La mostra che non ho visto #73. Salvatore Manzi

Salvatore Manzi in un autoscatto
Salvatore Manzi in un autoscatto

Il terrore agisce in maniera forte sul corpo attraverso la mente e dovrebbe essere impiegato nella cura della pazzia.
Benjamin Rush, 1812

Luigi ha 86 anni ma è convinto di averne 30, qualche volta 50. I suoi occhi sono teneri, ma ancora gonfi del terrore che pervadeva Rush. Negli anni Venti i bambini epilettici venivano rinchiusi in manicomio. Luigi soffriva di quel male ‘biblico’ e, dopo un apprendistato con il suo papà nella bottega di falegnameria nella provincia di Caserta, come “giusto” che fosse, fu ordinata la sua reclusione. Questa è la storia del mio maestro, il più grande artista che io abbia mai conosciuto e di una mostra che è rinchiusa nel suo armadio, in un gerontocomio di Scampia. Un’esposizione blindata, segreta, fuori dalle sterili composizioni allestitive, come in fondo blindata è da sempre tutta la sua vita.

Decine di cartelline, colme di disegni, sopravvissuti a controlli sanitari, aspettano il prossimo azzeramento, l’ennesima azione di pulizia, che l’igiene mentale, a rigor di logica, commette.

Da sempre tutto è fuori da lui, ma io sono un privilegiato e da più di dieci anni godo della visione della sua frammentata produzione.

Ci vorrebbe una mostra, mi dico, preso da questa disgustosa immaginazione e conoscenza che ho del sistema dell’arte e dei suoi illustri attori.

A Luigi non interessa. Sarebbe terribile vedere tutti i suoi disegni in faccia al muro, gli ricorderebbero quei corpi nudi messi in fila, sotto il getto d’acqua fredda delle pompe azionate dai guardapazzi, che accecati dall’odio urlavano nei vecchi ospedali psichiatrici Leonardo Bianchi e Frullone.

Stanno bene lì dove sono, ammassati e protetti da vari giri di spago, come mummie, in attesa di resurrezione.

Ha sempre recuperato ricette o circolari dai rifiuti, pezzi di carbone per disegnare i suoi ricordi di falegname: i suoi straordinari mobili a coda di rondine e con piedi ondeggianti a forma di lira. Personaggi ricalcati da riviste, straordinariamente accomunati da una buffa fissità oculare.

Sono i suoi oggetti importanti, matite consumate come mozziconi, che, assieme a gomitoli di cotone, sfilato dalle sue stesse lenzuola, scongiurano ogni ipotesi di sudario.

Maestro è chi attraverso una pratica, inventa un modo di essere uomo.

L’arte, definizione a lui sconosciuta, ha concesso alla sua vita di segnare un suo tempo, di resistere a questa estenuante “cura della pazzia”, di legare le sue cose esorcizzando le sue perpetue legature.

Luigi ha però reso l’arte un unguento prezioso, un balsamo da far penetrare sulla vita a motivo della morte, del suo avanzare. Maria di Betania, cosparse i piedi di Gesù con una libbra di olio prezioso mentre questi era in vita.
Ella ha fatto ciò ch’era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura (Marco 14, 8).

Se in tutti questi lunghi anni non fossero andati persi i suoi disegni, avrebbero riempito ogni angolo del suo vecchio manicomio, spalancato le grate di contenzione, sarebbero sfilati giù verso le scale, fino ad arrivare all’ingresso, avrebbero scalato la grossa parete invalicabile, sarebbero saliti in cima a quella muraglia e si sarebbero gettati nel vuoto per ammorbidire l’asfalto, per non rendere mortale il salto degli oppressi. Non avrebbero tinto di sangue il suolo, avrebbero liberato quel popolo di terrorizzati, avrebbero colorato quella città di fuori che aveva scelto di non guardare mai più le proprie paure.

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Nato mezzo secolo fa a Roma e morto nel futuro, non attraversa di buongrado la strada senza motivo. Impiegato prima in un forno in cui faceva arte bianca poi del terziario avanzato, da mancino dedica alle arti maggiori la sola mano sinistra. Allestisce, installa, fa deperire, dimostra, si confonde, è uno scadente imbonitore, intelligentissimo ma con l’anima piuttosto ingenua. Ha fondato in acqua gli artisti§innocenti, gruppo di artisti e gente comune, che improvvisa inutilmente operette morali. Tra suoi progetti: la Partita Bianca (incontro di calcio uguale), una partita notturna tra due squadre vestite di bianco, a cura di ViaIndustriae, Stadio di Foligno 2010 e, in versione indoor, Reload, Roma 2011 e Carnibali (per farla finita con i tagliatori di carne), Galleria Gallerati, Roma 2012.
Ha contribuito alla performance collettiva TAXXI (Movimento di corpi e mezzi al riparo dalle piogge acide contemporanee) prodotto dal Dipartimento Educazione del Maxxi nel 2012. Sua la cura del Premio città etica (per l’anno duemilae...) e del Premio Retina per le arti visive.

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