Festivaletteratura di Mantova. Accenti, trenta minuti in cui stare contenti.

51YbxdIZafL._SX332_BO1,204,203,200_Parecchi anni fa il mio amico Renato de Rosa, toscano anch’egli e, benché matematico e informatico, autore di libri ironici e taglienti (La variante del pollo, Il più grande calciatore del mondo), mi presentò quell’opera magnifica ed erudita che è Il Borzacchini Universale, dizionario che non dovrebbe mancare in alcuna casa istruita. Ancora oggi grata per la sua delicatezza, mi sono premurata di assistere in prima fila alla presentazione della ristampa del Nostro a cura della storica sua Editrice Ponte alle Grazie.

Qui Giovanni Zucca e Marco Malvaldi ci hanno raccontato di Borzacchini, un signore che ha dedicato la sua vita ad uno scopo magnifico: farci ridere.

Giorgio Marchetti, alias Ettore Borzacchini, è giustamente definito da Malvaldi un Maestro. Marchetti era un architetto convinto che potesse esserci un altro punto di vista sul mondo, quello ironico.
Per indicarlo al mondo scrisse il Borzacchini Universale,  dizionario delle parole volgari e volgarissime, a uso delle persone colte e dei pisani. Il primo avvertimento nella prefazione chiarisce l’intento divulgativo in termini accessibili perfino a un pisano e chi non capisca nemmeno così è “senza dubbio duro“.
Il dizionario, ci dice Malvaldi, è scritto con una competenza semantica mostruosa. Borzacchini crea una torre d’avorio perfettamente cesellata, ce la fa ammirare e poi con una pedata nel culo ci butta giù dalla torre. Da quanto più in alto cadi, più ti fai male. E inoltre lo fa in dialetto livornese.
(Per conto mio posso far notare la puntuale e creativa citazione delle fonti.)

L’animo che pervade questo libro è quello di andare oltre. Per esempio sul tema del lavoro si cita il Celentano-Cofferati: “chi non lavora non fa l’amore, ma chi lavora talvolta lo piglia in culo

Molte delle vite che vi vengono trattate sono apocrife come le citazioni di grandi scrittori (Defoe, Gozzano)
Di tutte le vite apocrife il topos  é “il mi’ cognato Oreste” l’archetipo del personaggio ignorante e indescrivibile, presente in tutti i libri del Borzacchini.
Il modo di fare umorismo di Ettore Borzacchini era molto semplice:  prendiamo qualcosa di noioso, assolutamente noioso, e rovesciamolo. Quel che risulta è l’epifania dell’assurdo che, pur sotto i nostri occhi, altrimenti  non vediamo.
Si rende conto del potenziale assurdo del linguaggio burocratico, scientifico. Per esempio crea la scala Sardelli, scala fenomenologica, che prende il nome da Federico Maria Sardelli, musicista, per la misura del puzzo.
Collaboratore del Vernacoliere, personaggio amato e conosciuto nella sua città, la Livorno figlia di pirati, Giorgio Marchetti si è assentato da questo mondo, troppo presto e con nostro rammarico, il 7 settembre dello scorso anno.
Invito tutti alla lettura del Nuovissimo Borzacchini, di cui trovate un assaggio in rete se googlate “Il Borzacchini Universale online”
Tra i lemmi ivi presenti, mi associo a Marco Malvaldi nel consigliare “levassi di ‘ulo” e “zombare” a cui, da vera gattara, aggiungo “esser del gatto“.
Buona lettura.

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Cecilia Deni, classe 57, sarda di nascita, vive e lavora come medico di famiglia a Bologna. Lettrice ossessiva, ama restituire il frutto delle letture a chiunque, imprudentemente, si presti ad ascoltare.

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