Libri come 2023. Le declinazioni del potere. Inflazione e Sovranità tecnologiche.

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Come ha detto il curatore Marino Sinibaldi e tutti i presentatori degli appuntamenti di Libri Come 2023, il tema di quest’anno che si riassume nella parola Potere è un tema difficile. A cominciare dalla sua accezione di sostantivo come sinonimo di forza, di gerarchia e di sopraffazione, o di verbo come possibilità, libertà d’azione e trasformazione.

Compito difficile anche per legare insieme sotto questi opposti significati romanzi e libri di fantasia e di attualità e saggi impegnati sulle tematiche più eclatanti del momento come la finanza, le banche, l’inflazione, le democrazie ed il digitale, l’antitrust ed i monopoli, il mondo sospeso per la guerra (Russia-Ucraina), la crisi energetica, la crisi ambientale e la crisi dei sistemi politici.

Due tematiche importanti in questa pluralità di appuntamenti.

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Inflazione. Cos’è, da dove viene e come ne usciremo. (Edizioni De Agostini).

Il libro di Stefano Feltri, direttore del giornale “Domani” è stato presentato dalla giornalista Alessandra Sardoni, con la partecipazione dell’economista Carlo Bastasin. La Sardoni ha introdotto il contenuto del libro con la frase ormai celebre “tutto quello che avreste voluto sapere sull’inflazione (ma non avete mai osato di chiedere)”, cioè a dire la storia, le connotazioni, le sfaccettature e la sua innegabile attualità.

Ed ecco l’autore Feltri che si interroga sulla natura, non solo del fenomeno dell’inflazione, ma soprattutto di quella attuale, che non sembra per niente transitoria o con cause ben individuabili, né facile da capire e  prevedere nelle sue conseguenze. Anche perché – continua Feltri – le teorie già create fin dalle altre crisi finanziarie (2008 e 2011) non sembrano essere state molto aderenti alla realtà. Ed anche oggi ad esempio – si chiede l’autore – perché i prezzi energetici continuano a scendere mentre l’inflazione continua a salire? Più altre costanti e variabili fuori controllo. Ed ancora più che nel passato, tutto e tutti in balia di allarmismi, ottimismo, polemiche e disinformazione. La domanda è poi come vede in particolare l’Italia questo problema. Soprattutto noi italiani (a differenza degli altri europei) siamo tutti come seduti sul divano a guardare la televisione in attesa che passi la nottata.

Per Bastasin ogni inflazione erode le rendite di ogni tipo, e diventa una rincorsa tra prezzi e salari. Se in questi anni i profitti sono cresciuti ed i salari scesi, forse sta cambiando l’economia e stanno cambiando le condizioni della nostra società.

Si chiede Feltri: Come si difende il sistema finanziario?– Per ridurre le monete in circolazione le Banche centrali (BCE) aumentano il costo del denaro alzando i tassi d’interesse per fermare l’inflazione. Ma la conseguenza sarà minori investimenti, più disoccupazione e meno potere d’acquisto. E’ in arrivo una recessione? Dice Feltri che nascono sempre più domande che risposte, più si allunga un periodo di crisi. E ripete: da dove viene questa inflazione, quando se ne andrà, quanto ci costa e su quali certezze economiche basarci? Proprio in questi giorni poi si intravvede un problema strutturale delle Banche (Credit Suisse, Deutsche Bank).

Al pessimismo nascosto di Feltri, Bastasin aggiunge storie di vecchie crisi (le azioni di Greenspan nel 1999) ricordando inoltre che le restrizioni monetarie hanno poi sempre gravato sulla spesa pubblica. E qual è l’aspettativa delle persone verso le manovre e gli aumenti dei tassi?

Feltri aggiunge che negli anni ‘70/80 ci hanno guadagnato tutti facendo aumentare il debito pubblico e riducendo il valore dei mutui da ripagare. Ma oggi è cambiato tutto. L’inflazione all’8.3% e le continue fiammate riducono i salari ed il potere d’acquisto. E l’Europa si trova anche sotto scacco per le politiche non solo restrittive degli Usa ma anche di un altro potente convitato di pietra come la Cina.

Profeti, oligarchi e spie. Democrazia e società nell’era del capitalismo digitale (edizioni Feltrinelli), di Franco Bernabé e Massimo Gaggi. I

l libro è stato presentato da Dario Laruffa con Marco Bentivogli e Francesca Bria.

Franco Bernabè ha ricordato “le autostrade dell’informazione” di cui Al Gore negli anni ’90 capì il potenziale come volano di crescita degli Usa e si batté per lasciarle libere. Nate dall’entusiasmo di decine di migliaia di ingegneri informatici (profeti) e da militari che ne vedevano la parte oscura, nascosta, limitativa delle libertà. Strade parallele, una libertaria ed una oppressiva.

Nessuno si immaginava i pericoli di una così grande concentrazione in soli alcuni grandi gruppi come Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft e la cinese Baidu ed i derivanti effetti di una manipolazione mondiale. Società che posseggono il PIL di Francia e Spagna insieme e che detengono un potere anche politico enorme ha continuato Bernabé.

Per Gaggi i rischi per le democrazie, di questa enorme concentrazione di potere, a cui non fanno da contrapposizione regole di contenimento e di trasparenza (le autoregolamentazioni promesse dalle società non hanno funzionato) sono evidenti. Prima c’era un confronto di idee (giornali, TV, opinione pubblica) mentre con le piattaforme gli algoritmi tendono a fare e dare una informazione omogenea. Assistiamo al non confronto della pluralità dell’informazione, e la polarizzazione crea dipendenze.

Forse questa è l’ultima generazione che si ricorderà come era la vita prima della rivoluzione digitale. Tutto è spiato, sotto controllo, le informazioni ormai prese a strascico nelle infinite reti sono trasferite nei server informatici e tenute al fresco (Alaska). L’ intelligenza artificiale si cura delle informazioni che arrivano, ma sviluppa anche quelle informazioni omogenee che raccolgono tutti. La rivoluzione è stata positiva ma con molti problemi di security.

Francesca Bria ha fatto notare l’importanza politica della tecnologia. Oggi tema centrale strategico per il pianeta – ha detto – è quello che l’informatica sta trasformando gli Stati, la società, la scuola, la sanità. Pilota anche le elezioni ed i governi.

Il futuro che ci aspetta è una nuova guerra fredda tra l’antitrust ed i monopoli, una guerra, che viste le posizioni attendiste ed utilitariste americane, dovrebbe avvenire in Europa. La Bria ha effettuato un programma a Barcellona da mettere in campo per creare una alternativa alle piattaforme digitali, alle pratiche sleali, all’abuso di posizioni dominanti delle Big Tech ed imporre alle grandi piattaforme online una maggiore responsabilità sul controllo e moderazione dei contenuti.

Si è anche parlato del Data Act Europeo per mettere ordine e regole nella avanzata delle tecnologie. Bentivoglio ha parlato del contrasto verso i modelli di imposizione sociale, per ritrovare l’intermediazione ormai troppo schiacciata. Sta nascendo una sovranità tecnologica mentre parliamo di sovranità territoriali.

In un momento di eccessi di capitale e riduzione delle competenze, l’unico settore che non ha nessuna regola è quello del digitale che sta cambiando profondamente l’atteggiamento dell’uomo e la società, con interferenze nella politica. In questo momento di maggiore sensibilità, determinata anche dalle crisi nascoste delle società tecnologiche (enormi licenziamenti) occorrerebbe realizzare un nuovo livello di regolamentazione. Forse ancora in tempo.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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