Patrigni e figliastri

Codice delle Cántigas de Santa Maria, raffigurazioni pittoriche di strumenti e suonatori (1221-1284).

Tutto iniziò nell’oscurità medievale, anzi, ben prima, nelle more della cultura greco-romana, quando Pitagora e i flautisti processionari presero atto, separatamente, che una canna emetteva un suono se le si soffiava aria nell’interno e che pure una corda suonava se pizzicata o percossa e che, inoltre, i suoni emessi dipendevano dalla lunghezza della canna o della corda.

Codice delle Cántigas de Santa Maria, raffigurazioni pittoriche di strumenti e suonatori (1221-1284).

Però, poi, l’ingegno e la necessità iniziarono a dettagliare i materiali, la loro disposizione e i modi di utilizzo fino ad arrivare, alle soglie dell’epoca “moderna” per la musica, tra medioevo e rinascimento, dove ognuno dei vari strumenti nati dall’evoluzione storica iniziava ad assumere diritto pieno di cittadinanza tra i compositori e gli ascoltatori.

Se ci limitiamo a “la corda” ecco che spuntano fuori un bel po’ di osservazioni, tra il serio ed il faceto, che si possono immancabilmente registrare ogni qualvolta si tenga un concerto con la presenza di uno strumento a tastiera e corde che non sia il pianoforte. “Che bello, come funziona?”, “Ma allora è l’antenato del pianoforte!”, e variamente altro.

“No, non è l’antenato del pianoforte”: non lo è il clavicembalo, non lo è il clavicordo, non lo è il lautenwerk e non lo è quel buffo e improbabile strumento di recente invenzione (o ricostruzione, secondo i costruttori), battezzato “viola organista” e fantasiosamente attribuito a progetti di Leonardo Da Vinci.

Avere una o due tastiere, corde e cassa armonica non è sufficiente a formulare l’appartenenza alla medesima linea di sviluppo, così come i Neanderthal, pur eretti, con gambe, braccia, etc., non appartengono alla stessa linea di sviluppo dell’Homo Sapiens.

Proprio come Neanderthal e Sapiens, che a partire dall’Homo Heidelbergensis o dall’Homo Erectus (tra 1.000.000 e 400.000 anni fa) hanno seguito strade evolutive separate, così i vari strumenti hanno seguito itinerari strutturali e costruttivi differenti, sia pure comunemente basati sulla “fisica della corda”. E come i Neanderthal e i Sapiens, alcuni strumenti si sono più o meno estinti, almeno nella creazione artistica,  ed altri sono sopravvissuti.

A partire dal comune antenato, il monocordo pitagorico, le strade degli strumenti a tastiera con corde si sono divise in base al modo di pizzicare, strofinare o percuotere le corde, alla loro allocazione ed al materiale con il quale avviene il contatto.

Nel clavicordo, diretto discendente tardomedievale del monocordo, col tasto si azionano lamelle di metallo (dette tangenti) che percuotono corde di egual lunghezza in differenti punti specifici: lasciandone risuonare la porzione a destra della percussione e bloccandone la porzione a sinistra, i tasti corrispondono alle varie note desiderate.

Nel clavicembalo e nelle sue varianti (spinetta, virginale, muselar, claviciterio, archicembalo, lautenwerk) le corde, in metallo o in budello, come nel lautenwerk, hanno diverse lunghezze e sono pizzicate tutte nello stesso punto da un plettro collegato al tasto, rendendoli strumenti a pizzico.

Venne poi il fortepiano, vero antenato del pianoforte moderno: a partire da una struttura della cassa e una distribuzione delle corde simile al clavicembalo, le corde vengono percosse da piccoli martelletti in legno rivestiti in pelle.

Il volume di suono variabile sulla base della forza impressa al tasto da parte dell’esecutore e la possibilità di adattare la qualità del suono al carattere della musica ne hanno segnato il successo e  caratterizzato lo sviluppo, senza soluzione di continuità, fino ai pianoforti odierni.

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Matematico e musicista, da sempre in equilibrio tra i due campi culturali, ha gestito con successo ed indipendenza attività di ricerca, applicazioni e strumenti di promozione culturale. Attualmente svolge attività di ricerca in campo matematico e statistico in qualità di docente presso la Sapienza a Roma, è direttore artistico della rassegna di musica antica Trebantiqua a Trevi nel Lazio e riconosciuto concertista alle tastiere antiche, avendo al suo attivo concerti in Italia, Europa e Nordamerica in ensemble e come solista, oltre a svolgere attività di editore e ricercatore di inediti del periodo barocco per varie edizioni musicali.

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