L’architetto non esiste. BBPR, Costantino Dardi, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, Luigi Moretti

Architetture a regola d'arte - Mostra al MAXXI a cura di Luca Galofaro - Photo by Francesco Cascino

Architetture a regola d’arte è una mostra al MAXXI Roma – dal 7 dicembre 2022 al 15 ottobre 2023a cura di Luca Galofaro (con Pippo Ciorra, Laura Felci, Elena Tinacci) che ho trovato una necessaria e geniale ricongiunzione tra due attitudini dell’Uomo che sono state tenute separate a lungo dalla semplificazione imperante: arte e architettura.

Attitudini che in realtà sono connaturate ai meccanismi con cui la mente ragiona e attiva sinapsi e immaginazione, un po’ come il Pi greco, il numero Phi, il ritmo e la sezione aurea che creano e definiscono le radici universali della vita, generando altitudini e artitudini in chi le conosce, le riconosce e le protegge.

Naturalmente, l’abuso di sfera cognitiva, figlia solo di paura e difficoltà relazionale, ci ha portati all’epoca dei format, quei recinti la cui fertilità è vicina a quella di un giardino zoologico, gli stessi che poi impediscono il libero arbitrio e la ricerca pura.

Sappiamo bene, ormai, che abbiamo dei limiti ma non abbiamo confini, e se vogliamo continuare a scoprire, evolvere e creare dobbiamo deformattare il mondo come ce l’hanno raccontato a scuola, penalizzando QI e Felicità Interna Lorda.

In ambito culturale le categorie non esistono, mentre esistono i media espressivi, i linguaggi, le disposizioni e le predisposizioni, ma la radice immaginifica di ogni attività culturale è la stessa (cultura inteso come participio presente di coltivare, cioè l’unico modo di intenderla) e attinge a una serie di bisogni primari: esprimersi, rappresentarsi, raccontarsi, disegnare e disegnarsi, vivere, convivere, accogliere e abitare.

Tutto questo accade per immagini, suoni, forme, profumi e gesti, collegando il proprio sé a quello degli altri e al mondo, quello visibile e quello invisibile, altrettanto importante quanto quello che vediamo, se non di più. Vogliamo chiamarlo sentire? Facciamolo, ma il meccanismo neurobiologico è quello della ghiandola pineale, il cosiddetto terzo occhio. Con gli occhi guardiamo, con il terzo occhi vediamo. Quindi sentiamo.

Per questi motivi ormai accreditati anche dalle neuroscienze (per tutti coloro che non sono più capaci di accedere al proprio istinto visionario e hanno sempre bisogno di prove scientifiche), l’artista non è solo colui che disegna, dipinge o scolpisce ma anche chi, senza firma autoriale, origine di molti dei mali attuali, ha costruito i Sassi di Matera dandogli forma di alveare, utero e cielo stellato che poi, non a caso, hanno chiamato Mater(a), traduzione perfetta della sua forma materna, opera d’arte visibile e vivibile costruita da centinaia di trogloditi, ancora funzionale, bellissima e soprattutto sostenibile, intatta, attrattiva e accogliente.

Siamo noi i trogloditi che la nuova Matera l’abbiamo costruita senza forma, senza cuore, senza nessuna anima seduttiva. Avevamo seimila anni di infinita ricchezza da cui prendere esempio, abbiamo consegnato le città italiane ai geometri con le tessere di partito. Poi dice il merito. Quindi una forma senza firma può essere arte, è successo per millenni e non solo per i Sassi.

Le città d’arte si chiamano così perché artisti e architetti ante litteram hanno immaginato forme abitabili di accoglienza, convivenza e incontro e ne hanno messo al mondo la forma architettonica, che però veniva da una visione artistica, quella che da tanti anni chiamiamo Art Thinking: pensare a regola d’arte, riportare in emersione la geometria aurea, quell’armonia che attrae chiunque perché risuona nei nostri organi interni e riflette sia il ritmo, sia l’estetica di cui siamo fatti.

L’estetica, non la cosmetica, che invece è effimera, non contiene intelligenza emotiva e, non a caso, nasce e muore. Mentre l’armonia intelligente resta per sempre e non subisce mode.

Tornando alla mostra del MAXXI, una delle più intelligenti, interessanti e stupefacenti che io abbia mai visto, si può dire che i lavori dei quattro studi di architettura in mostra (BBPR, Dardi, Monaco-Luccichenti e Moretti) sono d’accordo su quanto sopra, tanto che Luigi Moretti, in un suo statement degli anni ’50, che si può leggere nel magnifico display curatoriale di Luca Garofalo, scrive:

“Non esiste l’uomo architetto, esiste l’uomo artista”.

È la stessa identica teorizzazione calla base di Matera Alberga, un progetto di arte pubblica partecipata e permanente nato nel 2014 e realizzato nel 2019 per Matera Capitale europea della Cultura, che ha visto la realizzazione di sei opere in altrettanti hotel caratterizzati dalla struttura fisica del Vicinato, il cortile in cui la vita è andata avanti in vera e propria comunione per seimila anni.

Cinque di questi hotel sono nei Sassi, uno è in periferia e insieme creano una mappa emotiva e culturale che ricuce la città reale con la vera storia dei Sassi, distrutta dalle narrazioni da cartolina; descrizioni retoriche e tutte sbagliate, storicamente ed esteticamente, che fanno riferimento al riscatto dalla povertà, alla civiltà contadina e altri miti che attingono alla morbosità invece che all’enorme preziosità autentica dell’opera di semplici cittadini informati sui fatti della vita. Tanto che poi i migliori architetti del Neorealismo degli anni ’50, da Aymonino a De Carlo, hanno realizzato quartieri popolari meravigliosi che però non entrano nella narrazione per turisti faidate.

Nessuno conosce Spine Bianche, Serra Venerdì, La Martella e Lanera che invece Matera Alberga (in cui sono stato e sono direttamente coinvolto) ha riportato all’attenzione del mondo in quanto opere d’arte abitabili.

Se non rimettiamo mano all’arte quando decidiamo di progettare, rigenerare, trasformare e dare forma urbis seduttiva e armonica ai quartieri, alle case, alle piazze, alle strade, come hanno fatto i nostri avi per millenni e come fanno gli architetti a vocazione antropologica che, appunto, partono dalla scintilla immaginifica dell’arte, come Luca ha dimostrato, ci ritroveremo ancora casermoni inospitali e avvilenti o, peggio, boschi verticali, quando invece la natura prescrive che i boschi siano orizzontali. Io i boschi glie li farei scalare, poi vediamo se ancora gli piacciono.

Roma, la nostra città, altra vittima di narrazioni fasulle per turisti smartphone muniti, non fa eccezione a questo scempio.

L’occasione persa, l’ennesima, è di affidare in questi mesi la rigenerazione di Roma a chi l’Art Thinking non sa nemmeno cosa sia, e non conosce la città, la sua storia recente fatta di artisti che l’arte pubblica l’hanno intesa come edilizia culturale, rigenerante e dal potere trasformativo delle relazioni.

Perché l’arte questo fa, non arreda né abbellisce ma scava nella coscienza, ritrova le geometrie auree e le trasferisce all’intelligenza.

Roma è un luogo dell’anima ideato e realizzato da artisti e architetti che hanno collaborato e non hanno mai distinto tra le due discipline, sapendo, come sanno molti di loro a Roma, che senza i dispositivi attrattivi dell’arte le forme urbane restano senza linfa, senza eros, senza storia e senza futuro.

L’arte qui non è intesa come orpello decorativo ma come trasmissione identitaria evolutiva e accogliente, funzionale ed estetica, seduttiva e significante.

Questo è l’Art Thinking: estetica e funzione mai disgiunti, come si può facilmente osservare nelle nostre città d’arte. Tutte. O nella storia di Olivetti e delle imprese che in questi anni stanno ripercorrendo con noi quelle strade. Chi può dire chi sia l’artista e chi sia l’architetto tra Giotto e Brunelleschi, se si osservano cupola e campanile a Firenze?

Pensate anche all’EUR, uno dei luoghi metafisici più amati, stimolanti e nascosti al mondo per motivi ideologici e di mancanza di conoscenza. Roma è la città dello spazio e, non a caso, gli artisti migliori lavorano sempre sulla relazione tra corpo, desideri e spazio, che non è amorfo e meramente funzionale agli scopi materiali ma produce sogni e risolve bisogni primari come l’aggregazione, l’incontro, la convivenza, il commercio (sì, il commercio), la produzione dell’artefice, la visione che oltrepassa i confini ma rispetta i limiti imposti dalla natura.

Scrive il curatore della mostra al MAXXI:

La domanda che ci siamo posti è: quale rapporto esiste tra arte e architettura, prima nell’immaginario dell’architetto e dopo negli spazi progettati? Quali sono quindi le affinità elettive tra BBPR, Costantino Dardi, Monaco e Luccichenti, Luigi Moretti? Le narrazioni trasformano l’archivio del museo in un Atlante all’interno del quale il visitatore sarà produttore di significati. Da sempre gli architetti hanno cercato di stabilire delle regole attraverso le quali il racconto strutturato nello spazio è capace di svelare una particolare storia del mondo; in questa mostra ci interessa il mondo dove arte e architettura si incontrano. ”

Provo a dire sommessamente, a me stesso per primo, che è ora di studiare e poi osservare, pensare e realizzare, quindi di tornare alle competenze al potere e al potere delle competenze.

Quel potere inteso come verbo che non nasconde impotenza.

Info mostra Architetture a regola d’arte – Dagli archivi BBPR, Dardi, Monaco Luccichenti, Moretti

  • a cura di Luca Galofaro con Pippo Ciorra, Laura Felci, Elena Tinacci
  • 07 dicembre 2022 > 15 ottobre 2023
  • collezione MAXXI – galleria 2 – MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
  • via Guido Reni, 4 A – via Guido Reni, 8 (negli orari di apertura del bookshop e della caffetteria),  Roma
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Nato Matera, laureato in Scienze politiche nel 1989, dal 1990 al 2000 è Direttore delle Risorse Umane in tre diverse multinazionali (Montedison, SNIA e Ace Int.l). Oggi è un Contemporary Art Consultant e Cultural Projects Curator e si occupa di arte da parete e arte da processi: arte da collezione a beneficio di privati, appassionati e collezionisti, arte come pratica e approccio progettuale art thinking oriented per imprese di ogni genere, istituzioni e rigenerazione culturale, urbana e territoriale.

Come Art Consultant in_forma e supporta le scelte di collezionisti, acquirenti e appassionati di arte contemporanea nella selezione di opere d’arte di ricerca e di alta qualità, nell’analisi del miglior rapporto qualità prezzo e nella progettazione di intere collezioni, in Italia e nel mondo.

Come Cascino Progetti si occupa di strategie, ideazione e realizzazione di contenuti, interventi temporanei, installazioni permanenti, inserimento di arte e artisti a monte dei processi di ogni tipo di azienda e attività, di rigenerazione culturale e urbana di città, borghi, territori e paesaggio (insieme al mio Advisory Board e ai miei Partner che si occupano di heritage management digitale, architettura, design, economia della cultura e diritto societario).

È stato ideatore, promotore e co-autore del Manifesto Art Thinking siglato al MAXXI a Giugno 2019 insieme a scienziati, artisti, imprenditori, architetti, ingegneri e professionisti di ogni genere. Tra le altre cose ha ideato e curato la prima e la seconda edizione del Premio Terna per l’arte contemporanea con Gianluca Marziani (2008-2009). È stato membro della Commissione dei quattro esperti della Regione Puglia per il Piano strategico per la cultura (2016-2017: riallocazione di 480 MLN di Euro), ideatore e curatore del progetto Matera Alberga per Matera Capitale Europea della Cultura 2019, curatore di diversi progetti culturali per ENEL, Deutsche Bank, Helsinn, SAS Business Intelligence, UBI Banca, Bosch Security System, Fiera Milano, Macro Roma, MAXXI, Comune di Roma, Comune di Matera e altri.

Ha insegnato Organizzazione del Mercato dell’Arte e Progettazione culturale per i Master del Sole24Ore e della RUFA (Roma University of Art), e visiting professor di alcune università italiane e americane. Infine si occupa anche di education & edutainment; progetta e realizza workshop e webinBar sull’arte e la sua relazione con la psiche, sui benefici per l’intelligenza degli individui e la crescita e lo sviluppo di sistemi, territori e imprese. Scrive per Art a Part of Cult(ure), magazine on line inserito nel Codex dell’ADI (Associazione Design Industriale) per le valenze culturali del format, dove cura una sua rubrica su arte, evoluzioni ibride e mostre nel mondo, chiamata I racconti del Cascino.

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