Festival Internazionale del film di Roma 2013. Another me di Isabel Coixet: Il mistero che ci portiamo dentro

L’esplosione del doppio. Il risveglio dello spirito malvagio che avvera i desideri repressi ed esorcizza le paure. Espressione immediata di ogni impulso.

In questo caso si tratta del fantasma di una gemella morta alla nascita che vuole rubare la vita a quella sopravvissuta.

Fay è un adolescente che vive un periodo difficile a causa della malattia terminale del padre. A questo si aggiunge l’adulterio della madre e i primi turbamenti d’amore nei confronti di un compagno di scuola. La ragazza inizia ad essere perseguitata da una sosia. Allucinazioni? Lo scherzo di una coetanea invidiosa?

Il fenomeno dilagherà presto il suo potere. Si tratta dell’ombra di Layla, gemella omozigote di Fay, morta a causa di complicazioni durante il parto. Per la precisione sacrificata per poter salvare la vita della madre e almeno di una delle due bimbe.

Il dolore, la minaccia della perdita del padre ha risvegliato un lutto antico e sconosciuto. Il reclamo di una vita mai vissuta. L’eco assillante di una penosa assenza. Questa sorella mai esistita e improvvisamente ritrovata diventerà la sua carnefice. Emerge da un’incorporea sospensione passiva. Dal suo altrove, giorno dopo giorno, guida i passi di Fay attirandola in trappola.

Seppur occulta, l’insidiosa ombra, riuscirà infine a dominare la personalità conscia e quell’unica volta che l’una guarderà negli occhi l’altra la sostituzione sarà compiuta.

Un thriller psicologico liberamente tratto dal libro di Catherine McPhail che colpì l’attenzione di Isabel Coixet molti anni fa fino a prendere la decisione di realizzarne un film.

Sono presenti tutti gli elementi cari alla regista catalana sensibile indagatrice dell’intima sfera femminile perno della sua produzione artistica: La vita segreta delle parole, La mia vita senza me, Lezioni d’amore. Tutti film sottili, ben scritti e di grande impatto emotivo.

La malattia, i turbamenti e le conseguenze di un passato nascosto, le incomprensioni dei rapporti d’amore, la separazione.

In Another Me si affronta l’idea della convivenza con i nostri fantasmi.

Quelli delle persone che abbiamo amato o che abbiamo offeso. L’esistenza di un mondo parallelo in cui rimangono con noi. Il ritorno del rimosso, il desiderio della sua materializzazione.

Tematica affascinante ma questo tuffo nel surreale di Isabel Coixet è pieno di luoghi comuni ed ingenuità imperdonabili. Nonostante un apparato formale ben confezionato e l’efficacia interpretativa degli attori la debole e foracchiata sceneggiatura deflagra rovinosamente tamponata da escamotage estetici.

Anche l’analisi del mondo adolescenziale rimane un abbozzo troppo epidermico. Sparita nel nulla l’indagine psicologica tanto curata dei precedenti lungometraggi.

Il lato ghost story è altrettanto limitato e privo delle adeguate conoscenze per costruire visivamente un credibile e complesso gioco di suspense.

Another me esce sconfitto dal confronto con altre celebri opere filmiche che hanno trattato lo stesso tema incentrandolo su protagoniste femminili.

Molto lontano da Black Swan di Darren Aronofsky, anch’esso sull’autodistruttività psichica ma efficacemente penetrante, avvincente e fertilissimo di simbologie e intuizioni surreali perturbanti. Per non parlare di Hitchcock, De Palma, Altman e Polanski abili maestri nel raccontare turbamenti della psiche sul filo del paranormale e scambi d’identità in Sisters, in Raising Cain, in Passion, Images, Three Women, Le locataire o l’originale horror psicologico H2Odio di Alex Infascelli sempre incentrato sugli effetti malefici di una gemella mai nata.

Isabel Coixet svela troppo presto qual è il mistero, la tensione non cresce, molte le indecisioni e va in fumo anche la scena culmine del vis-à-vis tra le due gemelle in cui avviene lo scambio che libera Layla dal suo limbo etereo ed esilia Fay oltre lo specchio.

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“L’arte è l’anima del mondo, evita che il mio inconscio s’ingravidi di deformi bestie nere.” Laureata in Scenografia e in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma ha lavorato in ambito teatrale collaborando con esponenti della scena sperimentale romana come Giuliano Vasilicò e l’Accademia degli Artefatti e, come fotografa di scena, per teatri off. Negli ultimi anni, accanto alla critica d’arte affianca la critica cinematografica. Ha scritto per Sentieri Selvaggi, CineCritica e attualmente per Schermaglie oltre che per art a part of cult(ure). Nel 2012 ha curato la rassegna cinematografica “FINIMONDI: Cataclismi emotivi,cosmici ed estetici nel cinema” presso la libreria Altroquando di Roma.

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