Palazzo Reale di Torino, Patrimonio UNESCO tra le Residenze sabaude

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Per Italia a Palazzo oggi ci lasceremo trascinare dall’eleganza e dalla magnificenza di una vera e propria reggia, il Palazzo Reale di Torino, che fu residenza del primo Re d’Italia, prima che la capitale fosse spostata dal capoluogo piemontese a Firenze, e poi a Roma. Abbiano testimonianza che i Savoia vi abitarono fino al 1946, quando poi Umberto II partì per l’esilio. (foto 1, foto 2)

Il Palazzo, con l’Armeria Reale, la Biblioteca Reale, la Galleria Sabauda, il Museo di Antichità e i Giardini Reali, è oggi parte del complesso museale dei Musei Reali – ex Polo Reale –, situato nel cuore di Torino e fra i più estesi d’Europa, composto da circa 30000 mq di spazi espositivi e di deposito a cui si aggiungono 7 ettari di giardino, e ricco di testimonianze che vanno dalla Preistoria all’età moderna.

(foto 3, foto 4)

La storia di questo palazzo comincia in seguito alla pace di Cateau-Cambrésis, quando il duca Emanuele Filiberto di Savoia decise di spostare la capitale da Chambéry a Torino, stabilendosi nel Palazzo del Vescovo, nel 1563. Da quel momento, l’intera città fu protagonista di grandi trasformazioni.

Il complesso del palazzo fu ampiamente esteso attraverso una serie di imponenti fabbriche, che portarono alla creazione di altri spazi, fra cui i Giardini.

Nel 1584 i lavori furono affidati da Carlo Emanuele I all’architetto Ascanio Vitozzi, autore della facciata a bugnato e della Corte d’Onore interna, oltre che dei bastioni tutt’oggi visibili. Le redini del progetto passarono poi, nel XVII secolo, all’architetto ducale Carlo di Castellamonte, autore della facciata principale su Piazza Castello, e poi a Carlo Morello.

In quegli anni il palazzo fu protagonista di un profondo rinnovamento, sia architettonico che per quanto riguarda l’allestimento delle sale, che furono decorate da Jan Miel e Charles Dauphin con tele allegoriche, volte ad esaltare le virtù del sovrano e la dinastia tutta.

Da Roma, Vittorio Amedeo II chiamò a palazzo il pittore viennese Daniel Seyter, autore, insieme a Bartolomeo Guidobono, degli affreschi della Galleria detta, appunto “del Daniel”, ma anche di alcuni interventi negli appartamenti al pianterreno – poi, “di Madama Felicita”. (foto 5, foto 6)

Il Palazzo visse una nuova fase di significativo ampliamento e rinnovamento dopo il 1713, quando, in seguito al Trattato di Utrecht, Vittorio Amedeo II divenne Re. Filippo Juvarra fu nominato primo architetto di corte. Questi si occupò della creazione della “zona di comando” – Segreterie, Uffici, Teatro Regio e Archivi di Stato –, di quelle del cosiddetto Scalone delle Forbici e del Gabinetto Cinese, affrescato da Claudio Francesco di Beaumont.

Suo fu anche l’allestimento, al secondo piano del palazzo, dell’appartamento nuziale per Carlo Emanuele III, nel 1722. – e da quel momento, gli appartamenti al secondo piano furono utilizzati come Appartamenti dei Principi Ereditieri, andando incontro a diversi riallestimenti nel corso del tempo. (foto 7, foto 8, foto 9)

La carica di Juvarra passerà poi a Benedetto Alfieri, che si occuperà di definire le decorazioni degli appartamenti del secondo piano – che, utilizzati da quel periodo come Appartamenti dei Principi Ereditieri, andranno incontro nel tempo a diversi riallestimenti – e delle nuove camere degli Archivi, affrescate da Francesco De Mura e Gregorio Guglielmi.

Passata la parentesi napoleonica, Carlo Alberto, primo dei Savoia-Carignano, si servì di Pelagio Palagi per riplasmare il palazzo. La sistemazione degli appartamenti fu rivista e fu rinnovato il piano nobile, con il Salone degli Svizzeri e la Sala del Consiglio. Nel 1862, poi, fu realizzato il nuovo scalone d’onore.

Quando la capitale fu spostata a Firenze, progressivamente Palazzo Reale perse la sua funzione di residenza. Nel 1955, poi, la struttura fu data in consegna alla Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici.  (foto 10, foto 11, foto 12)

Iscritto nella Lista del patrimonio dell’UNESCO dal 1997, come sito seriale Residenze sabaude, insieme ad altri ventidue edifici, Palazzo Reale permette ai suoi visitatori una vera e propria immersione all’interno di secoli di storia.

Le sale maestose, gli arredi pregiati e ricercati, le decorazioni dorate e ricche in ogni dettaglio trasmettono la regalità della dimora e l’imponenza della famiglia che la abitò, facendoci sognare ad occhi aperti di essere, per un po’, principi e principesse, come nelle favole. (foto 13, foto 14, foto 15)

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Maestro d’arte, si diploma all’Istituto d’Arte Silvio D’Amico di Roma - è qualificato Restauratore di Beni Culturali e si occupa della conservazione di opere d’arte per mostre Nazionali e Internazionali. Cura costantemente progetti, consulenze, per la manutenzione e la conservazione e restauro di Beni Culturali, in Italia e all’estero, sia per Enti Pubblici che privati e collabora con alcune Università. Nel 2012 al Campidoglio, è stato insignito dell’onorificenza, “Premio Personalità Europea dell’Anno”, dal Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo. Presenta Convegni e ha pubblicato diversi suoi lavori in volumi scientifici d’arte. Scrive e realizza video per i Social Network sui temi: arte, ambiente e umanità. Già Consulente di Governo per la Struttura di Missione degli Anniversari Nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nomina da conservatore-restauratore: del Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo, Roma; del Comitato Scientifico del MUGA - Museo Garibaldino di Mentana e del MUCAM - Museo Civico Archeologico di Mentana e dell'Agro Nomentano.

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