Combinazione assai curiosa: leggere due libri di poesia e scoprire la profonda affinità tra due generazioni diverse, soprattutto nel sapersi riconoscere e scegliersi. Uno è Antonio Veneziani, autore di Talismani, la plaquette della collana Via Ozanam ed anche il prefatore della raccolta di Giovanni Rossi La vita finchè resta, edizioni Ensemble.
Ho letto con passione autentica questi due splendidi libri di poesia. Quello che hanno in comune i due poeti, il primo con l’autorità che il tempo ha regalato alla sua magnifica produzione e il secondo che si affaccia alla scrittura con il disincanto di una gioventù ormai rassegnata alla volontà di un presente cinico, è proprio il legame segreto con il quotidiano trasfigurato nell’estetica della visione.
Veneziani seppellisce i suoi talismani, titolo cucito su misura, insieme alla speranza di vita su un pianeta mai calpestato da viventi. Sono semi gettati come maledizioni, con la stessa forza primitiva, che decantano la rabbia nel ventre della terra per poi affiorare in una materia nuova.
L’elegante veste editoriale del libretto, editoria d’essai, è in linea con l’appartenenza storica del grande Veneziani, un piccolo amuleto che si tiene in mano come i grani di un rosario tibetano. È la poesia che vorremmo, insofferente ad ogni tentativo di catalogazione, la Via Lattea delle parole sparse per l’universo, raccolte dal demiurgo collezionista di intuizioni.
La vita finchè resta di Giovanni Rossi gode della presentazione che Veneziani traccia nel capitolo d’esordio, e le parole che dedica al suo testo sono tradotte in atti lirici compiuti dal giovane poeta.
– Voce lirica: cristallina – è proprio il postulato iniziale della prefazione di Antonio Veneziani nel definire e assimilare la cifra poetica di Giovanni Rossi, così in tema con la militanza della scuola romana di poesia, patrimonio immateriale e immortale della letteratura italiana.
Lo sguardo verticale del quale si parla è il legame indissolubile con la dimensione spirituale dell’esistenza che non dichiara mai l’estraneità dalla materia e dalla contingenza. Il significato autentico di una corrente umana, più che poetica, è l’eredità di un manifesto che stabilisce il ruolo della parola come vettore della realtà, l’Effatà che dona consistenza al gesto meccanico della sopravvivenza.
Rossi è un poeta esperto che sa distillare gli umori della notte e del desiderio, abortito dalla violenza del rifiuto, della consuetudine. Quello che è umano può diventare divino solo nelle mani di un perfetto alchimista che conosce il valore illusorio dell’involucro e si spinge nell’esperimento di trasmutazione dei sentimenti comuni, invece di consegnarsi a destini che non gli appartengono. Un testo maturo, dato alla stampa quattro anni dopo la silloge d’esordio del 2019 Fantasie naturali.
Convivono nel testo classicismo e suggestioni molto azzardate, segni tangibili di una grande competenza linguistica e anche, direi, di una sottrazione volontaria ai dettami della trasgressione di facciata, forzata negli effetti ad hoc ma povera di contenuti.
Due libri di poesia da leggere, da sorseggiare.
Antonella A. Rizzo è nata a Roma il 17 gennaio 1967. E' poeta, scrittrice, giornalista, performer. Ha pubblicato: Il sonno di Salomè - Edizioni Tracce 2012. Confessioni di una giovane eretica - Edizioni Lepisma 2013, Cleopatra. Divina Donna d'Inferno - Fusibilia libri 2014, Iratae pièce teatrale con Maria Carla Trapani - Fusibilia libri 2015, Plethora – Nuove Edizioni Aldine 2016, A dimora le rose, Edizioni Croce 2018, A tutti quelli che non sanno che esiste il vortice – Lavinia Dickinson edizioni 2019.
