Arrivederci di Daniela Perego. La sensibilità femminile rende omaggio alla transitorietà umana

Inizio 2, 2014, margherite su sabbia Dimensione ambientale

L’ondata di gelo che ha caratterizzato l’inizio del nuovo anno sembra lasciare il posto ad un’aria più mite, addolcendo il clima romano di febbraio ed anticipando l’avvio della nuova stagione. Una boccata di primavera che si riflette, al contempo, nella Project Room#1 del MACRO – Museo di Arte Contemporanea di Roma grazie alla mostra Arrivederci di Daniela Perego, a cura di Micol Di Veroli.

Il poetico allestimento realizzato dall’artista cela, in realtà, infelici vicende personali che riaffiorano grazie ad un’installazione-monumento, così definita dalla stessa curatrice, che invade l’intera sala del museo capitolino.

Daniela Perego (Firenze, 1961) vive e lavora tra Roma e Viterbo. A partire dagli anni ’90 espone in mostre collettive e personali presso gallerie e spazi istituzionali, sia in Italia che all’estero. Ha partecipato a importanti festival e biennali d’arte. Più recentemente le sue opere sono state esposte al Castello di Rivara (Torino 2015), alla Galerie Sponte (Parigi 2014), al Museo de Arte Contemporàneo (Buenos Aires 2014), al National Centre for Contemporary Arts (Mosca 2016), al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci (Prato 2011), alla Macy Gallery (New York  2009), al 60° Festival di Locarno (2007) e al Castello Colonna di Genazzano (2007).

La sua produzione artistica investiga fin da sempre – tramite la fotografia, il video e l’installazione – il concetto di memoria e le relazioni interpersonali attraverso il linguaggio del corpo. Tuttavia, in quest’ultimo progetto la forma corporea ed i media digitali lasciano il posto all’essenza e ai classici mezzi espressivi.

In questa stanza ogni dettaglio parla dell’autrice, dei suoi tormenti e disagi generati dalla perdita dei genitori. Una mancanza colmata con le margherite che Daniela coglie ogni qualvolta si reca in visita presso il camposanto, come lei stessa ci dice:

«Quel che rimane non è altro quel che mi resta dei miei genitori, delle piccole margherite che puntualmente colgo nel campo di fronte a dove adesso riposano, come una sorta di rito o tentativo di tessere un filo invisibile che continui a tenerci uniti».

Ecco che il vuoto dell’ambiente espositivo è riempito dalla sostanza e dalla fisicità dei docili fiori rappresentati in varie forme per dar luogo ad un opera-omaggio agli amati defunti.

Quattro differenti interventi, disposti specularmente a due a due, rivelano l’estro produttivo della toscana. Dal tappeto di margherite lasciate appassire sulla sabbia all’installazione di centinaia di corolle abilmente cucite all’uncinetto, dall’assemblaggio a parete di cartoncini rossi e neri su cui sono adagiati i piccoli fiori che disegnano un universo trans-terreno agli allegorici dipinti scuri intitolati Quel che rimane. Proprio in quest’ultimo lavoro, primo in ordine cronologico, è racchiuso il dramma originario, dove la privazione dei propri cari, personificati con pannelli neri, si contrappone ai mazzolini abbandonati, immagine emotiva dell’ego della creativa. Una tragedia a lungo meditata e successivamente esorcizzata attraverso l’arte come affermato da Daniela:

«La difficoltà di accettare le perdite si è tramutata nel desiderio di farle vivere comunque in modo altro, trasformare il triste ricordo in un’esplosione gioiosa di rosso e poi abbandonare anche il fiore nella sua corporeità per ricreare una vita nuova, leggera, ariosa, speranzosa forse ricreare la mia vita non più riflessa».

Giocando sui concetti di assenza/presenza, vuoto/pieno, oscurità/luce e sulla questione della caducità la Perego approda ad una consapevole rinascita dove la margherita è innalzata a metafora di una nuova vita.

Sentimenti ed eventi intimi resi universali in modo semplice e suggestivo col fine di provocare emozioni profonde e generare riflessioni concrete nel fruitore, il quale finirà per immedesimarsi nell’artefice. 

Info mostra

  • Daniela Perego, Arrivederci
  • A cura di Micol Di Veroli
  • fino al 26 marzo 2017
  • MACRO – Museo di Arte Contemporanea di Roma
  • via Nizza, 138 – 00198 – Roma
  • ingresso a pagamento: www.museomacro.org
  • orario: martedì – domenica 10:30-19:30; lunedì chiuso (la biglietteria chiude un ora prima)
  • nfo: tel. +39 06.0608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)
  • http:// www.museomacro.org | macro@comune.roma.it
  • La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con il Castello di Rivara – Centro d’Arte Contemporanea.
  • Servizi museali: Zètema Progetto Cultura
  • Sponsor: Sistema Musei in Comune
  • In Collaborazione con MasterCard Priceless Rome
  • Media Partner Il Messaggero
  • Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura Patrizia Morici t. +39 06.82077371 | m. +39 348 54 86 548 | p.morici@zetema.it – Federica Nastasia t. +39 06 82 07 74 29 | f.nastasia@zetema.it  stampa.macro@comune.roma.it
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Buglioni Maila è storico dell’arte e curatore di mostre. Fin da piccola ha manifestato un innato interesse verso ogni forma d’arte: dalle arti visive alla danza, dal teatro all’architettura. Dopo il diploma presso l’Istituto d’Arte Sacra Roma II, ha proseguito gli studi all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, dove ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’arte contemporanea. Ha collaborato con l’associazione turistica Genti&Paesi in qualità di guida turistica nella città di Roma. Collabora attivamente con altre riviste specializzate del settore artistico. Nel 2013 ha collaborato alla realizzazione di Memorie Urbane - Street Art Festival a Gaeta e Terracina.

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