[kalporz] I ruggenti anni Venti

immagine per scena jazzDa pochi giorni siamo entrati negli anni ’20, che sulla carta non si prospettano granché migliori di quelli dello scorso secolo, visto che il decennio è iniziato da circa una settimana e si parla solo di future guerre, epidemie, catastrofi climatiche senza precedenti e crisi economiche.

Ma se gli anni Venti del ‘900 sono stati sinonimo del Proibizionismo e del crollo di Wall Street negli Stati Uniti, della Marcia su Roma e di un giovane scrittore che debutta nel mondo dell’editoria con il “Mein Kampf”, in quel lasso di tempo ha avuto luogo l’età più florida della scena jazz e swing, tanto che Francis Scott Fitzgerald battezzò il periodo come “Jazz Age” in quella celebre serie di racconti precedenti alla pubblicazione de “Il Grande Gatsby”.

Ancora oggi, nell’epoca di Spotify, viviamo gli effetti culturali di quel periodo rivoluzionario e sovversivo, anzi mai come ora si sta tornando a parlare di musica jazz come qualcosa di cool e giovanile e non più come una noia mortale da fighetti. Di nuovo stanno tornando ad essere più importanti i fiati che le corde. Sarà forse dovuto alla forte somiglianza tra due decenni politicamente e moralmente di merda di cui si accennava sopra?

In ogni caso, la fine dello scorso decennio è stata una rampa di lancio per i musicisti che hanno definito e definiranno il suono della contemporaneità e dei nuovi ’20, artisti per l’appunto di matrice jazz come Kamasi Washington, Thundercat o Flying Lotus. Ora come allora la formula vincente è il crossover tra generi e, così come George Gerschwin nel 1924 sperimentò l’unione di jazz e musica classica in “Rhapsody In Blue”, ci siamo trovati in tutte le classifiche musicali di fine anno un disco jazz d’influenza elettronica, “Trust In The Lifeforce of the Deep Mistery” dei The Comet is Coming.

Che il saxofonista Shabaka Hutchings sia il corrispettivo digitale di Cole Porter e di coloro che 100 anni prima hanno composto innumerevoli standard che ascoltiamo ancora adesso? Tra giovani come Kamaal Williams, KOKOROKO, Alfa Mist, Ezra Collective, Snarky Puppy, Nubya Garcia o Gogo Penguin si nascondono artisti capaci di riprodurre le mitiche gesta di Louis Armstrong e Duke Ellington?

Ai posteri l’ardua sentenza, ci sentiamo tra dieci anni (anche per vedere come finirà quella storiella dei prossimi conflitti mondiali). Ma se Fitzgerald diceva dell’età del jazz che “The parties were bigger, the pace was faster, the buildings were higher and the morals were looser”, allora prepariamoci adeguatamente ad un decennio altrettanto pieno di difficoltà e grandi feste con le playlist adeguate.

di Stefano D. Ottavio


Kalporz è nato ormai un bel po’ di anni fa, nel 2000, per essere un contenitore di recensioni ed articoli musicali, scritti con cura cercando di essere competenti e curiosi. Il progetto editoriale è in regime di Creative Commons (CC BY-NC-ND 3.0 IT), ovvero tutti possono redistribuire i nostri contenuti, citando “Kalporz” come fonte. Ci muove dunque uno spirito libero di condivisione tra persone entusiaste della musica, e continueremo a gestire Kalporz unicamente per passione.
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