Salone del Libro 2019 #4. Luis Sepùlveda, un racconto intimo e poetico.

Sala Azzurra, ore 13:30. La sala è gremita, posti esauriti. Molti non sono riusciti a entrare, Luis Sepúlveda è uno degli “eventi” di questo Salone 2019. Nonostante i problemi organizzativi, code, controlli, richieste, ecc… Il celebre autore de La Gabbianella e il Gatto che le insegnò a volare ha incontrato centinaia di bambini che hanno potuto porgere all’autore domande sui capolavori da lui scritti in trent’anni di onorata carriera. Occhi sognanti, sorrisi e tanta curiosità.

Ad accompagnarlo in questo breve ma intenso momento magico ci sono: la traduttrice di molte sue opere Iride Carmignani e Giancarlo De Cataldo.

Lo scrittore cileno da Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare sino a Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, ultimo suo capolavoro, si è lasciato andare a confessioni intime, raccontando specialmente cosa ha ispirato alcuni dei suoi romanzi più famosi.

Ha raccontato come sono nate le sue favole e i suoi personaggi, ma soprattutto ha spiegato che la passione del raccontare favole (per bambini e non) nasce e si sviluppa grazie a sua nonna che –dice Sepùlveda- «dopo avermi rimboccato le coperte quando ero piccolino, si sedeva accanto a me, con aria tenera e materna, e iniziava a inventare storie su animali o su diversi elementi della natura. È una tradizione che ho sempre portato avanti anche con i miei figli e ora i miei figli continuano questa tradizione con i loro».

I suoi personaggi, come è noto, sono esempi di valori quali l’amicizia, la lealtà, l’amore e il rispetto per la natura. Lucio, come lo chiamano in famiglia, ha parlato del suo rapporto con gli animali, ai quali è molto legato, e tra questi del suo «nobile, amato ed enorme gattone nero di nome Sorba», morto dopo 12 anni di assoluta compagnia.

Sorba -il gatto protagonista del suo romanzo più conosciuto, tradotto in 55 lingue diverse- era un trovatello «un giorno passeggiando per il porto di Amburgo insieme a mio figlio Sebastian, abbiamo notato che un pellicano stava per ingoiare un piccolo gattino di 4-5 centimetri. Gli siamo corsi incontro, abbiamo liberato il gattino… Sorba è un gatto fortunato. Sorba è un gatto del porto d’Amburgo che la letteratura ha reso immortale».

Sensibile, poetico e grande osservatore, Sepúlveda al Salone del Libro ha presentato la sua ultima favola, intitolata Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa (Guanda). Il racconto, ambientato in Patagonia, regione del sud del Cile in cui è molto duro vivere per il clima rigido e ventoso, esalta nuovamente la natura e gli esseri viventi che la abitano. «Ho sempre sentito un fascino enorme per le balene» –dice Sepùlveda– «questi animali mitici e misteriosi, pacifici, ma che sono in pericolo perché cacciati dall’uomo.

Mi sono informato, mi sono inoltrato nel profondo sud, fin dentro la popolazione dei Mapuche… e lì ho scoperto l’armonia che inebria positivamente uomini e animali, che continuano a rispettarsi reciprocamente».

In questo libro la grande balena bianca veste il ruolo di protettrice del mare dai forestieri che con le navi portano via ogni cosa e senza alcun rispetto. Sepulveda ha ripreso il romanzo conosciutissimo di Herman Melville scritto nel 1851 e intitolato Moby-Dick. «Melville, anche lui, ha scritto sulle vicende di una balena bianca, ma lo ha fatto solo raccontando la prospettiva degli uomini naufragati e morti dopo lo scontro con la stessa.

Melville ha raccontato solo la storia della caccia alla balena, ma non si è mai posto la domanda fatale e per la quale io ho deciso di scrivere questa ultima favola. La domanda che mi sono posto è: quali motivi hanno spinto questo animale enorme ma assolutamente pacifico ad attaccare la nave? Perché lo ha fatto?». Tutto questo si scoprirà alla fine del libro. Lui non rivela e non anticipa nulla. Ma una cosa ancora la aggiunge «quando uno scrittore dimentica di raccontare un punto di vista essenziale nella sua opera, è compito di un altro scrittore intervenire per dare voce a coloro che sono stati taciuti».

Come sappiamo, Sepùlveda nasce in Cile e passa la sua giovinezza nella capitale. Poi lo abbandona dopo un’intensa stagione di attività politica, per cui fu anche incarcerato da parte del regime di Pinochet. Dopo aver girato per l’America Latina e l’Europa, lo scrittore si è fermato in Spagna a Gijon, dove attualmente vive. E alla domanda che cercava di snocciolare qualche informazione personale, ovvero “perchè hai scelto il nord della Spagna”, lui risponde sicuro e senza titubanze: «Tutti abbiamo diritto di vivere in tutto il mondo, non in un solo paese».

L’incontro è pressoché finito. Tra le domande curiose dei bimbi e un pizzico di nostalgia di genitori e insegnanti, a quasi 70 anni, consapevole di aver accompagnato sogni e avventure di milioni di persone, Sepúlveda ha lasciato un messaggio alle nuove generazioni: «Ricordatevi che vola solo chi osa farlo». Un augurio ad affrontare la vita con coraggio, qualunque siano le avversità. Proprio come la gabbianella che imparò a volare grazie al gattone nobile di nome Sorba.

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Giuseppe Giordano nasce nel 1992 a Vercelli. Dopo aver compiuto gli studi tecnici, si è laureato in Lettere Moderne e Contemporanee - ambito di ricerca in letterature comparate euro/americane - presso l’Università degli Studi di Torino. Dal 2013 ha collaborato con alcuni settimanali locali e successivamente ha intrapreso il lavoro in un’azienda grafico-chimica. Nel 2017 ha pubblicato "E in un sogno d’amore scalcia disumano delirio", in "L’Iliade riscritta", a cura di C. Lombardi (Ed.), Torino, Mimesis (Collana Woland) e nel 2018 si è posizionato tra i finalisti al concorso letterario “Premio Internazionale Mario Luzi” con l’opera intitolata "Svezzamenti. Forme di un nichilismo liquido dal mancato e dalla dimenticanza"- ora in corso di pubblicazione presso la casa editrice Luzi Editore. Da qualche tempo ha iniziato a collaborare con la rivista “art a part of culture”.

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