suo linguaggio scultoreo arrivi con semplicità senza mai eclissare la profonda percezione dello spazio e della luce, fondamentali nel suo lavoro.

Info mostra

  • Sealed Vessels | Florian Neufeldt
  • dal 5 dicembre 2018 al 15 febbraio 2019
  • The Gallery Apart
  • Via Francesco Negri, 43, 00154 RM
  • info@thegalleryapart.it
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Valentina Muzi nasce e vive a Roma. Diplomata in lingue nel 2011 presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla Facoltà di Studi Storico-Artistici dell’Università di Roma La Sapienza, parallelamente ha frequentato un Executive Master in Management dei Beni Culturali presso la Business School del Sole24Ore di Roma. Dal 2016 svolge attività di traduzione di cataloghi, stesura di testi critici e curatela. Dal 2017 svolge l’attività di giornalista di taglio critico e finanziario per riviste di settore. Attualmente è membro del Board Strategico presso l’Associazione culturale Arteprima nonprofit, Social Media Manager ed è Responsabile organizzativa della piattaforma Arteprima Academy.

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