Povere creature di Yorgos Lanthimos. Un film di invenzioni visive e tematiche universali

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Povere creature di Yorgos Lanthimos è un film intelligente, originale e molto realista sulle teorie spazio-temporali, oggi in gran spolvero nella attuale cinematografia tecnologica.

Il film parte dall’epoca vittoriana fine ottocento, facendo frutto delle scoperte della nostra epoca di sistemi cibernetici, con un occhio attento ma calibrato ad un futuro distopico, che in parte già viviamo (creazioni ex machina, ricambi di organi fisici e meccanici, metaversi e multiversi, vita in epoche diverse ed in orizzonti fantastici, Ufo, oltre l’A.I. ed i microchips, di cui si discute tanto).

Visivamente sperimentale, nel mescolare fantasie di favole gotiche eterne ed universali (il mito greco di Prometeo di Eschilo e quello romantico di Frankenstein di Mary Shelley) attraverso una estetica artistica sofisticata digitalizzata, ripresa, nella mise en scene, dai migliori architetti e pittori delle più importanti correnti artistiche (movimenti come Art nouveau, Art Decò, modernismo, espressionismo, metafisica e surrealismo, con evidenti riferimenti a Escher, Gaudì e Schiele).

Un caleidoscopio di originali compositi ambienti interni ed esterni, panoramiche impossibili e macchine futuribili di terra, mare e cielo (carrozza elettrica, nave città e macchine volanti), immaginate con sorprendente fantasia tecnologica.

Fin qui il grande lavoro di un gruppo di architetti, scenografi, costumisti, stilisti di moda e truccatori tutti candidati agli Oscar nelle loro categorie.

Ma chi ha lavorato di più, in completa collaborazione, con il deus ex machina Lanthimos, è stato il Direttore della fotografia Robbie Ryan (anch’esso a buona ragione candidato all’Oscar). Tante le sue sperimentazioni visive, dal bianco e nero all’artificiosità dei pastosi colori, nelle loro gamme più tenui e più intense, ai tanti effetti spiazzanti prospettici, usando il fisheye, il grandangolo, la steadycam, le carrellate in profondità, la stroboscopia, tutto voluto per concedere più visionarietà all’incredibile storia sottostante che a sua volta nasconde un sottotesto attualissimo, più complesso ed universale.

Si dimentica troppo spesso che il cinema nasce all’origine come invenzione di nuove idee spettacolari e di evolute forme di idee e di contenuti, cercando sempre di immaginare qualcosa che non assomigli a quello già visto e fatto. E questa storia a differenza di tante storie banali e ripetute, non è né lineare né convenzionale.

La storia parte da un Frankenstein di seconda generazione, reso esperimento da suo padre Frankenstein senior, per una composizione corporea di cui porta evidenti segni, a cominciare da un viso deturpato. Divenuto professore universitario a Londra, con il nome di Godwin Baxter (Willem Dafoe), biologo ed elettromagnetico, il dottore concepisce in laboratorio una creatura umana, riportando in vita, tramite impulsi elettrici, una donna incinta suicidatasi nel fiume, dopo averle impiantato il cervello integro del feto nella testa del suo cadavere.

La donna ora si chiama Bella Baxter (la bravissima candidata all’Oscar Emma Stone) ed è la figlia adorata e curata dal padre putativo Godwin Baxter. Bella ha il corpo di una donna e la mente di una bambina. Sta sperimentando in maniera veloce la sua motricità, il coordinamento dei movimenti ed il controllo delle altre funzioni fisiologiche, parla una lingua quasi incomprensibile, emulativa di quella del padre con parole forbite e raffinate. Si rivela comunque istintiva ed aperta di carattere e più intelligente del normale.

Baxter porta nella sua casa-prigione un assistente Max McCandes (Ramy Youssef) per monitorare lo sviluppo di Bella e vista la sua simpatia bambinesca, ancora casta verso il giovane, pensa di farli sposare con la promessa che rimangano in casa sua, per proteggerla dal mondo.

Ma la storia non è né lineare né convenzionale, con sviluppi suggestivi ed imprevedibili, ripresi ed attualizzati dallo sceneggiatore Tony McNamara (candidato all’Oscar) dal romanzo surrealistico, distopico, erotico e di critica sociale di Alasdair Gray del 1992.

Bella avrà tre fasi di sviluppo, una di esperienze di vita di iniziazione, una di formazione ed infine una di maturazione, come potrebbe essere per una qualsiasi donna. Ma c’è una premessa da considerare, c’è la mente di una bambina nel corpo di una donna già vissuta, che non ha più il suo passato.

Bella nasce a nuova vita, senza alcuna educazione ed esperienza pregressa, senza che la sua famiglia (il tutore) la possa condizionare, se non proteggerla da sé stessa e gli altri. Così Bella in questo sfasamento tra due età (fisica e mentale), intelligente e senza preconcetti, libera da sovrastrutture sociali, dice ciò che pensa, fa quello che vuole. Si manifesta come creatura estranea alle convenzioni sociali di una particolare età (quale che sia) desiderosa solo di conoscenza ed emancipazione.

Naturale che con una mente in evoluzione veloce farà presto a prendere possesso della sua parte precedente (una donna già sposata) attraverso tutte le attività motorie, imparando speditamente a mangiare, parlare, camminare. Ma è solo la premessa in questa prima fase di presa di coscienza per la sua ricerca della scoperta del mondo.

La sua seconda fase quella socio-culturale e di sviluppo sessuale, sarà piena ancora di infantile curiosità, cercando con la sua innata libertà desideri ed avventure imprevedibili, creati in una suspense continua tra un cervello da giovinetta in fase ormonale ed il corpo maturo della donna che lo contiene.

In questa fase viene iniziata alla vita sociale ed al sesso, da un avvocato scapestrato e libertino, amico del padre, Duncan Wedderburn (candidato all’Oscar Mark Ruffalo) che la fa fuggire dalla casa-prigione per andare a Lisbona. Bella in verità, ormai raggiunta la sincronicità del suo corpo nel piacere, è più alla scoperta della sua identità, infatti cercherà luoghi e persone avventurandosi nei bassifondi del porto, di cui racconterà le storie vissute, con candore, allo stupito Duncan.

Allo stesso tempo ha bisogno di comportarsi con grande innocenza e senza remore nella sua introduzione in società, sia ingozzandosi di Pastel de Nata, sia contestando a tavola ed a passeggio le buone maniere di altre coppie che i due frequentano nell’albergo.

In questa parte la ormai nota filosofia di Lanthimos (Dogtooth, The lobster, La favorita), costituita da una critica grottesca alla società borghese ed aristocratica (figuriamoci a quella delle ingessate convenzioni vittoriane) si sovrappone quasi alla storia stessa della protagonista. I retrivi pregiudizi e moralismi oltre uno stupido galateo a tavola vengono sbeffeggiati, finché Bella ubriaca, stanca di formalismi e figuracce, si scatena in una bagarre con altri clienti dell’albergo, prendendoli letteralmente a pugni e calci in culo.

La mattina dopo si ritroverà su una nave in viaggio per Alessandria d’Egitto. E questa è la parte più spettacolare del film, tra interni illustrati di Art decò e panorami impossibili. Bella sconsolata, scoprirà poi, attraverso due crocieristi stravaganti intellettuali, Marta (Hanna Schygulla) e Harry (Jerrod Carmichael) i migliori libri di filosofia ed i romanzi dei grandi autori, ed ascolterà, facendone frutto, le loro discussioni sulle nuove società future, appagando la sua fame di cultura.

Dopo la parentesi illustrativa di una nave liberty da crociera in un mare dai riflessi futuribili, l’arrivo al porto medioevale, con l’alto castello-bastione semidiroccato, di Alessandria d’Egitto, sorvolato da strane macchine volanti. In un ambiente così degradato, Bella scopre l’utopia della ricchezza e della povertà, e attraverso un suo acquisito ideale della generosità, con un sentimento di solidarietà ed altruismo per gli ultimi (i reietti, i derelitti, i degradati, i moribondi) farà donazione di tutti i soldi del compagno Duncan ai bisognosi locali.

Dopo queste esperienze artistiche, intellettuali, sociali e umanitarie, la fase che completa la maturazione di Bella, arrivata a Parigi, con l’arrogante Duncan ormai perdente, solo aggressivo e privo di alcuna soluzione, sarà quella sessuale. Il peccato, a questo punto rappresenta l’ultima barriera per la sua completa emancipazione. In un nuovo capitolo sovversivo di schemi convenzionali, Bella entrerà in una casa di tolleranza. Ormai cosciente delle sue capacità mentali e fisiche, capirà che solo in un rapporto diretto con più uomini, dentro i loro difetti fisici e mentali, può liberarsi dal controllo socio-lavorativo e familiare dell’uomo sulla donna.

Tutte le scene del film con Emma Stone, nuda o seminuda in atti carnali, non sono sesso fine a sé stesso, hanno una funzione ben precisa nella sua evoluzione liberatoria dal maschio-padrone, e la porteranno a quell’equilibrio consapevole della sua completa maturità. La conoscenza socio-culturale e quella sessuale vanno di pari passo e debbono essere portate entrambe a fondo.

Pur con tutte le sperimentazioni mediche, gotiche, oniriche e fantascientifiche, Lanthimos ha costruito un apologo universale (sulla base dei comportamenti della nuova creatura Bella) sulla liberazione da tutti i vincoli (inclusi quelli sessuali) impiantati nelle menti delle donne, in un quadro in cui queste sono già a priori, dalla nascita, controllate attraverso, usi, costumi, finanza, religioni, relazioni familiari e gossip.

Le reazioni scomposte, subdole o violente degli uomini, a parole, o con strategie ed azioni criminali (come l’ex marito di Bella) sono la cartina di tornasole di quanto interessi che nulla cambi di un sistema fatto di azioni omologate, pregiudizi e moralismi, scandalo, decenza e comune senso del pudore.

Bella che ha ormai raggiunto (terza fase) la riflessione e la coscienza di sé come essere libero riuscirà a neutralizzare i grotteschi, paradossali, spietati uomini e, con il pensiero scientifico imparato, ad avere un ruolo importante, conquistato solo con la sua conoscenza e non dato dal padre. Diventerà una nuova dottor Baxter, chirurgo Frankenstein, nell’epoca dei trapianti e della scienza.

Info: Povere creature è candidato agli Oscar 2024 per:
1)Miglior film. 2) Miglior regia. 3) Migliore sceneggiatura non originale. 4) Migliore attrice protagonista. 5) Miglior attore non protagonista. 6) Miglior montaggio. 7) Miglior Fotografia. 8) Miglior scenografia. 9) Migliori costumi. 10) Migliore colonna sonora. 11) Miglior trucco e acconciature.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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