Capriccio. Mary Slöör nella lettura di Claudia Peill e Kaisu Koivisto nelle collezioni del Museo Gallen-Kallela di Helsinki

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Capriccio: Composizione artistica estrosa; in ambito musicale composizione strumentale di carattere estemporanea priva di schemi formali prestabiliti e spesso caratterizzato da virtuosismi.

La mostra Capriccio, realizzata per il 150° anniversario della nascita di Mary Slöör è un viaggio alla scoperta delle collezioni del Museo Gallen – Kallela di Helsinki da parte di due artiste contemporanee: Claudia Peill e Kaisu Koivisto.

Musicista e abile pianista, Mary Slöör, moglie del pittore e intellettuale Akeseli Gallen Kallela è la figura attorno alla quale si muove tutta la ricerca di Peill e Koivisto, che hanno lavorato attingendo direttamente dalle informazioni e dagli oggetti presenti all’interno del Museo. 

Artisti, collezionisti, appassionati di arte, di viaggi e cultura, nel corso della loro vita, i coniugi Gallen Kallela hanno creato una collezione di opere e oggetti da tutto il mondo, patrimonio oggi del museo e della città di Helsinki.

Alla luce di ciò si comprende come il significato della parola “capriccio” ben si adatti sia alla natura e alle passioni di Mary Slöör, sia alla modalità con cui Peill e Koivisto hanno svolto la loro ricerca, avvicinandosi ai contenuti, alla collezione e all’architettura del museo con uno stile giocoso e informale.

Non è la prima volta che Claudia Peill e Kaisu Koivisto collaborano in una mostra. La loro conoscenza personale e professionale risale al 1997, quando esposero insieme alla mostra alla Loggia del Temanza a Venezia, successivamente al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma e alla Galleria Uusikuva di Kotka in Finlandia; importante occasione di cooperazione tra le artiste è stata la mostra del 2014 Intersezioni/Intersections, in cui Peill e Koivisto sono state chiamate a confrontarsi con lo spazio e la collezione del Museo Andersen di Roma.

In quell’ambito, Maria Giuseppina Di Monte rilevava come “i lavori di Claudia Peill e Kaisu Koivisto sono molto diversi: di una diversità che non ostacola, anzi rende più produttiva la dialettica interna al percorso che hanno scelto.”

Anche nella mostra di Helsinki, il diverso linguaggio crea il binomio dialettico che anima la ricerca e l’espressione delle due autrici.

Kaisu Koivisto, laureata in storia dell’arte ed estetica all’Università di Helsinki, da sempre fonda il suo lavoro sulla manipolazione dei materiali di riciclo, combinando insieme installazioni, fotografia e video. Artista dall’animo fortemente ecologista, è da sempre interessata alle tracce e ai segni lasciati dall’uomo nella natura e più in generale nell’ambiente in cui vive.

In particolare, la sua attenzione va al trascorrere del tempo e ai segni che questo lascia sui materiali, che l’artista utilizza nelle proprie opere, quasi a voler dare loro nuova vita, come se quei segni e quelle tracce fossero il modo in cui il passato si rende evidente nel momento attuale.

Per la mostra nel Museo Gallen Kallela, Koivisto ha prelevato degli oggetti appartenuti a Mary Slöör e li ha riassemblati, confondendoli e accostandoli a rivisitazioni degli stessi prodotte dall’artista.

Kaisu afferma di essere stata affascinata dall’importanza che alcuni oggetti ormai abbandonati, come modellini di guanti, cornici, fino a uccellini imbalsamati, hanno avuto nella vita dei proprietari. Per Koivisto fare arte vuol dire costruire, smantellare e ricostruire di nuovo, in un senso sia simbolico che concreto, perciò proprio a partire da quegli oggetti abbandonati ha iniziato a costruire le sue opere, combinandoli con altri materiali come legno, plastica, sapone e metallo.

Claudia Peill focalizza la sua attenzione sui momenti di vita più intimi di Mary Slöör. Di fronte alla qualità di oggetti a lei appartenuti, Peill ne ha scelti alcuni come chiavi, fermacapelli, piccole bottiglie e appunti delle sue lezioni di musica, trasfigurandoli attraverso la fotografia e accostandoli a superfici pittoriche astratte e quasi monocrome.

L’artista lavora, infatti, sul dialogo tra pittura astratta e fotografia, a partire dalla volontà di carpire frammenti di vita, di tempo e di spazio che occupiamo, per andare poi a svelarli attraverso il gesto pittorico trasportandoli in un luogo utopico dell’immaginazione.

Come afferma lei stessa in un’intervista del 2016 a Franco Fanelli, “lo scatto fotografico consente di operare un furto, rubi qualcosa e la trasformi”. Avviene poi l’incontro con la pittura astratta “la parte muta, aniconica delle mie opere è in realtà quella che raccoglie il senso dell’opera […] Queste parti mute e silenziose vorrebbero essere il concentrato dell’opera; la parte che invece rimane più iconica si riferisce a una figurazione non figurazione.”

Il dialogo tra i due momenti avviene sempre attraverso una cesura che li distingue. “ Tra le due parti c’è sempre un taglio, una cesura, per far capire che si sono due tempi diversi, sempre legati tra loro. Una parte ha bisogno dell’altra.”

Nelle opere presentate per questa mostra è ancora evidente quello che Mario De Candia sottolineava nel 2016 in riferimento al suo intero lavoro, la volontà cioè di Peill di raccontare storie che puntano a restituire, o meglio ricostruire, frammenti di memoria e di situazioni vissute, attorno ad un nodo culturale per cui la memoria è possibile solo nella relazione tra opposti.

 

In questo lavoro svolto dalle due artiste, di selezione, prelevamento e ricostruzione, materiale o di immagine, Kaisu Koivisto e Claudia Peill hanno perseguito l’intento del museo di combattere contro l’oblio, per ricordare e portare avanti la memoria.

Info mostra

  • Capriccio – Kaisu Koivisto & Claudia Peill
  • a cura di Anne Pelin
  • 15.09.2018 –13.01.2019
  • Museo Gallen-Kallela
  • HelsinkiGallen-Kallelantie 27, 02600 Espoo
  • www.gallen-kallela.fi
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Laureata in storia dell'arte contemporanea, accosta allo studio e alla scrittura la propria di ricerca artistica. Da una prima sperimentazione di matrice informale si avvicina all'arte figurativa, utilizzando principalmente pittura a olio e disegno a matita. Convinta che non ci siano definizioni e limiti alla ricerca artistica, se non l'onestà della ricerca stessa, prosegue a scrivere di arte con una visione critica, per vivere la propria dimensione artistica in maniera completa.

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