Sala Santa Rita al femminile: Innesto#6. Ri-Orientamento di Michela De Mattei, con intervista all’artista

Sottili lamelle di ferro e fragili mattonelle di marmo. Semplici materiali disposti secondo un ordine apparentemente errato. Inserti che affermano la propria presenza, al contempo visibile e invisibile, evocando avvenimenti dimenticati di un passato non troppo lontano.
Sono le sculture site-specific ideate da Michela De Mattei (Roma, 1984 – vive e lavora a Roma) per Innesto #6, Ri-orientamento, quarta mostra della seconda edizione della rassegna dedicata all’arte contemporanea Autunno Contemporaneo  ed ospitata presso gli spazi della Sala Santa Rita di Roma.
La scultrice, ex assistente dell’artista Giuseppe Gallo e già pluri-premiata (nel 2013 ha vinto il premio al Festival della Creatività presso lo Spazio Giovani FACTORY, Macro Testaccio, Roma e il Premio Speciale al Talent Prize), ha ideato il progetto, a cura di Daniela Cotimbo, studiando le recenti vicende che hanno visto protagonista la suggestiva location.

La travagliata storia dell’ex Chiesa di Santa Rita da Cascia inizia nel 1653, anno della sua fondazione nei pressi dell’Ara Coeli sopra i resti della medievale Chiesa di San Biagio de Mercato o “de Mercatello”. La struttura a pianta ottagonale fu realizzata su disegno dell’architetto Carlo Fontana, il quale concepì una facciata ricca di particolari accorgimenti prospettici, tipici del periodo barocco, per una percezione diagonale anziché frontale. In questo periodo, sotto il pontificato di Papa Alessandro Chigi (1655-1667), l’edificio divenne sede della confraternita della S. Spina della Corona di Nostro Signore Gesù Cristo, cui poi s’aggiunse il nome di S. Rita da Cascia. Tuttavia, nel 1928 – durante i lavori di edificazione del Vittoriano – la costruzione ecclesiastica subì una traslazione poiché fu letteralmente smontata per essere ricostruita nell’attuale sito solo nel 1937-40 ovvero accanto all’augusteo Teatro di Marcello. Uno spostamento che ha comportato dei cambiamenti rispetto alla configurazione originaria: trasformazioni che hanno coinvolto sia l’organismo sia il suo orientamento spaziale.

È proprio sul ripristino della memoria che si basa l’intervento di Michela, il cui obbiettivo è ristabilire l’assetto iniziale del luogo effettuando un indagine sul rapporto tra uomo e spazio architettonico. Analizzando gli elementi portanti ed il profilo interno della Sala l’artista ri-disegna l’ambiente attraverso due azioni – la sovrapposizione di una serie di piastrelle di marmo sul pavimento originale e l’inserimento di una scultura in ferro ubicata a ridosso dell’altare, metafora concettuale delle lesene presenti nella Chiesa – seguendo una sua poetica, lontana dalle logiche funzionali di Fontana e Mussolini, come da lei affermato nell’intervista effettuata dalla curatrice:

«Ho voluto anch’io rapportarmi con l’architettura seguendo una logica mia, non più funzionale, ma poetica. Muovere e sperimentare questo spazio all’interno dello spazio stesso, mostrare la possibilità di un altro modo di essere di questa architettura. Raddoppiare, rilanciare».

Le opere, prodotte con materiali poveri, divengono segni grafici, tracce significanti che invitano lo spettatore a fare esperienza del luogo stabilendo contemporaneamente una connessione con la sua collocazione primitiva. Grazie all’operazione messa a punto dalla romana i lavori scultorei e lo stabile religioso divengono un tutt’uno fin tanto che quest’ultimo perde la sua natura architettonica per acquisirne una nuova ovvero come luogo d’ingombro fisico e percettivo. Essendo parte della totalità dell’immobile ma manifestandosi come corpo autonomo, la scultura diventa oggetto di un intervento di innesto in altri contesti spaziali, come asserisce Michela:

“..nel momento in cui uno spazio può essere preso e spostato allora diventa una scultura. […]. Ho voluto ridisegnare fisicamente lo spazio, fare come un bozzetto architettonico e poterlo maneggiare, farlo diventare un volume trasparente, e creare una tensione, un movimento della chiesa stessa.”

Completa l’esposizione un video le cui immagini mostrano l’opera inserita in differenti contesti urbani – dalla scalinata che porta al Campidoglio a Piazza Vittorio, dal Parco della Caffarella alla Chiesa di San Sebastiano sull’Appia.. – con lo scopo di attestare che i profili architettonici della chiesa, rielaborati dall’artista e svincolati dal sito, possono essere strumenti per comprendere il paesaggio in cui la scultura è inglobata e, al tempo stesso, per tracciarne i confini:

“..portare questi elementi all’esterno della chiesa costituiva una specie di verifica: io la chiamo innesto […]. Le lesene sono diventate uno strumento di misura per rileggere altri spazi e a loro volta, essendo volumi vuoti, l’esterno le ha riempite determinando la sua forma. Direi che questa è la parte più importante del mio lavoro, per me la scultura ha questa capacità di innescare nuovi processi”.

Il sottile gioco di pieni e vuoti di questi lavori è una delle peculiarità che caratterizza la pratica artistica della De Mattei alludendo, implicitamente e forse inconsapevolmente, ai molteplici rimandi a storici conosciuti e sconosciuti del posto in questione.
Apparentemente freddi e scostanti, come possono risultare a primo impatto, la forza di questi innesti si rinnova e si rigenera grazie al coinvolgimento del pubblico. Le installazioni scultoree ed il video sono infatti concepiti da Michela come indispensabile guida per coloro che desiderano sperimentare e conoscere le silenziose vicende custodite in questi interni:

“Ho voluto mettere una persona che entra qui, di fronte all’evidenza di uno slittamento, di una tensione, dovuta al tempo. Ci si trova fisicamente in uno spazio che non coincide più con se stesso. Che desidera svolgersi, estendersi in altri modi. […] Attraverso l’immaginazione e il pensiero non corrispondiamo con il nostro presente, siamo sempre già da un’altra parte. Ecco, secondo me succede anche alle forme nel momento in cui le guardiamo. Si stabiliscono nuove immagini del mondo, e si stabilizzano nuove forme.”

Il cursore diretto sulle immagini visualizzerà le didascalie; cliccare sulle stesse per ingrandire.

Info mostra

La mostra è nell’ambito della rassegna Autunno Contemporaneo, promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale – Dipartimento Cultura – Servizio Programmazione e Gestione Spazi Culturali in collaborazione con Zètema Progetto Cultura

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Buglioni Maila è storico dell’arte e curatore di mostre. Fin da piccola ha manifestato un innato interesse verso ogni forma d’arte: dalle arti visive alla danza, dal teatro all’architettura. Dopo il diploma presso l’Istituto d’Arte Sacra Roma II, ha proseguito gli studi all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, dove ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’arte contemporanea. Ha collaborato con l’associazione turistica Genti&Paesi in qualità di guida turistica nella città di Roma. Collabora attivamente con altre riviste specializzate del settore artistico. Nel 2013 ha collaborato alla realizzazione di Memorie Urbane - Street Art Festival a Gaeta e Terracina.

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