Porto. Dove il fiume diventa Oceano

Porto
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Ci sono diverse città qui a Porto. E c’è ancora più luce ora che siamo a nord di Lisbona.
La città vecchia che si inerpica sulle colline con i suoi grappoli di case e strade lastricate; scendendo verso il fiume, invece, la città si fa piana e ricorda quella dolce Roma degli anni ’60: night, teatri classici, i ristoranti “bene”, boutiques… tutto un po’ fuori moda,  mentre la formula “alternativa” si rapprende fra i vicoli e la riviera, un coloratissimo balcone che si riflette nel Douro, il lunghissimo fiume che dalla Spagna viene a raggiungere l’Atlantico dopo essersi inoltrato fra i vigneti.
Oltre le acque Gaja, la città del vino, con le sue cantine sovrapposte come se crescessero l’una sopra l’altra ricolme del miglior porto rosso rubino. Ed infine l’antica città nata su un porto che ora non c’è più.

Babele di lingue e vento fresco. Una città che non ferma la sua trasformazione.

Il Chiostro della Cattedrale è un profluvio si azulejos e la cattedrale stessa è un sovrapporsi  di stili che dal romanico arrivano al barocco, mentre il Mercato di Bolaho, dalla struttura liberty, dove si fotografa forse più di comprare, ma dove è possibile trovare bulbi di tulipani, passamanerie, dolci, bomboniere, carne macellata kosher, bigiotteria artigianale, sardine e, immancabile, il portoghesissimo bachalau.

Il Douro è bellissimo e silenzioso solcato da barche e punteggiato di sole. Si può seguirlo lungo le rive in una lunga passeggiata che costeggia la città sulla destra oppure con lo storico tram giallo che sferraglia fra fabbriche dismesse e giardini fino alla foce, una spiaggia immensa ed il pontile del faro.
Qui il Douro si tramuta in Atlantico, sembra non esserci alcun confine se si esclude un banco di sabbia che si protende come una lingua a chiudere e due rive.
Eppure cambia odore e colore che da verde bosco diventa grigio e pieno di spuma.

L’Atlantico è un mare freddo che fa paura. Qui al nord è lo stesso mare che, prima o poi, raggiungerà il polo. Batte sui muraglioni mentre il vento si gonfia, forte e incredibile, la spuma raggiungei la balaustra e i gabbiani si lasciano trasportare ondeggiando fra i punti cardinali.
Sulla spiaggia un ragazzino nudo si fa la doccia mentre il vento porta l’acqua lontano facendola turbinare, mentre un giovane che sembra provenire da un’altra epoca, stile hippy, chitarra poggiata sulla sabbia, sta facendo il saluto al sole che va tramontando in una luce che è  quasi un miracolo.

Perché la vita a volte è perfetta.

 

 

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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