Faust! L’attimo irripetibile. Intervista a Emilio Genazzini

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Faust! L’attimo irripetibile è l’evoluzione del progetto portato avanti già da alcuni anni dalla compagnia Abraxa Teatro, uno spettacolo itinerante che ripropone ispirato ai testi di Goethe, Marlowe e Spies che guarda, con un taglio contemporaneo, l’antica storia del patto con il Diavolo e dell’esistenza del libero arbitrio.

La drammaturgia di Emilio Genazzini che firma anche la regia, elabora concetti e immagini dei testi di GoetheMarlowe e Spies, fra i più importanti autori (ma non gli unici) che si sono cimentati con la storia del Dottor Faust, mago e negromante, del diavolo Mefistofele, di Margherita la pura, e di tutti gli altri personaggi di quella sorta di circo dell’anima che è la lotta fra il bene e il male, interpretata da Massimo Grippa, Francesca Tranfo, Rita Aprile, Marco Bandiera, Francesca BarbieriAlberto BrichettoRiccardo Ferrauti Stefano Palazzo.

Abbiamo chiesto ad Emilio Genazzini di parlarci della costruzione e della contemporaneità di questo spettacolo.

Sono diversi anni che lavori sul Faust e il progetto è costantemente vivo. Raccontaci come è nato il progetto. È una tua passione da sempre oppure c’è qualcosa che ti ha portato a crearlo proprio in questi anni?

Il progetto è nato nel 1994 nel momento in cui vincemmo un Bando dell’Assessorato al Turismo della Regione Lazio.

Fino a quel momento Abraxa aveva messo in scena solo spettacoli con una ideazione drammaturgica propria che derivava dalla volontà del regista e della compagnia di intervenire sulla attualità dell’epoca, ideando spettacoli che potessero, anche indirettamente, esprimere sentimenti e riflessioni della contemporaneità.

La proposta di realizzare un Faust, cioè un personaggio ricco di componimenti drammaturgici che lo descrivevano, era un cambiamento di rotta, era l’incamminarsi su una linea di ricerca differente. Per realizzare “La Leggenda di Faust” (titolo di quello spettacolo), presi come riferimento il Faust di Goethe e quello di Marlowe ma volli andare all’origine leggendo approfonditamente il primo libro che conteneva la descrizione del mito di Faust e le sue avventure cioè la “Historia di Johan Faust…” di Spies scritto nel 1587, che tradotto poi in inglese fu la base di quello di Marlowe.

L’Assessorato della Regione mi chiese di realizzarlo a Civita di Bagnoregio, un paesino “morto” di circa 20 abitanti a cui si accedeva tramite un vecchio ponte chiamato il “Ponte del Diavolo…” (che già mi sembrava un giusto auspicio).

Per realizzare questo allestimento, creai un gruppo di attori che si cimentarono con me in una messinscena di luoghi aperti e chiusi individuati nel paesino. I luoghi al chiuso furono lo studio di Faust, l’osteria con le sue botti giganti e il carcere. C’erano due Maestri di Cerimonie che conducevano gli spettatori da un punto all’altro delle case, creando anche delle doppie scene perché il pubblico fu talmente numeroso che non entrava negli spazi al chiuso e quindi loro intrattenevano gli spettatori che attendevano di entrare in questi spazi.

Civita stessa fu per me di grande ispirazione perché trovai per esempio: una gabbia di ferro addossata a un muro, costruita da uno scultore che aveva abitato lì e quella mi diede l’idea di allestire il patto di sangue in una gabbia in cui volontariamente Faust si rinchiudeva; un buco in un muro di un vecchio magazzino, di cui trovammo le chiavi, che fu il protagonista del Mefistofele-Serpente da cui sarebbe uscito per chiedere il permesso a Dio di tentare Faust; sei colonnine di un antico tempio pagano, che ancora emergevano dallo spazio antistante la chiesa del paese. Queste divennero i supporti di sei personaggi, un carillon in movimento, che preludeva allo Show dei sette peccati capitali che Mefistofele avrebbe utilizzato per sedurre ulteriormente Faust. Mentre la Lussuria, il settimo peccato, si calava dalla cima dell’edificio più alto di Civita.

Il progetto Faust rimane in me sempre vivo perché ho sempre sentito questo lavoro come la penetrazione all’interno di una miniera da cui ogni volta si potevano estrarre metalli preziosi, sempre diversi, materiali scenici pregiati in grado di affascinare me, i miei attori e il pubblico presente.

Credo si possa dire per me che Faust sia una gentile ossessione, quella di uno spettacolo che non finisce mai, che deve essere sempre concluso mostrando però ogni volta facce differenti, che non portano mai all’epilogo definitivo.

La storia di Faust è senza tempo. Parla ad ogni epoca e di ogni epoca rappresenta un frammento politico ed etico. Qual è l’attualità di Faust ai nostri giorni?

Ogni volta che si parla di Faust, la frase che più ritorna nelle descrizioni è:” L’eterna lotta tra il Male e il Bene…”. Se questo universo fosse realmente costruito secondo una configurazione binaria (Bene, Male, Buio, Luce etc.) sicuramente la storia di Faust non ha una collocazione temporale definita ma ha una vitalità perenne. Pertanto è chiaro che il mito di Faust può essere ritrovato tra i comportamenti dei nostri politici più rappresentativi ma anche tra i comportamenti di funzionari e di semplici fruitori della res pubblica.

In sostanza la storia di Faust può essere la storia di tutti noi in tutte le epoche e in tutti i giorni. È per questo che conserva una sua impressionante e ricorrente attualità.

Come hai immaginato la drammaturgia? È uno spettacolo che nasce itinerante? E la parte su palco che ruolo ha?

Come già accennato prima la drammaturgia nasce dalla volontà di ricreare un nuovo svolgimento narrativo dalle drammaturgie di Spies, Marlowe e Goethe e tenendo presente che Marlowe (Spies è quasi contemporaneo) scrive ai primi del ‘6oo mentre Goethe tra la fine del ‘700 e i primi decenni dell’800, l’idea primigenia, che perdura, è quella di portare al pubblico una narrazione quasi senza tempo così come il mito di Faust. Per questi motivi p.e. assieme ai versi degli autori citati ci sono i miei versi che si amalgamano, creando un effetto senza tempo.

Lo spettacolo nasce itinerante e mise in scena due terzi del paese di Civita con l’intento però di trovare dei luoghi al chiuso dove ambientare alcune scene. L’ideazione rimane questa di base ma la volontà di avere sempre sfide rappresentative nelle mie composizioni si incarna perfettamente nel lavoro su Faust.

Infatti la prima ripresa nel 2002, con la prima versione de “I Volti di Faust” fu quella di  metterlo in scena tutto al chiuso nella sala di Villa Flora. Dal lavoro per allestire quella rappresentazione venne chiara la volontà di poter rappresentare Faust in qualunque condizione, spettacolo fisso o itinerante, all’aperto o al chiuso, compreso ulteriori variazioni come sia all’aperto sia al chiuso.

Questo comporta che ogni volta lo spettacolo è diverso e allestire questa diversità è qualcosa che rende vivo lo spettacolo e che mi seduce allo stesso tempo.

A questo punto si deduce che la parte sul palco non ha un’importanza specifica ma si integra di volta in volta con l’ambientazione dello spettacolo.

Il Faust di quest’anno è notevolmente cambiato. In cosa? Quali ruoli hai ampliato? Come hai scelto i nuovi attori?

La scelta degli attori viene ogni volta affidata a un passaparola tra persone di cui mi fido e che mi propongono attrici e attori che sono affidabili sia da un punto di vista artistico sia da un punto di vista della disponibilità.

Il focus di questa nuova edizione, “Faust! L’attimo irripetibile” è sul Libero Arbitrio, è la chiave drammaturgica della scelta tra le forze in campo, sopra nominate, del bene e del male.

Ho creato di conseguenza un personaggio inesistente nelle versioni precedenti scrivendo tutti i testi originali non presenti nelle opere citate. Questo personaggio che appare come un maestro di cerimonie ma in realtà si rivela come il Custode del Libero Arbitrio conduce i personaggi e in particolare il protagonista Faust a compiere “L’attimo irripetibile della sua scelta”. Il libero arbitrio ce l’ha scritto addosso perché il suo costume è allo stesso tempo maschile e femminile, solenne e modesto, colorato e austero.

Inoltre gli altri personaggi non sono più interpretati a ripetizione dei personaggi principali, secondo le modalità de “I Volti di Faust”, ma sono tornati ad appartenere al singolo interprete.

Il lavoro sul libero arbitrio ha dato vita a una serie di scene che prima non esistevano come la conduzione di personaggi bendati, pronti a riprendere il proprio ruolo nella storia una volta che gli spettatori stessi hanno provveduto a liberarne gli occhi. Compagno del Custode è il suo fedele bastone sormontato dalla ruota delle scelte raffigurata dai filli che ne discendono e dai nodi simbolo delle scelte stesse.

La scelta di rappresentare Faust con una gestualità che riecheggia le marionette porta un messaggio specifico?

Sinceramente non mi esprimerei in questo senso, non vedo gli attori che gesticolano come marionette. Lo spettacolo si presta sicuramente a interpretazioni differenti quindi anche questa considerazione può essere fatta.

La ricerca di Abraxa Teatro è sempre stata sull’uso del corpo di grotowskiana memoria e della voce sempre intese ambedue come studio sull’energia espressiva.  Questo è quello che abbiamo applicato anche a questo lavoro sul Faust. Naturalmente diretto alla realizzazione degli specifici personaggi della storia con le caratteristiche desunte dal lavoro di ricerca messo in campo.

E Margherita, nella tua visione, è una vittima oppure è la guida per superare il meccanismo “satanico” del dare e dell’avere e arrivare a comprendere il senso reale dell’amore?

Nella mia visione Margherita è una vittima ma che in qualche modo avrebbe avuto la possibilità di comprendere ciò che stava accadendo e probabilmente riuscire a intervenire, prima di farsi travolgere dagli eventi negativi creati ad hoc da Mefistofele. Altrettanto però Margherita con la sua decisione di non fuggire e salvarsi la vita riscatta sé stessa e la sua anima nel rimanere e affrontare la morte a cui è destinata. In questo modo si può dire che si fa guida per cercare un oltre anche nella vita quotidiana, per rinunciare a tutto ciò che è facile, che è meno conforme ai comportamenti di tutti i giorni per rischiare verso un ignoto capace di rischiarare l’ombra in cui pare si sia obbligati a stare.

Quali sono le prossime date dello spettacolo e quali i tuoi progetti futuri.

Le prossime date di Faust! L’attimo irripetibile sono due rappresentazioni nell’ambito di ScenArte.29° Festival Internazionale del Teatro Urbano per l’Estate Romana il 21 agosto a piazza della Colonnetta a Isola Farnese e il 24 agosto sull’Aventino nel Giardino degli Aranci.

I successivi allestimenti saranno a settembre per il festival “Totem” del Teatro Nucleo a Ferrara, a Campobasso per il “Loto Link Festival” del Teatro del Loto, a Chia in Provincia di Viterbo, a Roma a Villa Flora negli ultimi giorni di settembre. Per il momento l’ultima data è il 4 Novembre a Trento.

Per quanto riguarda i progetti futuri stiamo lavorando con Eugenio Barba per realizzare alcuni progetti: tra ottobre e novembre il primo che si intitola “Reinventare”.

Altri sono proiettati al 2024 in cui il Teatro di Roma celebrerà i 60 anni dell’Odin e all’interno di questo progetto Abraxa Teatro organizzerà un convegno sul Teatro di Strada, doveroso per la dignità che si deve a questo genere teatrale.

Nello stesso anno al Giardino degli Aranci sono fin d’ora previsti i festeggiamenti della 30° edizione del festival citato insieme ai 60 anni dell’Odin con la compagnia danese presente.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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