Per la fondazione di una cultura europea. (1983). di EURitmia

Riproponiamo qui materiale e un approfondimento datato 1983 perchè rileviamo una evidente attualità con molte delle questioni sul Sistema dell’Arte e un rilancio del primato culturale italiano trattato ampiamente in questo nostro magazine e, in particolare, si lega idealmente a questo.

 

 

 

Presso la sede dell’AICCE [oggi AICCRE], che ha promosso l’iniziativa, è stato presentato venerdì 27 maggio 1983 il volume Guida dell’artista figurativo, edito dalla Commissione della Comunità europea. La manifestazione – che ha visto rappresentate tutte le principali istanze del settore, la Comunità europea, la Regione, l’Università e il sindacato – nonché la stampa specializzata – ha trovato nell’AICCE il punto di riferimento, ed è servita a gettare le basi per affrontare globalmente dai vari punti di vista, e per la prima volta, il problema di una cultura europea.

I lavori sono stati introdotti dall’assessore alla cultura e rapporti con la Comunità europea della Regione Lazio, Teodoro Cutolo – che ha anche presieduto l’incontro – il quale si è soffermato soprattutto sull’attività di promozione della cultura nella sua regione, auspicandone l’inquadramento nelle più grandi linee dell’attività della Commissione in questo campo. A sua volta il vice-direttore dell’Ufficio per l’Italia della Commissione della CEE, Gerardo Mombelli, dopo aver illustrato brevemente il contenuto del volume che contiene un elenco delle misure prese nei vari campi (dell’associazionismo, giuridico, economico. ecc.) nei vari paesi della CE, ed aver ricordato come l’attenzione della Comunità al problema, dal 1977 ad oggi, si sia mossa principalmente verso il tentativo di armonizzare delle legislazioni nazionali, ha concluso sottolineando l’importanza del ruolo della cultura per facilitare il processo di integrazione comunitaria.

Anche il vicedirettore della rivista “Segno”, Paolo Balmas, si è soffermato sulla necessità ed utilità della conoscenza delle strutture culturali degli altri paesi europei, in particolare per evitare l’attrazione che gli Stati Uniti d’America esercitano in questo campo. Il segretario della Federazione nazionale lavoratori arti visive, Giuseppe Voltolini, constatata dall’analisi del volume la estrema polverizzazione degli istituti esistenti, ha auspicato una loro migliore sintesi a livello europeo. Infine il prof. Filiberto Menna si è soffermato sul tema dell’artista come soggetto economico e sul rapporto, nei vari periodi storici, con il destinatario del suo lavoro, con particolare riguardo alla delicata posizione del committente pubblico. Successivamente l’architetto Giorgio Pagano, che ha curato la manifestazione, ha collegato strettamente la fondazione di una cultura europea [nel 1985 GKP pubblicherà Arte e critica dalla crisi del Concettualismo alla fondazione della cultura europea, edita successivamente per la collana diretta da Bruno Corà Ad immagini e parole], attualmente frammentaria e volta soprattutto oltre Oceano, all’avanzare del processo d’integrazione europea.

Già da qualche tempo una o più organizzazioni europeiste, stanno svolgendo un ruolo culturale d’ispirazione europea. La cosa è sembrata all’inizio rimarchevole e senz’altro positiva, ma col passare del tempo, attraverso le testimonianze dei loro programmi e proposte, si è iniziata a notare, nell’attività di tali organizzazioni e dei loro dirigenti una certa confusione ed incultura.

Cosicché, la manifestazione relativa alla presentazione al pubblico, specializzato e non, del testo Guida dell’artista figurativo, edito dalla Commissione delle Comunità europee, prefato dallo stesso presidente Gaston E. Thorn, promossa a Roma dall’AICCE, viene a costituire una prova di serio e articolato operare che, in nome dell’Europa non propone, come altri, il riciclaggio di retrivo accademismo, bensì, la piena consapevolezza d’un ruolo contemporaneo d’alto livello e primario del fare cultura europea.

«L’AICCE per la fondazione di una cultura europea». Questa l’intestazione generale sotto la quale veniva inquadrata la presentazione-dibattito sulla «Guida» nel cartoncino d’invito.

Finora, le ben poche forze culturali europeiste, non hanno fatto altro che disquisire sul problema delle radici d’Europa e magari, a seconda della propria parte politica, privilegiare generalmente la cultura greca, se si era orientati a «sinistra»; la cultura cristiana, se si era di «centro»; il paganesimo romano e il cristianesimo più bigotto se si era orientati a «destra» (salvo a discutere sul problema dello Jus).

Ma chi vuol porre scientificamente le basi di tale problema non può evidentemente peccare di partigianeria e fermare, a proprio interesse, il viaggio a ritroso nel tempo d’Europa, solo a quota 1000, zero, o 1500 a.C. Se arrivassimo ad esempio alla preistoria? Troveremmo, ad esempio, che gli europei dell’Età del bronzo non solo non avevano ricalcato pallidamente le culture dei «maestri», egeo-asiatici, ma avevano dato vita a innovazioni che costituirono un finale progresso rispetto a quelle; che la metallurgia del rame e dell’oro hanno in Europa origine autonoma; che la cultura megalitica irlandese, bretone e maltese sono anteriori rispetto alle architetture in pietra della Terza dinastia egizia o del proto-letterario tardo in Mesopotamia. Fatti simili, oramai da accettare, liquidano alcuni caposaldi del diffusionismo orientalista. Un’altra reversione del senso di diffusione di un importante fenomeno è costituita dagli studi sulle statue-stele e le incisioni rupestri d’Europa. Tali studi suggeriscono che un vasto movimento d’idee, più che di genti, in cui E. Arsati ravvisa l’origine degli indoeuropei, abbia preso forma nel tardo quarto millennio nell’Europa centro-orientale, e da qui, si sia poi esteso nel continente e in Asia. Insomma anche la storia, grazie soprattutto ai progressi dell’archeologia, è in continua revisione ed assestamento. Quindi credo più logico ed importante non continuare a vedere la storia d’Europa nei termini dei propri trascorsi scolastici e/o di ravvisarne le origini e le radici a seconda dell’intima ideologia. L’Europa come tale, non si è mai costituita prima, nel corso della storia, ed è evidente che nemmeno una cultura europea in quanto espressione di quella, si è mai potuta formare.

Da ciò possiamo senz’altro trarre delle conclusioni:

  • in Italia, anche gli strati più alti e qualificati della cultura, rispondono più che positivamente ai richiami dell’Europa;
  • finora, se tali importanti forze non sono scese in campo europeo, è perché non sono state adeguatamente sollecitate dagli europeisti stessi.

Non ci rimane quindi che creare al più presto nuove e più circostanziate occasioni d’incontro, tra le forze culturali nazionali e l’Europa.

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La prima mostra di Giorgio Kadmo Pagano, ventitreenne, è agli Incontri Internazionali d’Arte nel 1977, ha una preparazione culturale costruita in anni di frequentazioni con il meglio dell’arte italiana, da De Dominicis a Pisani a Kounellis ad Ontani, e politica con il “Gandhi europeo”, Marco Pannella, col quale ho condiviso migliaia di ore di riunioni, nonché prassi di lotta nonviolenta, e che lo ha portato nel 2014 a fare 50 giorni di sciopero della fame in auto davanti al MIUR contro il genocidio culturale italiano. Autore nel 1985 del saggio “Arte e critica dalla crisi del concettualismo alla fondazione della cultura europea”, dove già indicava la necessità di un’avanguardia europea che si facesse “esercito”, oggi col suo nuovo pamphlet ci guida sul “Come divenire la super potenza culturale che siamo”.

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