Francesca Romana Pinzari la Casa Spina e quella Vuota

Casa Spina , 2020 combustione su tavola, spine e cornice

Come dopo l’insorgere di un evento improvviso e (chissà) catastrofico, la natura, nelle sue forme vegetali e minerali, si riappropria degli spazi che l’uomo nel tempo gli ha tolto, così Casa Spina si presenta ai propri visitatori.
Negli ambienti romani di Casa Vuota, lo spazio domestico in cui Sabino De Nichilo e Francesco Paolo Del Re ormai da qualche tempo portano avanti un progetto di arte contemporanea su mostre site specific, l’artista Francesca Romana Pinzari (1976, Perth, Australia; vive a Roma) ha trovato un luogo di espressione congeniale alle sue ultime ricerche artistiche.

Posate in argento dai manici spinosi, rovi che abbracciano quadri inceneriti, concrezioni minerali che avvolgono, coprendo o scoprendo, foto appese al muro, sedie capovolte, eleganti scarpe o lampadari antichi, sono quegli oggetti di vita quotidiana che l’intervento artistico ha reso opera d’arte.

Da una prima fase di pittura figurativa, la Pinzari ha rivolto la propria attenzione verso materiali di genere diverso, che le hanno concesso di trovare modalità espressive di più ampio respiro. Dalla possibilità di esercitare un controllo serrato sull’opera d’arte, che la pittura le garantiva, l’artista ha iniziato a rivolgersi ad elementi che le consentissero una graduale perdita di controllo.

Il mondo naturale è al centro del suo interesse. Cavalli, ad esempio, traduce l’amore dell’artista per questi animali in un lavoro pittorico, presentato a Roma nel 2012 per la mostra Catarifrangenze a cura di Achille Bonito Oliva e ripensato nel 2014 per la mostra a Siena a cura di Gaia Pasi nella Galleria Zak Project Space in tour. Susanna Sablone a tal riguardo scriveva:

“metaforicamente i cavalli diventano la rappresentazione di una società moderna, omologata, che però si riscopre creata da individui unici, ognuno con il proprio bagaglio di affetti, paure, memoria, simboli, cultura e religione. Il cavallo è una passione un amore personale dell’artista…un archetipo simbolico che diventa emblema di memoria, arricchendosi di un significato nuovo. Lo spettatore viene coinvolto in un passaggio di sagome figurative che si trasformano impercettibilmente come la storia e certe emozioni. Così l’opera diventa l’emblema di quel misterioso momento in cui la sfera personale si salda alle primordiali forze dell’inconscio collettivo”.

Il valore simbolico è fondamentale nel lavoro dell’artista.

Dal 2009, circa, la Pinzari inizia ad usare capelli umani e crini di cavallo per realizzare una serie di opere, bidimensionali e tridimensionali: da qui nascono i primi piccoli quadri in cui i capelli dell’artista “disegnano” particolari di volti o corpi di donne. Seguono a questi, tra il 2011 e il 2014 circa, lavori più grandi, alcuni a grandezza naturale, come Reliquiae o Chimera, che volteggiano nell’aria fino ad ospitare il corpo dell’artista. E’ un atto “sciamanico”, come è stato già definito, questo lungo processo che porta Francesca Romana Pinzari ad intrecciare con sapiente pazienza crini o capelli, legando in maniera indissolubile la realizzazione artistica ad un fare che affonda le proprie radici in una manualità ancestrale.

Dopo aver raccolto ciocche di capelli da donne diverse, i suoi ritratti in forma di mandala sono quelle opere del 2015 che compongono “Una ciocca di capelli in cambio del tuo cuore”, presentate insieme ad altre opere nella mostra SuperNatural, organizzata a settembre 2017 presso Gilda Contemporary Art a Milano.

Portatori alla radice del codice genetico di chi li possiede, i capelli sono il ritratto più intimo e autentico di una persona, che l’artista ha voluto comporre in forma di mandala, rappresentazione dell’universo secondo la tradizione orientale.

Ma è il processo che porta alla creazione a sostanziare gran parte del lavoro di questa artista, un processo in cui la perdita del controllo prende pian piano piede per trovare quegli spazi di espressione che si concretizzano nell’opera finita.

I cristalli che si aggrappano a rovi, a rami o legni, cercati e raccolti nelle campagne in cui vive, sono l’espressione di una vita che si crea, di un organismo inerte che prende forma su elementi naturali che non hanno più vita.

Natura Naturans del 2016 sono quei rovi, ritorti con la forza e la costanza di un intrecciare duro e laborioso per creare figure che rimandano nuovamente alle forme organiche degli esseri viventi, a cui si uniscono, attraverso un processo chimico, i cristalli di cromo di potassio solfato, di solfato di rame o di solfato potassio.

La dimensione performativa è dunque per quest’artista parte sostanziale della sua espressione e della sua ricerca. Non solo quindi espressa durante le performance realizzate, ma in tutto il suo lavoro che a partire dalla dimensione fisica del corpo e del contatto, punta a parlare dell’identità culturale, religiosa e di genere.

Info mostra

  • Francesca Romana Pinzari | Casa Spina
  • Casa Vuota , via Maia 12, int. 4A, Roma
  • La mostra, temporaneamente chiusa per decreto causa emergenza Covid-19, riaprirà secondo direttive dal 18 maggio su appuntamento
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Laureata in storia dell'arte contemporanea, accosta allo studio e alla scrittura la propria di ricerca artistica. Da una prima sperimentazione di matrice informale si avvicina all'arte figurativa, utilizzando principalmente pittura a olio e disegno a matita. Convinta che non ci siano definizioni e limiti alla ricerca artistica, se non l'onestà della ricerca stessa, prosegue a scrivere di arte con una visione critica, per vivere la propria dimensione artistica in maniera completa.

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