Festival della Letteratura #1 Eccomi di Jonathan Safran Foer. La vita è preziosa perché ha un limite

Jonathan Safran Foer
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Eccomi, cover

Sabato 3 settembre, a Mantova un anticipo  del Festival della Letteratura con la presentazione, in anteprima mondiale, del libro di Jonathan Safran Foer: Eccomi.
Il motivo dell’anteprima, come spiega lo stesso scrittore, è nei rapporti particolarmente amichevoli con l’editore Guanda, Luigi Brioschi. “Ha acquistato i diritti del mio primo libro prima ancora che io trovassi un editore in America”  e aggiunge: “Guanda non mi escluderebbe mai da nessuna decisione, neppure riguardante la copertina. La sua traduttrice mi ha posto forse cento domande su questioni che erano sfuggite sia agli editor che ai revisori americani. Queste cose fanno parte del motivo per cui il mio libro esce, tradotto in italiano, una settimana prima che in lingua originale, e credo sia una cosa davvero unica”.

La brava traduttrice di un testo che l’intervistatore  Marcello Fois ritiene sia stato particolarmente impegnativo è Irene Abigail Piccinini.

Il suo terzo libro, oltre 660 pagine con una struttura particolare, ricca di anticipi e rimandi, digressioni e appunti, mantiene, dice Foer, le tracce dei suoi “ripensamenti” che paragona al braccio in sovrappiù della Pietà Rondanini, segnale del ripensamento michelangiolesco sulla struttura del gruppo marmoreo. “Ci sono delle cose in letteratura che possono essere dei ripensamenti, appendici in più, cose che avrei potuto togliere. Ma non le tolgo perchè io le amo come quei segni sui libri, macchie, altro, che dicono che il libro ha vissuto in un mondo reale”.

In questo libro ha voluto cambiare il suo atteggiamento nei confronti della scrittura. La vicenda parte da un ambito domestico, dalla crisi di una coppia, la cellula più piccola della società, per ampliare lo sguardo sulle più grandi catastrofi della vita. In esso ha voluto prestare attenzione a particolari che una volta avrebbe lasciato all’immaginazione del lettore. Certe descrizioni dei riti serali di una coppia, lavarsi i denti, usare una particolare marca di crema, i dettagli dei dialoghi, una volta avrebbe pensato che togliessero ogni spazio alla immaginazione del lettore.
Adesso si è reso conto che delimitano invece la parte inconoscibile del personaggio. “Penso che vi siano degli spazi comunque preclusi al lettore. I personaggi sono gli unici veri esperti della loro vita e ci sono cose di loro che non conosciamo fino in fondo ma che sappiamo essere vere. Le cose che non capisco sono quelle più autentiche e i libri sono in certa misura accessibili e in certa altra no

Una piccola spettatrice gioca con una molla slinky e Foer la utilizza per fare un paragone con quello che accade ai suoi personaggi. Questa lunghissima molla si estende per metri se la tenete per un capo e la lasciate pendere nel vuoto. Quando la lasciate cadere la sua estremità in basso rimane immobile senza apparente appoggio mentre la cima si ripiega su se stessa cadendo, perchè, dice Foer, “non ha ancora ricevuto notizia” di aver già iniziato la sua caduta inarrestabile. “Così – continua – le vite dei miei personaggi si sfaldano e loro non si rendono conto che un attimo dopo saranno già distrutti” (nota: per i curiosi un video su youtube: awesome slinky slow motion)

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Jonathan Safran Foer

Fois gli chiede se nei suoi libri sceglie di intrattenere o di dire delle cose importanti e lui fa notare che nessuno spenderebbe degli anni della propria vita per scrivere un libro destinato al solo intrattenimento.

Non penso in questo libro di aver dovuto scegliere tra ciò che intrattiene e ciò che è importante. In altri libri ho dovuto fare questa scelta, in questo no, forse perchè a questo sono più vicino. Ma l’intrattenimento è il contenitore per altre cose”.

Per esempio vi sono delle verità. Che la vita è preziosa è una verità; che viviamo in un mondo reale che limita le nostre scelte è un’altra e possono sembrare in contrasto. La vita è preziosa proprio perchè ha un limite, è finita, e questo ci riporta coi piedi per terra, al dato di fatto che  nel mondo reale, bisogna scendere a patti e fare dei compromessi.  Cosa ci rende felici? Dipende da cosa intendi per felicità Nessuno dei miei personaggi è interamente presente nonostante il titolo sia “Eccomi”. Iulia si ritira nei progetti delle sue case mai costruite, Jacob nella sua relazione interamente via sms con la collega, Sam passa virtualmente la vita facendo un gioco virtuale, Other Life. La vita che vorremmo è a un passo, ma non la raggiungiamo. Verso la fine del libro Jacob si accorge che la vita che voleva è dietro ad una porta che non è riuscito ad aprire perchè non ha capito che si apriva tirando e non spingendo.

La crisi è un momento che presenta un paradosso. Sappiamo che  dobbiamo trovare un equilibrio tra i vari ruoli che rivestiamo e i vari valori che seguiamo, ma quando si arriva a una crisi dobbiamo fare una scelta esclusiva, non di equilibrio. Non vi sono tanti momenti nella vita che impongono questa scelta. Per Jacob arriva quando sceglie se rispondere o no alla chiamata di Israele. Eccomi. Ma eccomi come marito o eccomi per andare in guerra: scelgo e sono o una cosa o l’altra.

In queste due ore  nessuno ha svelato la trama e neppure io lo faccio.  Vi dico che, dalla crisi di una coppia, si dipana attraverso affascinanti e minuziose descrizioni dei figli, dei nonni, delle abitudini quotidiane, fino ad un devastante terremoto in Medio Oriente che costringe  molti a fare scelte che chiariranno le loro vite e li faranno riconoscere a se stessi e, a mio parere, ad imparare un altro modo di “esserci”.

Un bel libro. Si legge d’un fiato e, dice Fois, è lungo, ma è anche troppo corto. Uno di quelli che vi dispiacerà di aver finito.

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Cecilia Deni, classe 57, sarda di nascita, vive e lavora come medico di famiglia a Bologna. Lettrice ossessiva, ama restituire il frutto delle letture a chiunque, imprudentemente, si presti ad ascoltare.

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