Gita al Faro. Il confino letterario di Ventotene e la cura. Intervista con Loredana Lipperini

immagine per Gita la Faro intervista con Loredana Lipperini. ph. Paola Libralato
ph. Paola Libralato

Gita al Faro compie dieci anni. Un Festival che si distingue fra le innumerevoli altre kermesse letterarie, un incontro a Ventotene e per Ventotene ideato da Francesca Mancini, Laura Pesino e Vania Ribeca, come un coinvolgimento globale della scrittura con l’isola e dell’isola con gli scrittori.

Ventotene terra di confino, terra di prigionia e scambi, scoglio di mare dove sono nate le speranze e le basi dell’Europa, da dieci anni è, per una settimana nel mese di giugno confino letterario e luogo ideale per far scaturire la scrittura. Ogni anno accoglie scrittori diversi, ogni anno li mette a confronto fra di loro e con nuove scoperte fisiche e immaginarie.

immagine per Gita la Faro intervista con Loredana Lipperini. ph. Paola Libralato
ph. Paola Libralato

Diretto da Loredana Lipperini, promosso dall’Associazione per Santo Stefano in Ventotene onlus, in collaborazione con la Libreria Ultima Spiaggia, Gita al faro ospiterà, fino al 27 giugno Stefania Auci (Nord), Laura Bosio (Enrico Damiani Editore), Ernesto Franco (Einaudi),  Siegmund Ginzberg (Feltrinelli), Matteo Nucci (Ponte alle Grazie), Gilda Policastro (La Nave di Teseo), Lidia Ravera (Bompiani), Nadia Terranova (Feltrinelli), Nadeesha Uyangoda (66thand2nd) e Cristina Morales (Guanda) che si dedicheranno alla stesura di un racconto e ogni sera parteciperanno agli incontri con il pubblico alla Libreria Ultima Spiaggia.

Di questi dieci anni così unici ne parliamo con Loredana Lipperini.

immagine per Gita al faro, Loredana Lipperini
Loredana Lipperini

Gita al Faro anno decimo. Un traguardo bello e importante per un festival letterario diverso da tutti gli altri. Puoi raccontarci come è nato e quale è stata in questi anni la poetica che lo ha guidato?

Posso raccontarti qual è stata la mia, visto che sono arrivata nel 2014, dopo l’ideazione di Lidia Ravera e un anno sotto la direzione di Sandra Petrignani. Cercare di restituire quanto Ventotene dà, e dà moltissimo, in termini di memoria, storia, natura, ma anche di dissolvimento.

I quartieri dei confinati che non esistono più, il lungo degrado del carcere di Santo Stefano, il tufo che si sgretola. La sensazione che l’isola ti dà è della finitezza, nella lontananza. Proprio per questo per me è sempre stata l’isola che cura, che ti fa riconoscere le ferite, ti insegna a conviverci.

Questa è la voce di Ventotene, per me. L’idea che ho sempre avuto è che quanto si riceve si dà, nelle storie che vengono scritte per l’isola. E mi sembra che sia stata sempre accolta.

In questi dieci anni si sono “autoreclusi” nell’eremitaggio isolano moltissimi autori non sempre conosciutissimi, quale criterio ti ha portato a sceglierli?

La generosità. Non ha mai avuto importanza il successo di vendite e di critica: il primo fattore a cui ho sempre pensato è “staranno bene insieme?”.

Gita al Faro non è mai stato un festival vetrina: somiglia molto di più a una residenza letteraria, a una condivisione del tempo al di fuori delle logiche di presentazione dell’ultimo libro scritto.

La cosa di cui sono più fiera: le amicizie che sono nate sull’isola e che in molti casi sono ancora forti.

Raccontaci come hai scelto il ricco e variegato insieme di scrittori che partecipano quest’anno (fra loro anche l’ideatrice del Festival, Lidia Ravera).

Questo è un anno speciale per due motivi: il primo è il doppio anniversario, dieci anni di Gita al Faro, ottanta dal Manifesto di Ventotene.

Quindi doveva essere celebrato nel modo giusto. Inoltre, è un ritorno: lo scorso anno abbiamo deciso di annullare il festival perché non ci sembrava che le condizioni lo rendessero possibile.

Quindi, cinque autori erano già stati invitati lo scorso anno: Stefania Auci, Laura Bosio, Ernesto Franco, Matteo Nucci, Nadia Terranova e ci sembrava importante averli con noi.

Gli altri, ovvero Sigmund Ginzberg, Cristina Morales, Gilda Policastro, Lidia Ravera, Nadeesha Uyangoda, avevano scritto testi che corrispondevano in modi diversi allo stato d’animo collettivo e alle problematiche che attraversiamo, ed era altrettanto giusto affiancarli.

Chi partecipa a Gita al Faro deve riuscire a scrivere una storia in quattro giorni. Finora ci sono riusciti tutti con splendidi risultati. Secondo te, è l’incanto dell’isola e dell’isolamento ad aiutare la creatività?

Anche. Ma è soprattutto un modo diverso di essere comunità letteraria. Di esserlo davvero, intendo, al di là delle competizioni e delle frustrazioni e dei giri di giostra.

Puoi farci un bilancio emotivo del Festival?

L’isola è piena di rumori, e di magia.

Come immagini il futuro di Gita al Faro?

Non riesco a immaginarlo con chiarezza a meno che non si pongano le condizioni definitive per la sua prosecuzione. Questo è il punto da affrontare, e risolvere una volta per tutte.

+ ARTICOLI

Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.