L’affaire del Complesso Museale Santa Maria della Scala di Siena. Intervista a Daniele Pittèri

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Siena tra le dita

Al Santa Maria della Scala di Siena, il 1° febbraio 2019 si è chiusa l’era Daniele Pittèri. Il manager culturale era arrivato a Siena nel 2016 tramite un bando e con la sua direzione aveva da subito risollevato le sorti del Complesso Museale.

Già nel 2017 si erano avuti i primi risultati in termini numerici: dalle 82.355 presenze del 2016 alle 157.323 del 2017 con un incremento di visitatori di + 91% e un incremento d’incassi di + 11%.

L’obiettivo primario di Daniele Pittèri e del suo gruppo di lavoro è stato quello di far diventare il Santa Maria della Scala un museo a tutti gli effetti, cambiando il suo aspetto da contenitore a vero e proprio contenuto di storia e innovazione, sia dal punto di vista creativo che espositivo.

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Siena tra le dita. Credits: smsmag.it

Tra le attività e le iniziative realizzate nel triennio 2016-2019 ricordiamo l’introduzione della biglietteria unica con il Duomo, la messa a norma dell’antico ospedale dal punto di vista sicurezza e antincendio, l’aumento della capienza contemporanea del Complesso da 180 a 1.060 persone, la riapertura al pubblico di Palazzo Squarcialupi e l’apertura dell’ostello Casa delle Balie.

E’ stato anche progettato e realizzato il Piano di Sviluppo pluriennale del Santa Maria della Scala per definire l’identità del Complesso nella sua nuova funzione di museo e centro di produzione culturale, per individuarne e definirne la mission e la vision.

Nel 2018 inoltre il Complesso Museale è entrato a far parte del Sistema Museale Nazionale (tra i primi musei comunali ad accedervi).

Per quanto riguarda la programmazione culturale ricordiamo il successo di critica e di pubblico, con più di 60.000 presenze, della mostra dedicata ad Ambrogio Lorenzetti e la mostra Obscure Clarté dell’artista franco-cinese Li Chevalier che ha fatto da trait d’union tra lo storico ospedale e il contemporaneo.

Da esperto di media, Daniele Pittèri non ha tralasciato l’importante parte della comunicazione e della divulgazione e, a tal proposito, citiamo due importanti iniziative. Una l’Empty Museum SMS, realizzato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Igersitalia, che ha portato a Siena 12 fra i più importanti instragrammer europei e che ha generato (in un solo mese) un flusso di visualizzazioni sui social-media superiore agli 8 milioni, con 2 milioni di utenti raggiunti.

E l’altra la nascita di smsmag.it, il magazine on line del Santa Maria della Scala dedicato al racconto e alla documentazione delle attività del museo con filmati, reportage, interviste agli artisti e ai curatori. SMS MAG, affidato per il coordinamento e la creazione dei contenuti a Lorenza Fruci, è nato in collaborazione con il Master in Comunicazione d’impresa dell’Università di Siena, dando l’opportunità a giovani giornalisti di fare un’esperienza formativa all’interno di un importante realtà museale.

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SMSMAG. Credits: smsmag.it

Il 2018 è stato anche l’anno che ha confermato il trend di crescita: le presenze complessive, fra percorso museale permanente (169.218) e le mostre temporanee con biglietto separato (34.057), sono state 203.274, con un incremento rispetto al 2017 del 29,20%.

Abbiamo rivolto qualche domanda a Daniele Pittèri per sapere qualcosa di più sulla sua esperienza triennale al Santa Maria della Scala.

Qual è il suo bilancio dopo questi anni di direzione?

Nel 2016, all’inizio del mio mandato, il Santa Maria della Scala, anche se denominato complesso museale, non rientrava in nessuno dei parametri minimi richiesti dalla Regione Toscana per un museo. Di fatto non era un museo.

Mancavano una programmazione culturale coerente, continuativa e di lungo periodo; le attività di ricerca erano sporadiche; mancava una politica di restauro programmato e la cura delle collezioni era affidata alla buona volontà dei dipendenti; gli spazi non erano adeguati alle norme di legge sulla sicurezza.

A questo si aggiunga che mancava del tutto una strategia di comunicazione e di relazione con la cittadinanza e con i media e mancava un contratto duraturo con partner privati in grado di erogare servizi, anche in concessione, contribuendo in tal modo a sostenere gli ingenti costi di gestione. Nel marzo 2016 presentammo domanda di accreditamento per diventare museo di rilevanza regionale che, per la totale assenza di requisiti, ci fu bocciata.

Siamo diventati museo di rilevanza regionale nel 2018, ciò significa che abbiamo svolto un grande lavoro, sia sotto il profilo organizzativo e gestionale, che sotto quello culturale e di ricerca.

Abbiamo infatti colmato tutti i gap che avevamo: c’è un gruppo di imprese con un contratto di 10 anni che lavora in partnership con il Santa Maria, erogando servizi (anche non remunerativi) in regime di semi concessione; sono state prodotte 26 mostre, di cui 3 sono state successivamente ospitate da altri musei (a Berlino, Zagabria, Cork, Treviso, Sassari); abbiamo risolto tutti i problemi di sicurezza, adeguandoci alle norme vigenti; abbiamo ricucito relazioni con i media nazionali e con la comunità senese. I dati di afflusso sono emblematici da questo punto di vista: dalle 59 mila presenze del 2015 siamo passati alle 203 mila del 2018.

Un bilancio sicuramente positivo.

Cosa lascia in sospeso?

La risposta vera a questa domanda è: non lascio in sospeso nulla. Ho sempre lavorato con due elementi molto chiari: da un lato la scadenza del mio mandato; dall’altro l’avviamento di progetti che proseguissero oltre il mio mandato, ossia progetti che guardassero al futuro del Santa Maria della Scala, a determinare le condizioni perché il percorso di crescita e di consolidamento si rafforzasse nel tempo e non si interrompesse con la scadenza del mio mandato.

Quindi lascio molti progetti avviati, con importanti investimenti, già programmati e finanziati, circa 6,5 milioni per i prossimi 3 anni. Progetti che consentiranno il recupero di nuovi spazi, il restauro di molti ambienti esterni ed interni, la creazione di un grande deposito per le opere d’arte, la climatizzazione di tutto il complesso museale.

Sono tutti progetti di cui sapevo in partenza che non avrei visto la fine, ma che ritenevo fondamentale avviare e programmare. Da questo punto di vista, allora, direi che non lascio in sospeso nulla. Certo, mi sarebbe piaciuto avviare anche altri progetti, ma bisogna sempre fare i conti da un lato con le risorse economiche e dall’altro con la concretezza: si avviano processi che si è certi di poter concludere. Altrimenti si rischia di iniziare tante cose, non finirne nessuna.

E che tipo di esperienza è stata essere il direttore del Santa Maria della Scala? 

Intensa e totalizzante. Il Santa Maria della Scala richiede un impegno totale. Non si può avere tempo per pensare ad altro. Figuriamoci per fare altro! E’ un luogo che necessita di un’attenzione costante, di una cura quotidiana.

Ed è stata un’esperienza emozionante, non solo perché giorno per giorno ho visto crescere e mutare il Santa Maria, ma anche perché si è creato all’interno del museo un clima di grande partecipazione ed entusiasmo.

Un clima di grande affiatamento che ha visto coinvolti non solo i miei più stretti collaboratori, ma tutti coloro che quotidianamente vi lavorano, dagli addetti alle sale, agli addetti alla manutenzione, a chi lavora in biglietteria o al bookshop.

La cosa che mi mancherà di più, soprattutto nei primi tempi, è non rivedere tutti i giorni lo straordinario gruppo di persone che ha lavorato assieme a me, non percepire più quel clima caldo di entusiasmo che mi ha accompagnato, non sentire più le loro voci, non vedere più i loro sorrisi.

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Valentina Muzi nasce e vive a Roma. Diplomata in lingue nel 2011 presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla Facoltà di Studi Storico-Artistici dell’Università di Roma La Sapienza, parallelamente ha frequentato un Executive Master in Management dei Beni Culturali presso la Business School del Sole24Ore di Roma. Dal 2016 svolge attività di traduzione di cataloghi, stesura di testi critici e curatela. Dal 2017 svolge l’attività di giornalista di taglio critico e finanziario per riviste di settore. Attualmente è membro del Board Strategico presso l’Associazione culturale Arteprima nonprofit, Social Media Manager ed è Responsabile organizzativa della piattaforma Arteprima Academy.

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