Festival della Letteratura #2. L’amicalità social e la ricetta per difendere la privacy

19542014_09_04_039-002_webUno dei temi che percorrono le giornate mantovane del Festival della letteratura è la riflessione sulla rete. A strillarla le tre parole del motto della rivoluzione francese: liberté, egalité, fraternité: scelta suggestiva della caratteristica rivoluzionaria del fenomeno, la cui portata in parte ci sfugge proprio perché vi siamo immersi. Il secondo incontro, intitolato Fraternité, si tiene nel pomeriggio di giovedì ed è condotto da Roberto Casati che intervista Antonio Casilli, sociologo e docente al Paris Tech, sul tema della “amicizia” ai tempi di Facebook e dei social network.

Molti e interessanti gli spunti che ci vengono offerti. L’amicizia classica ha tre pilastri: è un rapporto privato, disinteressato e basato sull’incontro di due anime simili. L’amicalità sui social è pubblica, anzi dichiarativa: quasi un matrimonio, dice Casilli, con tanto di partecipazioni: Pinco e Pallino hanno fatto amicizia. Non è disinteressata: riceviamo da essa qualcosa e qualcosa offriamo, sia pure informazioni e piccoli pezzi di noi stessi e della nostra vita. Anche l’incontro di due anime dobbiamo mettere da parte: il sociologo ci fa riflettere su quante amicizie stringiamo con persone che non ci piacciono, per i motivi più diversi. Potremmo infatti rifiutarla al nostro capufficio, per quanto odiato, o al consuocero antipatico e magari razzista? E tuttavia questa amicalità ha le sue regole e la sua etichetta complessa e sofisticata a cui ci adattiamo inconsapevolmente.

Il secondo tema di riflessione è sugli algoritmi che governano la scelta delle notizie che ci vengono proposte. Gli algoritmi sono le “ricette”, ovvero la serie di istruzioni, che “cucinano” il nostro pasto di informazioni quotidiano sui social. Da algoritmi piatti, come quello di twitter, che ci permettono di trovare tutto tramite l’hashtag, si passa ad algoritmi complessi come in Facebook, che ci offrono le notizie e le persone che noi preferiamo, guidati dai nostri like e dal profilo dei nostri contatti. Questo ci chiude in una “bolla informazionale” che contiene solo la parte di mondo che ci è gradita e i punti di vista che condividiamo. Infine Casilli ci offre gli spunti più inquietanti: chi compra i nostri profili e che uso ne farà?
Non solo le aziende sono interessate a noi per venderci i loro prodotti, ma gli Stati e le loro Agenzie di informazione si affacciano prepotentemente alla tavola imbandita con le notizie ricavate dall’incrocio tra i nostri profili sui vari social e, di fronte al costo elevato di essi, semplicemente li rubano.

Difendere la nostra privacy? E’ possibile solo da oggi in avanti, a patto che abbandoniamo il network: tutte le notizie che abbiamo immesso in Facebook sono conservate e “backuppate” più volte. Inoltre gli “imprenditori di morale”, ovvero coloro che cercano di imporre il proprio punto di vista facendolo diventare una regola per tutti, lavorano per convincerci che la privacy è solo la pretesa di chi ha qualcosa da nascondere e che affacciarsi al network sotto falso nome è moralmente riprovevole. La soluzione? Avere invece molti profili, dice Casilli: uno per il lavoro, uno per la famiglia, uno per l’amante e uno, dissacrante, per “trollare”!

+ ARTICOLI

Cecilia Deni, classe 57, sarda di nascita, vive e lavora come medico di famiglia a Bologna. Lettrice ossessiva, ama restituire il frutto delle letture a chiunque, imprudentemente, si presti ad ascoltare.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.