La mostra che non ho visto #61. Paola Romoli Venturi

Paola Romoli Venturi in un autoritratto-frame dal suo video SI=NO
Paola Romoli Venturi
in un autoritratto-frame dal suo video SI=NO

Non ho visto tante mostre, forse troppe.

Amo vedere quello che incontro ‘casualmente’ sul mio percorso, amo entrare ‘casualmente’ nei luoghi preposti alla visione di arte ed in modo ‘casuale’ amo guardare, per creare collegamenti visivi. Non amo vedere mostre commerciali impacchettate con un marketing spinto, atto ad indurre all’acquisto di gadget orridi. Soprattutto non amo fare la fila.

Ho visto tante mostre, forse troppe.

Si gira, tra musei e gallerie, tra una vernice ed un opening tra un finissage ed una preview e si vede, ci si vede, si guarda, ci si guarda, si entra, si esce e si resta fuori a parlare. Andare ad una mostra non equivale a vederla.

Cosa avrò perso? Cosa non avrò visto? Quale sarà la mostra che non ho visto ma che sarebbe stata basilare nel mio vivere?

Alle volte si acquista un biglietto ma non si entra, alle volte si entra con la persona sbagliata. Le mostre vanno viste da soli. Odio le visite guidate. Odio gli auricolari. Odio ascoltare nozioni mentre osservo. Vedere una mostra equivale a viaggiare.

La mostra che non ho visto, per obiettivi impedimenti temporali.

Mi sarebbe piaciuto essere presente alla mostra degli impressionisti il 15 aprile 1874, presso lo studio del fotografo Nadar, alla prima uscita della ‘fontana’ di Marcel Duchamp e all’apertura della volta della cappella Sistina decorata da Piermatteo d’Amelia; per cogliere lo stupore nel vedere un cielo pieno di stelle sul soffitto, un orinatoio firmato e datato e dei ‘colori impressionanti’.

La mostra (installazione) che non ho visto, per impedimenti assicurativi.

22 gennaio 2010, Enzo Cucchi – Macro, Roma.  Firmai la liberatoria, presi il numeretto (n. 80), ma poi decisi di non entrare per affermare la libertà del fruitore che non deve essere responsabile di nulla nel momento in cui guarda, osserva, fruisce. Mi sembrò di aver esaurito la visione attraverso l’atto performativo di firmare e liberare – Comune, museo e autore – dalla responsabilità di un mio eventuale incidente.

La mostra che non ho visto – e non è l’unica.

L’Impressionnisme et la Mode, 25/9/2012 – 20/1/2013, Musée d’Orsay. Peccato!

La mostra che non vedrò.

La retrospettiva del mio lavoro.

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Nato mezzo secolo fa a Roma e morto nel futuro, non attraversa di buongrado la strada senza motivo. Impiegato prima in un forno in cui faceva arte bianca poi del terziario avanzato, da mancino dedica alle arti maggiori la sola mano sinistra. Allestisce, installa, fa deperire, dimostra, si confonde, è uno scadente imbonitore, intelligentissimo ma con l’anima piuttosto ingenua. Ha fondato in acqua gli artisti§innocenti, gruppo di artisti e gente comune, che improvvisa inutilmente operette morali. Tra suoi progetti: la Partita Bianca (incontro di calcio uguale), una partita notturna tra due squadre vestite di bianco, a cura di ViaIndustriae, Stadio di Foligno 2010 e, in versione indoor, Reload, Roma 2011 e Carnibali (per farla finita con i tagliatori di carne), Galleria Gallerati, Roma 2012.
Ha contribuito alla performance collettiva TAXXI (Movimento di corpi e mezzi al riparo dalle piogge acide contemporanee) prodotto dal Dipartimento Educazione del Maxxi nel 2012. Sua la cura del Premio città etica (per l’anno duemilae...) e del Premio Retina per le arti visive.

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