De l’idea e del modello mentale ovvero Sul processo di dar forma a un’idea da un modello mentale dell’artista Sissa Micheli

© Sissa Micheli, On the Process of Shaping an Idea Into Form Through Mental Modelling

Si trova a mezz’aria, sullo sfondo, per lo più, un muro comune, di recinzione o delimitante, ma alcune volte anche dei recinti in legno, il che potrebbe già dare l’impressione di trovarsi rinchiusi ma lei, la stoffa, il panno, si libra in tutta la sua libertà nell’aria, starebbe per cadere, ne siamo certi ed altrettanto certamente è stata da poco lanciata, un attimo, un secondo che, però, sembrerà per sempre lontano. È variabile la posa in cui si trova ma immobile nel fotogramma, congelata dalla mano dell’artista. 

Sissa Micheli si muove in uno spazio formale e creativo al tempo stesso. Usa spazi formali dove pone proprie iperboli concettuali le quali a loro volta rappresentano delle forme plastiche sinonimo di pure categorie mentali.

© Sissa Micheli, On the Process of Shaping an Idea Into Form Through Mental Modelling
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Un atto di libertà quello di muoversi tra le quattro pareti del fotogramma, già date, ma infinite le pose, le possibilità, dove un’idea possa prendere forma dalla minuziosa ed interminabile suddivisione degli attimi. La realtà viene duplicata in tutte le sue possibili variabili in cui quella forma potrebbe apparire ma solo come esercizio mentale perché lo scatto è uno.

La realtà sembra che vada, come ci indica la fisica, da una situazione di ordine verso una di disordine, in questo senso il drappo di stoffa lanciato da Sissa Micheli è destinato al disordine della forma. La fragilità dell’attimo e la sua non-località, nel senso di non risiedere in una porzione ben precisa di spazio, mostrano in questa serie dal pregnante fascino tutta la capacità eversiva del principio di indeterminazione: può essere chiaro il dove ma non il quando o viceversa, ma mai entrambi. In realtà, gli scienziati negli ultimi anni si son fatti l’idea che tutto, dall’universo alle particelle più piccole, girino in un loop come la stoffa che nei diversi fotogrammi si contorce su se stessa ma non tocca mai terra.

Nella vita di un’artista in principio c’è un’idea, la quale però rimane in vita il tempo di un respiro, è caduca di natura, per questo la fotografa prova ad imbrigliarla o ingabbiarla ma lei per vendicarsi assume ogni volta una forma diversa… potrebbe essere l’incipit di questa storia se fosse un racconto in parole invece che in immagini.

Un’idea consiste in una piccola scarica elettrica nel nostro cervello, ha di per se una durata effimera, cercare di dare a quell’idea una forma è, nelle parole di Sissa Micheli, “un’azione di una fragilità sconvolgente” quasi quanto il tentativo successivo di realizzarla, di ciò tratta questo suo lavoro.

Il protagonista sembrerebbe un indumento, comunque di tessuto leggero, potrebbe essere una camicia oppure degli shorts o più semplicemente un fazzoletto, non lo si può dire con certezza. Assume di volta in volta sembianze differenti, quelle di una farfalla dai colori pastello o di un oggetto antropomorfo dal destino incerto.

“Il tempo per me è importante, specialmente perché uso sia la fotografia che il mezzo filmico, la prima mi da il senso del tempo che passa: quando scatti mostri un tempo morto, che non c’è più e questo mi costringe a pensare, a riflettere.”

La fotografia mostra un momento catturato ma effimero, in fondo col tempo svanisce, in un certo senso la realtà continua a scorrere lasciandosi dietro un frammento senza un prima ne un dopo.

“La fotografia è connessa con il tempo perché fa sempre riferimento a qualcosa che c’è o non c’è oppure è gia stato, o che non c’è più, per me è fondamentale questa sensazione di qualcosa che potrebbe sempre svanire. Lavoro usando la fotografia o il video, traendo per esempio foto da un video o viceversa. In un precedente lavoro per esempio usavo delle immagini che sembravano “stills” tratti da un lungometraggio mai esistito, il pubblico ne doveva immaginare l’esistenza. La mia con la fotografia è una lotta. Una guerra tra cosa io abbia in mente e la casualità che accade nell’attimo in cui si scatta, anche in questa serie il mio scopo è quello di farmi sorprendere da ciò che apparirà nell’immagine. Non è controllabile veramente l’accadere dell’attimo tra l’idea iniziale che ho avuto ed il risultato finale, la ricerca del rapporto tra i due mi interessa.”

Nulla, probabilmente, può dare più l’idea di fragilità di un frammento di stoffa che venga lasciato cadere, si tratta di una scultura dalla forma cangevole in caduta libera.

“Le idee dietro le mie opere spesso sono dai confini sfumati, un po’ mossi come le stoffe in questo lavoro…”

Nel caso di Sissa Micheli sembra essere tutto concentrato nella forma, che sia casuale o pilotata, ma in realtà è una sostanza più profonda ed intuitiva la vera protagonista, una materia che cerca di nascondersi tra le pieghe del tempo che scorre, dietro le immagini catturate. Il dialogo che si instaura tra il cercare di mettere in forma un’idea e l’impossibilità di riuscire ogni volta ad avere la stessa forma, noi tutti dobbiamo accettare l’indeterminazione di ciò che avviene o diventano i nostri schemi mentali nella realtà.

La nostra realtà, come ipotizzato già da Einstein, si compone in verità di singoli momenti uno a fianco all’altro che danno una sensazione di continuità, di scorrere ma sono in realtà fermi, per questo si parla spesso di “fiume ghiacciato”. Ora, se si potesse vedere uno di quei frammenti avrebbe lo stesso aspetto delle immagini create da Sissa Micheli per questo progetto. L’artista cerca di catturare una forma fuggevole in uno scorrere continuo.  Questa serie ha anche lo scopo di controllare l’incontrollabile ovvero il volo del drappo di stoffa, la forma che prenderà. “La fotografia mi costringe a pensare al tempo che passa, che sfugge, alle sue diverse dimensioni, il tempo che si vuole tener fermo, si vuole cercare di  bloccarlo.”

La storia che Sissa Micheli vuole raccontare è quella dell’estrema fragilità di una idea, nata in un attimo, che deve essere il più velocemente possibile fermata e sviluppata, realizzata, prima che scompaia e torni indietro da dove è venuta. Il drappo di stoffa che viene lanciato nel vuoto dello spazio circoscritto dal fotogramma, rappresenta il filo narrativo del modello mentale dell’artista, dove lo scatto, l’attimo congelato ed estemporaneo, è la percezione spontanea del momento, nella scultura unica irripetibile dell’attimo catturato.

“Prendo lo spazio racchiuso nel fotogramma e lo uso come recinto dove lanciare il drappo di stoffa, una, cento volte, ognuna assume una forma diversa, questa è la rappresentazione di come un’idea sia volatile e possa di volta in volta prendere una forma diversa. Questo è quello che avviene nella mente di un fotografo, si crea una certa immagine mentale, ma non saprò mai quale forma prenderà l’immagine finale. Il risultato è la cosa più interessante, la parte sconosciuta che bisogna scoprire. L’idea avuta inizialmente perde per me di valore nel momento in cui comincio a creare una forma, un’immagine, il confronto con quello che accade sarà sempre motivo di stupore.”

“Dal punto di vista del mezzo fotografico c’è questo continuo dialogo tra l’idea iniziale e quello che poi si va a scoprire sia stato registrato dalla macchina, nel caso di questa serie ho voluto evidenziare questo passaggio attraverso l’estrema volatilità dell’attimo rivestito a sua volta di qualcosa di estremamente effimero come una stoffa che venga lanciata.”

La transitorietà delle cose è per Sissa Micheli un momento costruttivo di estrema importanza, lei si dedica ed investe molto del suo tempo ad osservare, capire, definire e raccontare il passaggio da uno stato ad un altro; le sue opere rappresentano sempre quello che c’è di visibile tra il prima ed il dopo, questi sono in una loro forma primordiale presenti nell’attimo espresso, rappresentato. L’artista spesso filma i suoi soggetti per estrarne poi delle immagini fisse, sembrerebbe ergersi a conoscitrice dell’intera storia per mostrarci solo l’attimo scelto, ma in realtà lei stessa vuole farsi sorprendere dall’ unknown known di cui parla Stephen Shore: un attimo che conterrà l’intero ma solo come tracce lasciate li per caso.

Lo scorrere del tempo filmato si apre in uno squarcio quando affiora l’immagine congelata della forma, un’idea che scivola davanti alla percezione e che prende una precisa e definitiva forma la quale lascia decadere tutte le altre possibilità in favore di quella catturata. Ovvero il processo di plasmare un’idea in una forma attraverso un modello mentale.

Il desiderio nasce dal mettere in immagine il movimento insieme con l’effetto di congelamento di una forma. Si tratta di un momento in cui un oggetto prende quella forma, potrebbe variare in un attimo e lo farà sicuramente se non venisse catturata. Il divenire che segue un percorso di passaggio tra momenti diversi tutti determinanti ma soltanto uno destinato a rimanere impressionato sulla carta.

Le forme sospese, in questo lavoro, son come le idee sul nascere non definite ancora ma piene di possibilità.

“Quello che faccio è filmare la scena e poi lasciar scattare l’otturatore per bloccare l’immagine in una forma scultorea dalle mille possibilità.”

Da fotografa posso ripetere il modo esatto e le condizioni esatte in cui scagliare la stoffa ma non posso sapere in quale forma verrà congelata dall’otturatore… è questa quella che chiamiamo realtà? Condizioni simili che possono dare risultati molto differenti? Ho una mia immagine mentale ma non potrò mai sapere quale sarà il risultato impresso.”

Il fotografo ha un’immagine mentale che nel momento dello scatto incontra la percezione e cominciano una scambievole comunicazione da cui uscirà il prodotto della fotografia.

Sissa Micheli guarda al futuro. Non nel senso di provare a fare delle previsioni, ma come un film di cui soltanto lei ne conosce l’interezza, comunque aperto a tutte le possibili variazioni.

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Dario Lombardi nasce a Roma, si diploma all’Istituto Superiore di Fotografia. Vive e lavora a Vienna come freelance. Ha affrontato diversi generi nella sua professione, dalla fotografia di scena, teatro e danza, passando per la moda ed arrivando al ritratto. Si confronta negli ultimi lavori con la tematica dell’essere umano ed il suo rapporto con il contesto in cui vive. Nel 2008 espone “Hinsichtlich”, reportage sulla donna che veste il velo come scelta religiosa e come confine tra la sfera privata e pubblica. Nel 2009 pubblica insieme con Gianluca Amadei una serie di interviste e ritratti sulla scena professionale ed artistica dei designers in Polonia, dal titolo “Discovering Women in Polish Design”. Attualmente si occupa della mostra-installazione “Timensions” per il Singapore Art Museum 2012, una ricerca sul rapporto tra l’uomo e lo spazio/tempo.

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