Guida dell’artista figurativo

Quando Manet dipinse la Natura morta con asparago, nel 1880, la vendette per 800 franchi francesi. Nel 1968. l’opera fu venduta per 1.360.000 marchi tedeschi: a guadagnarci, quella volta, non fu certo l’artista (ma oggi c’è il Diritto di seguito a supporto. n.d.R.).
Il caso, tipico, fa luce su quella che è, ancora oggi, la situazione finanziaria degli artisti e di chi esercita una professione nel campo culturale.

Per alcuni artisti, che si sono creati una fortuna grazie al loro talento e/o una pubblicità efficace, quanti creatori – magari inneggiati solo alla loro morte, magari per suicidio; la storia in ciò è prodiga d’esempi – vegetano in una mediocrità materiale che spesso è inferiore al puro livello di sussistenza!

In definitiva, è proprio nell’ambiente degli artisti e dei lavoratori culturali in genere che oggi in Italia e in Europa si ritrova il maggior numero di veri protagonisti. Ed è davvero strano che proprio in Italia, la quale può vantare la più alta e praticamente ininterrotta qualità d’arte «ab Urbe condita», la legislazione in materia sia tanto carente, ingiusta e discriminante anche rispetto a qualsiasi altra categoria di lavoratori.

Guida dell’artista figurativo

Di ciò si rende subito conto chi, scorrendo le utilissime pagine de Guida dell’artista figurativo, edito dall’Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee (presentata nella sede dell’AICCE nel maggio scorso e di cui diamo un resoconto sempre in questo numero), ha l’opportunità oltreché d’informarsi esaurientemente sulla situazione socio-legislativa degli artisti del proprio Paese e degli altri Paesi comunitari, di compararne le rispettive situazioni ed, eventualmente, decidere di trasferirsi in un altro Paese più favorevole alla condizione artistica. Considerando che di norma tutti gli Stati membri estendono agli altri artisti cittadini di altri Paesi della Comunità i vantaggi previsti a favore dei propri cittadini.

Comunque noi speriamo che tutte le notizie della Guida siano utili anche a decidere le misure migliorative da prendere sia sul piano nazionale che comunitario.

Tra le numerosissime idee messe in atto in favore dell’arte tra i Paesi comunitari, ad esempio, si possono ricordare:

  • Un articolo di legge francese che fissa l’importante principio della proprietà immateriale dell’autore sull’opera e materiale dell’oggetto.
  • La decorazione artistica della metropolitana in
  • Il fatto che il Governo federale tedesco raccomanda di far partecipare gli artisti visivi alla progettazione degli edifici e, già da molto tempo, il Bundesverband bilder Künstler esige la partecipazione degli artisti anche alle attività di urbanistica.
  • Le sovvenzioni alla sperimentazione, concesse dal Ministero degli affari culturali olandese, che riguardano gli artisti che utilizzano materiali nuovi o che innovano l’utilizzo di materiali tradizionali, insieme a coloro che, invece, introducono nuovi modi di rapporto tra il pubblico e l’arte visiva.
  • E infine per il Regno Unito: l’Artists Placement Group, un’associazione fondata da alcuni artisti nel 1965 che pone gli artisti in contatto con amministrazioni pubbliche o con aziende private per la realizzazione di un lavoro artistico – di animazione o di creazione – la cui responsabilità viene divisa in parti uguali tra l’artista e chi lo ospita; si tratta di un rapporto contrattuale: in primo luogo l’artista deve inserirsi nel funzionamento dell’istituzione e partecipare alla vita collettiva, viene retribuito con uno stipendio equivalente a quello degli altri dipendenti dell’istituzione e trattato come professionista.

Per quanto concerne l’Europa, invece, è bene ricordare il Trattato istitutivo della Comunità economica europea che non distingue i lavoratori in due categorie, ossia quelli che producono beni agricoli o industriali e quelli che creano o interpretano opere d’arte. Esso stabilisce come obiettivo fondamentale della Comunità nei riguardi di tutti i lavoratori, qualunque sia l’attività che essi esercitano, un «miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro che consenta la loro parificazione nel progresso».

Ed infatti, la Commissione delle Comunità europea si preoccupa già da tempo delle condizioni di quanti lavorano nel settore culturale e il Parlamento Europeo ha sempre incoraggiato i suoi propositi di un’azione in loro favore.

Ma, se l’Europa pone sempre maggior attenzione alla cultura non accade il contrario. Benché tutta un’immensa mole di possibilità lavorative attenderebbe tutti i lavoratori culturali europei.

Infatti, le differenze linguistiche e culturali esistenti in Europa dividono, ancora oggi, più delle frontiere nazionali. Ed anche se il termine Europa in tutte le possibili variazioni linguistiche, sia entrato in altissima frequenza negli scritti o nei discorsi di moltissimi intellettuali, essi spesso sono ben lontani da una conoscenza reale degli ancora enormi problemi d’integrazione europea nei loro rispettivi campi e soprattutto, di ciò che creativamente è oggi necessario in Europa. Si pensi, ad esempio, alla questione sempre più inderogabile della lingua unica europea.

Tale carenza informativa, invero, credo sia da imputare alla stampa specializzata del settore artistico; organismi quali, ad esempio, l’AICCE, il Centro Italiano di Formazione Europea, la Casa d’Europa, la Fondazione Europea Dragan, ma soprattutto gli Enti locali – Regioni, Province, Comuni – proprio perché a misura d’uomo, possono costituire gli elementi più naturali di raccordo tra tutte le problematiche d’Unità europea e i rispettivi destinatari localmente distribuiti.

La Guida in questione, costituisce un ottimo esempio di studio, nel settore culturale, che tiene conto invece, di tutto l’arco di posizioni europee: Europa – Paesi comunitari – Regioni  – Province – Comuni e artisti.

  • La Guida europea dell’artista figurativo
  • Di Giorgio Kadmo Pagano. Comuni d’Europa n.6 del giugno 1983
  • Guida dell’artista figurativo, Commissione delle Comunità europee, numero di catalogo: CB-NV-80-004-IT-C, Edizioni dell’Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, 1981. Lit. 5.200, pp. 220.
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La prima mostra di Giorgio Kadmo Pagano, ventitreenne, è agli Incontri Internazionali d’Arte nel 1977, ha una preparazione culturale costruita in anni di frequentazioni con il meglio dell’arte italiana, da De Dominicis a Pisani a Kounellis ad Ontani, e politica con il “Gandhi europeo”, Marco Pannella, col quale ho condiviso migliaia di ore di riunioni, nonché prassi di lotta nonviolenta, e che lo ha portato nel 2014 a fare 50 giorni di sciopero della fame in auto davanti al MIUR contro il genocidio culturale italiano. Autore nel 1985 del saggio “Arte e critica dalla crisi del concettualismo alla fondazione della cultura europea”, dove già indicava la necessità di un’avanguardia europea che si facesse “esercito”, oggi col suo nuovo pamphlet ci guida sul “Come divenire la super potenza culturale che siamo”.

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