La Poesia che Resiste # 15. Poco più di niente. Marco Masciovecchio e la tensione verso l’ideale.

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Poco più di niente è la litania inesorabile della vita cantata nei versi di Marco Masciovecchio per Ensemble edizioni, arricchita dalla preziosa prefazione di Renzo Paris e la nota di lettura di Giuseppe Cerbino.

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Come riporta il prefatore, Masciovecchio appartiene a quella generazione considerata un nonsense contemporaneo e condannata senza appello alla privazione della creatività.

Ma questa generazione ha il suo poeta, ribadisce Paris, individuando nel monologo visionario dell’autore il tratto autentico della poesia con tutte le sue implicazioni umane e stilistiche.

È un assunto che va contestato con forza, quello di un’epoca a tinte polverose che si dibatte nell’ozio improduttivo e non ha dogmi morali da spacciare con fanatismo, contrariamente a coloro che attraversano la prima maturità con intransigenza.

Marco Masciovecchio è figlio della grande bellezza romana, città soporifera e matrigna che esibisce la sua arroganza nei teatri di quart’ordine.

Così è la vita nella Caput mundi odierna e la poesia romana, figlia di talenti cresciuti in una Suburra tecnologica, espone a corrente alternata i suoi prodigi.

In questa silloge viene rovesciato con forza il teorema che descrive la generazione di mezzo come una confraternita di ignavi senza slancio vitale.

In realtà, e Marco Masciovecchio lo dimostra con i suoi versi intensi, l’apatia che sembra connotare una certa generazione nichilista è talvolta un modo di proteggersi da un’aggressività convulsa e risponde al significato che gli stoici intendevano come provvidenza: la capacità di restare immobili durante le avversità, aspettando un momento migliore.

Orazio recitava: “Rebus angustis animosus atque fortis appare; sapienter idem contrahes vento nimium secundo turgida vela” (negli eventi sfavorevoli mostra un animo coraggioso e forte; allo stesso modo raccogli sapientemente le vele gonfie per il vento troppo favorevole).

La poesia di Masciovecchio è proprio questo, la tensione verso l’ideale rifugiandosi in una preghiera pagana di rara bellezza.

I suoi versi raccolgono gli insegnamenti della scuola romana e li contestualizzano nel panorama attuale, con la stessa difficoltà di vivere e l’armonia lirica dei fraseggi che non si perdono nel trasformismo occulto delle strategie di comunicazione, ma conservano intatta la verità della parola.

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Antonella A. Rizzo è nata a Roma il 17 gennaio 1967. E' poeta, scrittrice, giornalista, performer. Ha pubblicato: Il sonno di Salomè - Edizioni Tracce 2012. Confessioni di una giovane eretica - Edizioni Lepisma 2013, Cleopatra. Divina Donna d'Inferno - Fusibilia libri 2014, Iratae pièce teatrale con Maria Carla Trapani - Fusibilia libri 2015, Plethora – Nuove Edizioni Aldine 2016, A dimora le rose, Edizioni Croce 2018, A tutti quelli che non sanno che esiste il vortice – Lavinia Dickinson edizioni 2019.

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