Saverio Bafaro. Poesia, Arte e Vita in «Metaphorica»

immagine per Saverio Bafaro.

Metaphorica – Semestrale di Poesia è un ‘libro’ da toccare, la poesia stampata, la sacralità del rito della lettura; uno spazio dove poter selezionare e accogliere riflessioni di valore e poter incontrare i poeti italiani e stranieri contemporanei, così come i grandi versificatori del passato.

È uno sguardo “inclusivo” verso la Poesia e le sue espressioni, un farmaco per fondere parole e immagini.

Al suo interno si trovano le sezioni fisse: Inediti; Traduzioni; La poesia si racconta (un poeta italiano svela retroscena storico-culturali e processo compositivo di un suo testo); Interventi; Saggi; Riedizioni (un saggio che merita di essere riproposto all’attenzione del lettore); Intersezioni (la Poesia incontra altre arti, scienze, media e contesti); Profili della Memoria (operazione anti-oblio di poeti italiani scomparsi di recente); Rhetorĭca (approfondimenti delle figure retoriche nella storia universale della poesia); Recensioni.

Ogni semestrale della rivista crea un binomio con un artista visivo, fino ad ora sono stati ospitati: Gianfranco Basso nel numero 1, Piero Crida nel numero 2, Mauro Magni nel numero 3.

Saverio, finalmente il ritorno dell’editoriale di poesia, una vera e propria preziosità di questi tempi. Come direttore di collana, ci racconti la nascita del progetto.

Sul finire del 2021 ho immaginato fosse arrivato il momento della “svolta” cartacea per la poesia italiana contemporanea, in controtendenza con una fruizione troppo superficiale che spesso avviene sullo schermo di un personal computer.

Un outsider come me alla guida del timone, o a far vorticare la bacchetta, nel dirigere il progetto di una rivista stampata mi è sembrata un’idea sufficientemente provocatoria. Scegliere un editore non invischiato nelle piccole lobby poetiche è stato il secondo passo.

Ho messo insieme i pezzi del primo numero in soli due mesi, poi abbiamo proceduto a limare i contributi, correggerli nei contenuti e nella forma se occorreva.

‘Metaphorica’, ovvero una scritta nera su sfondo bianco, a simulare, nelle mie intenzioni, il nome di un farmaco “anti-narcisistico”, mi è sembrata, sin da subito, il “luogo” del suono che può funzionare solo ed esclusivamente se gli strumenti musicali chiamati per vocazione e talento si armonizzano e suonano bene tutti insieme.

Niente personalismi, dunque, prendere o lasciare.

Essa è per me la co-costruzione delle immagini e degli scritti che la compongono, la co-autorialità, attraverso quel lungo, meditato e preciso processo caratterizzato da correzioni, suggerimenti e ripensamenti dei contributi proposti.

Metaphorica svela un rinnovato sentimento di appartenenza alla comunità poetica. È forse un desiderio di tornare a confrontarsi come un tempo?

La comunità poetica italiana ha quasi del tutto perso una base etica, traducendo in parole molto più concrete: ci si manca molto di rispetto agendo tracotanza e superiorità che, ovviamente, celano frustrazione e grandi complessi di inferiorità; una volta Marilyn Manson ha scritto in un suo testo «We’re the nobodies, wanna be somebody» (Siamo le nullità che vogliono essere qualcuno)…

Partendo da questa consapevolezza la rivista fa irruzione cercando di arrivare a tutti, per far innamorare di nuovo la gente dell’arte dei versi, l’arte più difficile e più abusata nello stesso tempo, più ridicolizzata e svalutata.

Dopo una dose massiccia iniziale di coraggio, con l’aiuto di chi ha condiviso con me valori di autenticità e duro lavoro gratuito, pian piano, si è andata dipanando all’orizzonte una comunità poetica fatta di uomini e donne in cui risiede un interesse più profondo, una «social catena» l’avrebbe definita Leopardi, che va molto oltre l’imperniamento della creazione poetica sul proprio Io.

La Poesia è Cultura collettiva, identità ed espressività primigenie della nostra specie incarnate in “pochi felici”, oltremodo senzienti. È con questo piccolo e raro gruppo di persone che voglio interagire nel creare e dar vita insieme a nuove idee.

Una rivista di questo genere può collocarsi anche nell’editoria d’arte. La Parola ha bisogno di riferirsi all’estetica, in contrasto a chi segue una linea ortodossa di pensiero?

L’amore per il dialogo tra la Poesia e l’Arte è sempre stato vivo in me, sin dalla mia pubblicazione di Poesie del terrore (La Vita Felice, 2014) contenenti numerosi acquerelli di Piero Crida; se all’epoca la relazione tra le due arti era di “contiguità”, Metaphorica mi ha fatto pensare più a una relazione di “reciproca influenza” tra parola e immagine illustrata, alla fruttuosa e reciproca influenza tra questi due mezzi.

La poesia è anche segno, significante; pensiamo, ad esempio ai componimenti scritti direttamente con la grafia di quell’autore o di quell’autrice, emanano già una loro estetica, una loro filosofia, un loro fascino.

Nel terzo semestrale, ad esempio, figura l’inedito post-mortem del compianto Giovanni Prosperi, autore di mirabili componimenti “grafici” elogianti il qui e ora dell’esistenza, riportato nella sua versione autografa scritta con la penna biro; abbiamo, inoltre, il merito di aver pubblicato l’autore, in veste di poeta, per la prima volta.

Più in generale, riconosco come ci sia, di recente, un rinnovato bisogno di ‘materia’ e ‘carne’, di cellulosa, fogli, inchiostro, pagine, cartoline, segnalibro (e continuerò a occuparmene a brevissimo in un altro progetto in cui la Poesia sarà particolarmente tangibile e sensoriale).

Come non riconoscere e ringraziare, inoltre, l’impegno decennale di Sergio Pandolfini e delle sue edizioni d’arte Il Bulino.

Con lui sono usciti dei capolavori di interazione poetico-pittorica, manufatti cartacei da collezionare e custodire preziosamente. Vi segnalo la recentissima collana Graphiae all’interno della quale è accaduta una bella collaborazione con Caterina Ciuffetelli: un mio inedito Nuotare nel nero – stampato con caratteri a mano per soli 18 esemplari, ognuno dei quali con un originale pittorico sempre diverso – si interfaccia sintatticamente e semanticamente con l’opera di Ciuffetelli dal titolo In absentia.

immagine per Caterina Ciuffetelli, 2023, In absentia
Caterina Ciuffetelli, 2023, In absentia, tecnica mista su carta intelata, cm 20 x 20

Abbiamo bisogno di rituali, di cerimonie condivise, di assaporare il prodotto creativo, feticcio che ci ricollega all’atto primordiale della creazione. Cosa è mancato nel processo contemporaneo che ha condotto all’isolamento artistico?

La crisi delle ideologie, dei macro-sistemi ha fatto sì che buttassimo il bambino insieme all’acqua…

Molti miei pazienti condividono con me la delusione profonda proveniente dalla religione, il suo esser stata artefatta e aver iniettato nelle persone il senso di colpa, la “de-erotizzazione” del mondo.

Il sesso, in gran parte di noi, non a caso, è vissuto come impuro, sporco, qualcosa che macchia, così come può macchiare il mestruo o lo sperma.

Altra questione direttamente connessa è vivere l’eros come violenza, forza prevaricante, abuso di potere, basti pensare all’evoluzione della pornografia, da che conteneva piccole trame e intrighi a nudità così completamente esposte da annullare ogni tipo di desiderio. Ma possiamo creare solo ciò che si nasconde, svelandolo, in doni divini e divinatori; siamo, di fatto, ancora immersi nel Sacro della Natura, ma non lo vediamo più, non ci sentiamo più interconnessi né con le cose né con gli altri umani.

È l’esperienza del “sospetto”, del “c’è la fregatura dietro l’angolo…”. Manca molto, a mio avviso, alla contemporaneità la versione sana del radunarsi, con spirito corporativo, aggregativo, collettivo, di appartenenza.

Dioniso è stato vilipeso nell’androginia di personaggi in giarrettiera e calze a rete sul palco di un concerto rock oppure nella stereotipia narcotica dei rave party.

E se la ‘poesia’ (non certo come genere letterario ma come approccio percettivo verso ciò che impressiona o meraviglia) fosse il valore sano sostituito, tra l’altro, dalla droga o da qualsiasi altro tipo di dipendenza?

La casa editrice Efesto si è dedicata molto alle pubblicazioni accademiche prima di approdare alla narrativa e alla poesia. Crede alla riconciliazione tra scienza e umanesimo?

Me lo auguro! E combatterò in prima linea per dimostrare che tra poesia e scienza c’è radicale fratellanza.

L’uomo, e lo dimostrano le intuizioni che abbiamo nella vita quotidiana, il creare artistico o le scoperte scientifiche si muove per immagini, per metafore, appunto; quindi la metafora non è solo una figura retorica che abita nei versi ma è un modus operandi della stessa mente umana.

Inoltre, più storia viviamo e ci lasciamo alle spalle, più ‘complessità’ (questa croce e delizia!) ci portiamo appresso, con, in parallelo, altrettante contraddizioni, una su tutte quella caratterizzata dall’opposizione-convivenza tra segnali apocalittici provenienti dall’ambiente e una consapevolezza molto più approfondita della relazione tra psiche e soma in quello che potremmo chiamare un “neo-umanesimo”.

Scellerati e fortunati, insomma, allo stesso tempo, ma con più strumenti di sintesi: non è un caso che, tra le principali missioni di Metaphorica, ci sia il recupero della memoria poetica e l’intersezione della poesia con tutte le altre arti, mestieri, scienze, contesti, perché la poesia, in fondo, è ovunque, occorre però indossare le lenti giuste per riconoscerla.

immagine per Saverio Bafaro. Poesia, Arte e Vita in «Metaphorica»
Saverio Bafaro – Ph. Dino Ignani

Saverio Bafaro nasce a Cosenza nel 1982. È psicologo, psicoterapeuta, poeta e critico letterario. Presso l’università «Sapienza» diventa dottore in Psicologia dello Sviluppo, dell’Educazione e del Benessere, si specializza, poi, in psicoterapia Gestalt-analitica individuale e di gruppo.

Ha pubblicato: Poesie alla madre (Rubbettino, 2007); Eros corale (e-book sul sito www.larecherche.it, 2011); Poesie del terrore (La Vita Felice, 2014).

Sue opere sono apparse all’interno di antologie come Quadernario. Calabria (LietoColle, 2017), di riviste letterarie e blog di poesia e sono state tradotte nel Journal of Italian Translation (Bonaffini, 2021, vol. XVI, n. 2).

Già redattore della rivista «Capoverso» ‒ per cui ha curato il numero monografico Omaggio a Pavese (Orizzonti Meridionali, 2019) ‒ fonda e dirige dal 2022 il semestrale cartaceo di poesia «Metaphorica» (Edizioni Efesto).

Di recente ha curato la silloge postuma di Carlo Cipparrone Crocevia del futuro (L’arcolaio, 2021) e la traduzione di Stickeen. Storia di un cane di John Muir (La Vita Felice, 2022).

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Antonella A. Rizzo è nata a Roma il 17 gennaio 1967. E' poeta, scrittrice, giornalista, performer. Ha pubblicato: Il sonno di Salomè - Edizioni Tracce 2012. Confessioni di una giovane eretica - Edizioni Lepisma 2013, Cleopatra. Divina Donna d'Inferno - Fusibilia libri 2014, Iratae pièce teatrale con Maria Carla Trapani - Fusibilia libri 2015, Plethora – Nuove Edizioni Aldine 2016, A dimora le rose, Edizioni Croce 2018, A tutti quelli che non sanno che esiste il vortice – Lavinia Dickinson edizioni 2019.

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