Indipendentemente #25. Romanzo Caporale di Annibale Gagliani. Un’invocazione per i migranti

immagine per Annibale GaglianiRomanzo Caporale di Annibale Gagliani [altre info] è un libro che andrebbe letto attentamente; il giovane scrittore pugliese ci offre infatti uno sguardo differente sul “problema” dell’immigrazione.

Viene narrato il percorso esistenziale di un giovane ragazzo africano che per necessità e per contingenze storiche, che non dipendono da lui, deve intraprendere un lunghissimo viaggio, prima via terra e poi attraverso la così tristemente detta via del mare, per sperare di costruire un possibile futuro sereno.

È un romanzo a tratti poetico a tratti divertente, a tratti emozionante e a tratti crudele, proprio com’è la vita. Il protagonista trascorre la sua infanzia nella baraccopoli di Nairobi; orfano di madre, vive con il padre contadino Donald. Le sue uniche gioie sono una piccola fotografia della madre che morì dandolo alla luce, le lezioni d’inglese e di italiano dell’insegnante della missione e l’amore del prete missionario Don D.

Il bimbo viene strappato dall’infanzia dalla guerra civile che gli porterà via il padre e la giovane insegnante. Salvato da un giovane medico di Emergency, il giovane trova riparo in una cellula di primo soccorso sotto la bandiera italiana. Crescendo diverrà un leader all’interno della sua comunità, ma verrà preso di mira e perseguitato, e l’unica soluzione possibile per salvare la sua vita e quella della sua compagna sarà quella di scappare dal Kenya rinunciando a qualsiasi mira politica.

Dovrà di conseguenza intraprendere un viaggio massacrante attraverso il continente africano: “Perforare le viscere dell’Africa, solcare le ultime vie del pianeta, giocarmi il tutto per tutto”, sino a giungere sulle spiagge del Mediterraneo, per poi attraversarlo su di un barcone di migranti. In Italia non troverà fortuna né la vita sperata. Finirà a lavorare come bracciante nei campi agricoli del sud dello stivale, in condizioni inumane.

Romanzo Caporale affronta un problema delicato come quello dell’immigrazione clandestina e dello sfruttamento dei migranti da parte delle mafie italiane.

Questo dello scrittore pugliese non è solo un grido d’accusa contro quella forma illegale di reclutamento e organizzazione della mano d’opera detta caporalato, che imperversa non solo nel sud del bel paese, ma è anche un’invocazione a vedere il migrante come un nostro pari e non un nostro paria. Scritto con afflato poetico e a tratti cronachistico, il romanzo colpisce nel segno, e non lascia indifferenti durante la lettura.

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Laureata in Editoria e giornalismo, lavora come traduttrice, editor e redattrice presso una casa editrice per l’infanzia. Fin da piccola ama le lingue straniere e leggere libri di qualsiasi genere, cosa che l’ha portata a fare di queste passoni la sue principale materia di studi e il suo lavoro.

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