Riaperta la Chiesa di San Gennaro a Capodimonte e la mostra di Santiago Calatrava. Nella Luce di Napoli

altare due statue-Calatrava. Chiesa di San Gennaro. foto di Amedeo Benestante. https://capodimonte.cultura.gov.it/mostra/santiago-calatrava-nella-luce-di-napoli-chiesa-di-san-gennaro/

Ci sono voluti 50 anni per riaprire la Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte a Napoli, gioiello barocco costruito nel 1745 dall’architetto e scenografo Ferdinando Sanfelice per volere del re Carlo di Borbone.

I lavori di ridecorazione reversibile sono stati caratterizzati da una integrazione fra antico e moderno, affidati e realizzati dall’archistar Santiago Calatrava (Benimàmet, 1951). L’attività religiosa è attestata dal 1776 fino agli anni 1969-1970, anno della morte del parroco Domenico La Gamba, sagrestano e custode della Chiesa.

La Cappella rivestiva un ruolo non soltanto culturale e liturgico, ma anche sociale ed economico. Successivamente, dopo i danni del terremoto del 1980 e gli interventi di recupero, è stata utilizzata prevalentemente come spazio espositivo e impiegata saltuariamente per il culto.

L’interno ha conservato l’impianto originario ovale con decorazioni sobrie essendo stata destinata a parrocchia (1776) della “gente campereccia e dedita a lavori mercenari”, che abitava nel Bosco.

Sull’altare maggiore è esposto un dipinto raffigurante San Gennaro, attribuito al pittore Francesco Solimena (1657-1747), maestro ed amico del Sanfelice. Solo di recente è stato assegnato a Leonardo Olivieri (1689-1750?).

Fin dal Settecento la chiesa era ornata, oltre che dalla grande tela del santo, anche da quattro statue in gesso dedicate ai santi protettori della famiglia regnante: quelle di San Carlo Borromeo e Sant’Amalia, poste nelle nicchie ai lati dell’abside, e dedicate a Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia; le altre due, rappresentavano San Filippo e Santa Elisabetta, negli angoli opposti della chiesa, in onore di Filippo V re di Spagna ed Elisabetta Farnese.

Osservando gli interni, ne emerge un’opera d’arte globale, in cui convergono diverse arti, porcellana, tessitura, pittura e smaltatura: l’intervento di ridecorazione contemporanea nella Chiesa è un omaggio alla luce di Napoli e all’artigianato artistico locale.

Sale allestite della mostra “Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli” al Museo e nel Cellaio

La luce, sia quella naturale che artificiale, gioca un ruolo chiave nell’installazione definendo gli spazi e i volumi. Le pareti e il soffitto sono stati dipinti con un intenso blu oltremare, (simile a quello della Cappella degli Scrovegni a Padova), per evidenziare gli elementi strutturali e ornamentali della cappella e conferirle un maggiore senso di profondità.

Decorazione della volta della Cappella con stelle in porcellana e oro, disegnate dall’architetto Calatrava e realizzate dai maestri ceramisti e dagli allievi dell’Istituto ad indirizzo raro Caselli-Real Fabbrica di Capodimonte

L’architetto Calatrava ha rielaborato completamente lo spazio, dalle vetrate al soffitto decorato di stelle in ceramica, fino alle nicchie con disegni e installazioni in porcellana, con una nuova illuminazione e nuovi arredi: dalle preziose sete di San Leucio dei paramenti sull’altare, ai vasi e candelabri prodotti per l’occasione e realizzati nei laboratori dagli studenti e dai maestri artigiani dell’Istituto Caselli – Real Fabbrica di Capodimonte.

Inoltre, ha trasformato lo spazio cromaticamente e spiritualmente, avvalendosi della storica tradizione artigianale della Campania: le vetrate artistiche di Vietri sul Mare e la natura rigogliosa del Real Bosco di Capodimonte, fonte di ispirazione per l’iconografia della chiesa (stelle, colombe, cespugli, rami di alberi e foglie).

A questa rilettura dello spazio sacro si aggiunge la musica come forma di spiritualità, con il restauro dell’antico organo e delle campane, tornati a risuonare dopo decenni di silenzio.

Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte, veduta interno sull’organo restaurato e sugli altari laterali

Sono stati realizzati tutti i decori in porcellana (800 stelle per il soffitto, 600 fiori e 600 foglie per le nicchie laterali, 6 vasi e 6 candelabri). Questo apparato dialoga con quello realizzato per le due ‘lunette’ che vanno a ridisegnare l’ingresso della scuola, edificio situato proprio davanti alla Chiesa.

Uovo in porcellana sospeso sull’altare centrale, con decorazioni raffiguranti le colombe disegnate da Calatrava

Si tratta di due pannelli semicircolari, ognuno composto da 47 piastre in terracotta, decorate con tecnica mista della maiolica e del terzo fuoco. In uno è disegnata una foresta dai fitti tronchi policromi su sfondo blu notte e, nell’altro, vi è raffigurato l’albero della vita, formato da un blocco centrale dal quale si diramano a raggiera innumerevoli rami dello stesso colore. Entrambi i pannelli, posizionati uno davanti all’altro, sono punteggiati da stelle in oro brillante realizzate a terzo fuoco.

L’interno luminoso della chiesa barocca è dominato dal soffitto blu decorato con oltre 800 stelle ad otto punte, realizzate in porcellana bianca, interamente dorate.

Nelle due nicchie poste sugli altari laterali viene ripreso il tema della Passione di Cristo declinato attraverso il simbolo della croce: in quella a destra, il crocifisso è formato da foglie in oro su un fondale interamente coperto da rami d’ulivo; in quella a sinistra, invece, una croce composta da fiori rossi si inserisce entro un fitto reticolo di fiori giallo ocra e rami in biscuit.

Nicchie ai lati dell’altare maggiore decorate con colombe disegnate da Calatrava

Inoltre, sia sull’altare maggiore che su quelli laterali sono posti dei candelabri a fiamma unica di diversa tipologia: alcuni smaltati in vari colori ed altri decorati con elementi floreali o foglie d’ulivo.

Opere in porcellana realizzate alla Manifattura di Porcellana su disegni originali di Santiago Calatrava

Per l’arredo sono state realizzate tre coppie di grandi vasi a forma tronco-conica, il cui decoro riprende l’elemento delle foglie d’ulivo e dei fiori. Le coppie di vasi per l’altare principale raffigurano le colombe in volo e sono un elemento ricorrente anche nella decorazione dell’uovo in porcellana. La nicchia che accoglie il fonte battesimale è stata decorata con due figure raffiguranti degli angeli in volo su fondo blu.

Le vetrate artistiche sono state realizzate con l’antica tecnica della cucitura a piombo, su disegni originali di Calatrava di ispirazione sacra: Crocifissione e Deposizione per il tamburo di ingresso, Resurrezione e Ascensione per i due rosoni laterali, utilizzando come fondo, un vetro artigianale ad alta irradiazione cromatica di colore Blu Cobalto.

Per le porte laterali che conducono alla sagrestia, sono state realizzate quattro vetrate caratterizzate da foglie e bacche. Pregevoli sono anche tre antelle per gli sportelli del tabernacolo con croce e cerchi. Tutte le vetrate sono state dipinte a mano con 5 passaggi in forno a 630 C°, legate a piombo estruso ad alta resistenza, saldate e passate con resina epossidica per renderle flessibili e resistenti. Esse hanno un segno stilizzato con accenni di chiaroscuro secondo le esigenze creative e stilistiche dettate da Calatrava.

I Paramenti sacri per l’altare sono stati realizzati dalla manifattura in seta di San Leucio, dove si è proceduto recuperando gli antichi telai a mano, le macchine artigianali e un ricchissimo archivio di disegni originali di epoca borbonica.

Sono stati destinati agli altari secondari i paramenti con motivi che richiamano i decori nelle nicchie laterali con foglie e rose, nelle quali vi è stilizzata una croce dorata. Il sacrario centrale, invece, è caratterizzato da colombe: un decoro riprodotto anche sui vasi in porcellana.

Ogni paramento è stato realizzato senza cuciture con un telaio, in modo da riprodurre l’antica tecnica borbonica dello “spolinato”.

Il decoro è avvenuto con otto colori di base, capaci di estendere gli effetti cromatici con sfumature ottenute grazie all’amalgama dei fili che si intrecciano nella tessitura, e che riproducono la tecnica del rilievo con un evidente effetto tridimensionale.

Inoltre, per far apprezzare al visitatore la tecnica utilizzata e il lavoro svolto, il rovescio della stoffa di ogni paramento è stato foderato con un velo di organza, tagliato e cucito a mano, per oltre venti metri di cucitura. Per dare giusto qualche numero, sono state impiegate 350 ore di lavoro, utilizzati 16 chilogrammi di seta, 147 fili di trama per centrimetro, 9286 fili di ordito complessivo, in 150 centimetri di larghezza.

Altro lavoro complesso è stato il restauro e la riaccordatura dell’antico organo Giovanni e Pietro Petillo, dove si è provveduto alla pulitura del vano organo e cantoria, a smontare tutto il materiale fonico e, in particolare, le canne metalliche, che sono state spolverate, aspirate e, successivamente lavate, usando sola acqua demineralizzata.

 

Tastiera e registriera, prima e dopo il restauro
Interno tastiera, prima e dopo il restauro
Canne metalliche, prima e dopo il restauro

Sono state restaurate la tastiera e la pedaliera che presentavano un forte degrado funzionale ed estetico: ruggine, ossidazione, tarlatura e scollamenti. Leve, squadri, punte guida ed attacchi alla meccanica sono stati risanati e riportati in funzione. Tutte le parti lignee sono state sottoposte ad intervento antitarlo e di stuccatura.

Le parti in metallo, pesantemente arrugginite, sono state spazzolate con setole in ottone, per poi essere soffiate ed aspirate ripetutamente. L’intervento sulle canne metalliche si è rilevato delicatissimo: asporto detriti, soffiatura, lavaggio, rimessa in forma e saldatura. Le centinaia di rotture e squarci sono state tutte ricomposte e saldate, ma nessuna canna è stata sostituita.

I restauri della Chiesa di San Gennaro, si sono conclusi con le campane, collocate dentro una cella: la prima ha un diametro di 650 millimetri e pesa circa 165 chili e la seconda, invece, di 500 millimetri e pesa circa di 80 chili.

Si è proceduto con la rimozione della meccanica di sostegno, dei ceppi e dei battagli, della presenza di ruggine e, per rendere efficace e controllabile il sistema del ‘suono a tocchi’, sono stati inseriti un elettropercussore per campana, armature di sostegno, un quadro elettrico e un computer programmatore.

Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte, esterno

Info mostra

La Chiesa:

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Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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