Νἐα Ῥώμη. La Nuova Roma

A differenza di Roma, dove il culto e l’arte cristiana si sono insediati sul preesistente tessuto cultuale olimpico e sincretico, elaborato nel millennio di repubblica/impero, a Costantinopoli/Bisanzio il cristianesimo ha costruito e sviluppato le sue forme artistiche e i suoi riti su di un terreno vergine e fertile, creando strutture e stilemi culturali del tutto originali e pressocché scevri dal retaggio della storia e del passato.

La cittadina di Bisanzio, scelta da Costantino il Grande quale nuova sede dell’impero nel 330, dopo aver definitivamente sconfitto, politicamente e sui campi di battaglia, le resistenze della nobiltà romana, era in quegl’anni un centro commerciale senza particolari connotazioni storiche e artistiche, ma si trovava al centro dell’area scelta a suo tempo da Saulo di Tarso per la sua opera di catechesi e dove la fondazione della nuova religione aveva raccolto il maggiore consenso. In più, da abile stratega quale egli era, Costantino comprese le enormi potenzialità di difesa che la città e l’area circostante offrivano in caso di attacco nemico, con il complesso di barriere e accessi obbligati costituiti dai Dardanelli, la penisola di Gallipoli, le varie isolette del Mar di Marmara, il Bosforo e il Corno d’Oro.

La Νἐα Ῥώμη nasceva architettonicamente e artisticamente vergine, con la vocazione cristiana e la capacità di attrarre ed elaborare la cultura della Roma originale nelle direzioni evolutive della tarda antichità. Un paio di templi antichi, nello schema urbanistico disegnato da Costantino, furono presto oscurati e abbandonati dalle numerose chiese cristiane sorte a soddisfare le crescenti esigenze del culto e dedicate a figure evangeliche e ad attributi divini. Il centralismo delle celebrazioni liturgiche e l’influenza neoplatonica furono alla base delle scelte architettoniche delle chiese e contribuirono alla supremazia della struttura circolare o a croce greca.

La grande Chiesa dei Santi Apostoli divenne per un paio di secoli il principale edificio di culto della città e mausoleo imperiale: questo edificio, distrutto durante il dominio ottomano, ispirò numerosi altri edifici di culto nell’impero ed esempi molto significativi si possono trovare nella Chiesa di Santo Stefano Rotondo e, in piccolo, nel Mausoleo di S. Costanza, entrambi a Roma.

Col crescere d’importanza di Costantinopoli rispetto a Roma, oramai poco difendibile dalle invasioni dei popoli del nord e dell’est, si svilupparono anche caratteristiche peculiari dei riti cittadini e si andarono creando tradizioni e schemi culturali indipendenti. La lingua latina perse l’importanza originale e i documenti ufficiali iniziarono ad essere stilati anche nel tardo greco in uso nell’area. Al termine del regno di Giustiniano, nel VI secolo, il greco aveva oramai preso il sopravvento, allontanando sempre di più il mondo latino da quello che oramai era divenuto l’Impero Bizantino.

Giustiniano, illuminato e potente imperatore, tentò una ricostruzione dell’antico impero di Roma, anche grazie al suo brillante generale Belisario. Per qualche anno riunì sotto il suo potere tutte le coste mediterranee fino alla penisola iberica e al Marocco ed estese il dominio a tutta la penisola italiana, Roma compresa. Era il culmine della ricostruzione della potenza imperiale dopo le disfatte del IV e V secolo e a celebrazione dei successi volle lasciare alla sua capitale un’impronta indelebile di grandezza architettonica: le due enormi cisterne, Basilica e Filosseno, gli ampliamenti dei palazzi della Magnaura e del Bukoleion e i passaggi monumentali verso le logge imperiali dell’ippodromo e delle due nuove basiliche, della Pace Divina e della Sapienza Divina.

La costruzione della chiesa della Sapienza Divina è stata l’impresa architettonica più spettacolare e ardita mai intrapresa fino ad allora e destinata a rimanere l’edificio pubblico più importante per vari secoli successivi. Una gigantesca cupola copre tutta la volta della chiesa e l’interno ha una luminosità insospettabile dall’esterno.

Chiesa della Sapienza Divina

Nei secoli successivi la fabbrica ha costantemente continuato ad aggiungere, restaurare e modificare la complessa decorazione musiva originale e la chiesa, stracolma di tesori e di preziose reliquie, è stata testimone dei principali eventi storici che hanno segnato e disegnato l’impero bizantino, dalle nomine controverse di patriarchi, imperatori, usurpatori e funzionari imperiali ai numerosi fatti di sangue tra le famiglie nobili e i condottieri dell’esercito.

Poi il 12 aprile del 1204 arrivò l’orrido Dandolo, vile, rancoroso e avido veneziano, e fu l’inizio della fine, con saccheggi, stupri e massacri. L’agonia dell’impoverita città durò fino al 29 maggio 1453, quando il gigantesco cannone di Mehemet e il traditore che tagliò la catena che proteggeva il Corno d’Oro ebbero la meglio sugli oltre mille anni dell’impero.

Ora gli orribili medaglioni nero e oro con le scritte in arabo, attaccati ai pennacchi della cupola, il minbar e i minareti fuori posto sfigurano l’armonico equilibrio giustinianeo e il significato della dedicazione alla Sapienza Divina. Rimangono da ammirare i pochi mosaici liberati dalla gialla malta iconoclasta ottomana e l’ampio respiro architettonico dello spazio interno.

chiesa della Divina Sapienza, interni

Poi andate a cercare la sublime chiesa di San Salvatore in Chora (giustinianea, ma ristrutturata dai Comneni) con il più omogeneo ciclo di mosaici salvati dalla malta ottomana, ma nascosti sotto il nome della moschea che rende la ricerca della chiesa quasi un’impresa (la troverete in mezzo ad un campo di erbacce incolte) e finite la ricerca della Costantinopoli bizantina con la chiesa della Theotokos Pammakaristos, testimonianza comneno-paleologa, miracolosamente risparmiata dagli ottomani, ma, come al solito, trasformata in moschea (e da cercare sotto il nome della moschea: come chiesa è introvabile).

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Matematico e musicista, da sempre in equilibrio tra i due campi culturali, ha gestito con successo ed indipendenza attività di ricerca, applicazioni e strumenti di promozione culturale. Attualmente svolge attività di ricerca in campo matematico e statistico in qualità di docente presso la Sapienza a Roma, è direttore artistico della rassegna di musica antica Trebantiqua a Trevi nel Lazio e riconosciuto concertista alle tastiere antiche, avendo al suo attivo concerti in Italia, Europa e Nordamerica in ensemble e come solista, oltre a svolgere attività di editore e ricercatore di inediti del periodo barocco per varie edizioni musicali.

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