Indipendentemente #24. Il buio dell'(in)umano. Il lato nascosto di Pierluigi Porazzi

immagine per Pierluigi PorazziDue protagonisti provenienti da dinamiche di genere ma completamente opposti sia a sé stessi che agli stilemi narrativi di appartenenza. Una storia travolgente, che non è solo giallo o thriller ma si addentra tra le viscere di stratificazioni psicologiche e caratteriali talmente oscure da dover rimembrare continuamente il fattore fiction per non visitare per davvero gli abissi umani più reconditi. E un evento – un omicidio, ça va sans dire – dalle infinite implicazioni e dagli interminabili risvolti umanistici, sempre più prossimi a quel sottile limite tra la finzione narrativa e l’allegoria di un reale più vero di qualunque verità spacciata a buon mercato.

Questo e molto altro è Il lato nascosto (edizioni La Corte), il nuovo perturbante romanzo di Pierluigi Porazzi. Questo e molto altro perché quello di cui si parla, qui, non è solo un caso da risolvere ma un viaggio senza ritorno nell’oscurità dell’individuo, quell’antro buio in cui dimora il nucleo primordiale di violenza e corruzione che emerge a gran voce per mescolarsi ai fardelli quotidiani in ogni possibile ramificazione.

Sul feroce omicidio di una ragazza sono chiamati a indagare agli ispettori Alba Leone e Ramon Serrano. Un caso semplice, a quanto pare: gli indizi sono tanti, parlano chiaro e indicano con precisione un colpevole assoluto. Ma proprio qui si annida il colpo di scena: il principale indiziato, appena uscito di galera, ha tutti gli alibi necessari a farne un potenziale innocente. Non solo: emergono tante altre figure di possibili implicati nel delitto, ognuna con una precisa motivazione legata all’eliminazione della vittima. E così giudici, potenti politici in vertiginosa ascesa e capi mafiosi nigeriani costringono Leone e Serrano a boccheggiare in oceani di tumefatte ambiguità per dimostrare che la realtà oggettiva non è nemmeno una percezione, ma solo una dimensione che qualcuno – in favore di qualcosa – ha architettato per mantenere tutto in un limbo di regole non scritte.

Amici ma profondamente divergenti in idee e approcci all’esistenza, Leone e Serrano sono emblemi di una contrapposizione di concezioni esistenziali costrette a fronteggiare l’oblio di una quotidianità nemica dello stare al mondo secondo dottrine di comune fabbisogno morale. A tal punto da inglobare ogni singolo gesto, ogni singola opinione e conseguente azione in prigioni di senso che non è mai unidirezionale, ma ha sempre e comunque un duplice risvolto significante.

Un approccio, questo, di cui il genere (nella sua fattispecie post-noir, votata cioè all’approfondimento psichico e umanistico delle vicende narrate) si fa promotore ai fini del dispiegamento di grigiori umani altrimenti difficilmente sviscerabili con metodo e coerenza, perché metodo e coerenza, in simili trattazioni, praticamente non esistono.

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Laureata in Editoria e giornalismo, lavora come traduttrice, editor e redattrice presso una casa editrice per l’infanzia. Fin da piccola ama le lingue straniere e leggere libri di qualsiasi genere, cosa che l’ha portata a fare di queste passoni la sue principale materia di studi e il suo lavoro.

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